Premio Balzan. Nussbaum: «Britten, musica che dice pace»
La filosofa Martha C. Nussbaum
«Sono rincuorata dal vedere che adesso le interazioni sociali sono ricominciate, nei posti di lavoro, nelle università e nei teatri. Le persone amano stare in società, perciò la loro voglia di fare amicizia, di interagire, di arte si è riaffermata in modo molto benefico». La filosofa americana Martha Nussbaum ha dedicato molti dei suoi studi alle emozioni. Che, imperante la pandemia, sono state di paura dettata dalla necessità di salvaguardare la salute, certo. «Ma questo ha diminuito le nostre capacità relazionali e le interazioni ». Ora, alla vigilia della cerimonia di domani a Roma, in cui riceverà il Premio Balzan per la filosofia morale, racconta le sue emozioni nel periodo della pandemia, trascorsa a studiare musica, da cantante amatoriale, e ad ascoltarla: il Don Carlos di Verdi, per il quale stava scrivendo il programma di sala per una produzione dell’Opera di Chicago, e poi le arie della principessa Turandot e di Liù nell’opera di Giacomo Puccini, quella di Madame Mao nel Nixon in Cina di John Adams e quella di Tytania nel Sogno di una notte di mezza estate di Benjamin Britten. «Cantare mi dà la possibilità di esplorare la vita interiore di persone molto diverse da me, come sono tutte queste donne», dice. Dopo il recente Justice for animals, per il quale ha riletto Moby Dick («era un libro focalizzato sulle balene così ho capito molto sulle motivazioni malate che hanno portato le persone a torturare questi gloriosi animali»), la studiosa sta scrivendo proprio un saggio sul Requiem di guerra di Britten. « La sua musica ci dà senz’altro delle idee su come superare la guerra e raggiungere un amore per l’umanità inclusivo ». Partendo da questo vissuto emozionale, la 75enne docente di Laws ad Ethics all’Università di Chicago allarga allora lo sguardo alla guerra, all’economia mondiale (è stata nel gruppo che con Amartya Sen ha proposto un nuovo modello per calcolare dello sviluppo delle nazioni non solo basto sul Pil). allo stato di salute della democrazia.
In questo momento di guerra e di crisi internazionale come arrivare alla pace?
Bisogna compiere grandi sforzi per difendere le democrazie vulnerabili, specialmente Ucraina e Taiwan. Ma allo stesso tempo promuovere uno spirito di cooperazione lungimirante e non ispirato a una giustizia retributiva. Dobbiamo opporci all’aggressione russa, non odiare i russi.
Da un lato abbiamo le autocrazie, dall’altro le democrazie, che sono appannate. Pensiamo nel suo Paese all’assalto a Capitol Hill. Come uscire dall’impasse?
Sono felice di poter dire che lì opinione pubblica americana ha già mostrato qual è la via. Queste elezioni sono speciali, per il fatto che da molti anni il partito che è al potere ha perso terreno alle elezioni di midterm. Mentre stavolta i Democratici hanno mantenuto il Senato. Ma la cosa più importante è che sono stati sconfitti tutti i candidati che avevano negato la regolarità delle elezioni e avevano preso posizioni estreme sui diritti riproduttivi delle donne. È una vittoria che rincuora, per la democrazia e per le donne
Siamo in una crisi economica. È il momento di ripensare un modello forse troppo finanziarizzato? E anche come calcolare la ricchezza delle nazioni?
Da molti anni un gruppo di economisti e filosofi con i quali ho lavorato, insieme al Nobel per l’economia Amartya Sen, raccomanda un nuovo metodo di misurazione della qualità e degli standard della vita basati non tanto sulla crescita economica quanto piuttosto sulle “capacità” umane, intese come reali opportunità di scelta. Tale approccio ha generato i Rapporti sullo Sviluppo umano del programma Onu per lo sviluppo, ed è utilizzato usato dalla Banca mondiale e da molte nazioni per valutare il loro successo. Come disse l’economista pakistano Mahbub Ul Haq nel primo di quei rapporti , «la vera ricchezza nelle nazioni sono le persone. E lo scopo dello sviluppo è che le persone possano vivere a lungo vite creative e fruttuose. Questa semplice verità è troppo spesso trascurata nel perseguimento di una ricchezza materiale e finanziaria».
Impoverimento di tanti Paesi in Sud America, Africa, Asia, catastrofi climatiche, guerre causano l’intensificarsi dei fenomeni migratori. Quale impegno ritiene prioritario?
In realtà, se guardiamo al mondo intero, negli ultimi 50 anni c’è stata una netta diminuzione della povertà. Ci sono, comunque, popoli e nazioni che sono rimasti indietro. Una delle priorità è mettere sotto controlli i cambiamenti climatici. Un’altra è dare un aiuto intelligente ai governi in crisi, in modo che possano creare buone condizioni di vita per le loro popolazioni. Gli economisti sono giunti alla conclusione che la cosa migliore da fare è aiutare le popolazioni a dar vita a governi stabili e affidabili. Dare solamente soldi è spesso controproducente.
Il Covid ha anche mutato i rapporti tra Stati e cittadini, toccando elementi chiave come le libertà personali e la salute. In questo gli approcci sono stati diversi tra le varie parti del mondo? Come ritrovare un equilibrio?
Non è una situazione nuova. Lungo la storia umana ci sono sempre state epidemie. E tornano a sollevarsi le stesse domande. La vera novità del presente è stata la velocità e l’efficacia con cui gli scienziati hanno creato dei buoni vaccini e li hanno distribuiti alla popolazione. Gli Stati Uniti e l’Europa si sono comportate in modo molto simile, favorendo alcune misure di salute pubblica (mascherine e in alcuni luoghi le vaccinazioni obbligatorie), dando allo stesso tempo molto spazio alla scelta personale. Al contrario il governo cinese ha frenato le libertà personali in un modo veramente tremendo e piuttosto che promuovere la salute nazionale ha promosso un terrore nazionale.