Fotografia. Nell'Artico in bilico fra tradizione e futuro
«Sono partito per la Groenlandia con l’idea che avrei incontrato gli Inuit con le pelli d’orso e foca. Mi sono subito reso conto che così non sarebbe stato, perché oggi gli Inuit vestono all’occidentale e i giovani hanno tutti il cellulare. Si trovano in una delicatissima fase di transizione che li sta portando ad abbandonare tradizioni millenarie e a sostituirle con quelle del mondo odierno». L’inuit di oggi vive in «un limbo, straziato fra un passato duro ma sicuro e un futuro visibile, ma da scoprire. Di qui, un’incertezza che tende le corde della psiche e genera un elevato tasso di suicidi e di alcolismo dilagante. Manca una vera identità nella quale riconoscersi».
È una terra inaspettata e sorprendente quella che il fotografo romano Paolo Solari Bozzi incontra nei due mesi invernali trascorsi fra le anime della più grande isola del pianeta, popolata da soli 55.000 abitanti e inesauribile fonte d’ispirazione per viaggiatori, scrittori e artisti affascinati dalla sua estremità. La sua esperienza – di viaggio, di vita e di fotografia – è approdata in un volume di grande formato e qualità, con novanta immagini in bianco e nero: Greenland Into White (Electa, pagine 144, euro 55,00). Una scelta di narrazione visiva che non concede distrazioni. Costringe a guardare a fondo e a calarsi pienamente nell’immagine, fra il bianco gelido dell’Artico e il nero e i grigi di chi cerca di viverlo. «La realtà è a colori, ma il bianco e nero permette di far sognare; il colore, pur bello, distrae, mentre il bianco e nero lascia trasparire le emozioni delle persone », dice l’autore.
Sfogliando le pagine del volume ci si immergerà totalmente negli ambienti polari di una terra meravigliosa minacciata dal lento scioglimento dei ghiacci causato dal progressivo innalzamento della temperatura terrestre, ma anche nei millenari stili di vita di popolazioni che stanno lentamente abbandonando la caccia e le antiche tradizioni a favore delle nuove tecnologie. Il lavoro di Solari Bozzi fa parte anche della mostra Artico. Ultima frontiera alla Casa dei Tre Oci di Venezia, fino al 2 aprile, dedicata proprio alla difesa di questo staordinario ambiente naturale. L’esposizione, curata da Denis Curti, presenta 120 immagini, sempre rigorosamente in bianco e nero, di tre maestri della fotografia di reportage: oltre a Solari Bozzi, si possono ammirare gli scatti di Ragnar Axelsson (Kopavogur, Islanda) e Carsten Egevang ( Taastrup, Danimarca).
Il risultato è una visione da tre angolazioni diverse, di un’ampia regione del pianeta che comprende la Groenlandia, la Siberia, l’Alaska, l’Islanda, e della vita della popolazione Inuit, costretta a gestire, nella sua esistenza quotidiana, la difficoltà di un ambiente ostile. «In queste immagini – afferma Denis Curti, direttore artistico dei Tre Oci – l’imminenza del riscaldamento globale si fa urgenza, mentre si apre un confronto doloroso in cui l’uomo e le sue opere vengono inghiottiti dall’immensa potenza della natura». Il focus su una terra e le sue popolazioni «in bilico – per usare un’espressione di Solari Bozzi – fra il passato e un futuro misterioso».