Il caso. Nella Napoli colta e profonda trovi libri da Nobel
La vetrina della Libreria Dante & Descartes
Mi sono trovato proprio lì alla libreria di Piazza del Gesù a Napoli, la mattina dell’8 ottobre, quando tutti i giornali italiani telefonavano per via del Nobel per la Letteratura vinto inaspettatamente dalla poetessa statunitense Louise Glück. Per quale singolare ragione? Una sola e molto semplice: Giancarlo Di Maio e suo padre Raimondo, che gestisce l’altra loro libreria in via Mezzocannone, sono i proprietari (ma anche i direttori editoriali, i redattori, i factotum insomma) della piccola ed elegante casa editrice, Librerie Dante & Descartes, che aveva avuto l’intelligenza critica e l’oculatezza commerciale di tradurre in italiano quello che oggi viene considerato il capolavoro della succitata e futura vincitrice del premio più prestigioso del mondo, ovvero Averno, avvalendosi per altro della traduzione di uno dei più attrezzati americanisti italiani, ovvero Massimo Bacigalupo. Ero lì, dicevo, come faccio sempre quando torno a Napoli – più spesso che posso – a trovare mia figlia Nicoletta che studia inglese e arabo all’Orientale a pochi metri: per rifornirmi di libri nuovi e usati di non facile reperibilità, e qualche volta anche di pezzi di antiquariato, non senza il piacere di chiacchierare, per tutto il tempo che ci vuole, con due librai che non sono semplici commessi distratti e poco competenti, come quelli che troviamo negli store delle grandi catene, ma colti intellettuali la cui vicenda esistenziale coincide ancora, e per davvero, con i tanti libri acquisiti, letti e poi magari anche venduti.
Dietro ogni libro c’è sempre una storia, sicché può capitare di uscire dalla libreria dopo aver passato qualche ora lieta e smemorata e, per di più, aver anche imparato qualche cosa (tanto da Raimondo che dal giovane Giancarlo: cambia poco) su Napoli e sul suo mercato librario o persino su certe antiche letture che si riteneva, ormai, d’essere i soli ad aver fatto. Per capire che editore sia Librerie Dante & Descartes basta sfogliare il suo ricchissimo e sorprendente catalogo. Accanto a Louise Glück, infatti, ecco altre nutrienti proposte, di classici e contemporanei (soprattutto classici contemporanei) prelevati da tutte le letterature, contando solo su qualità e amicizia. Amicizia? Certamente: se è vero che qui il grande Domenico Rea – di cui si possono leggere i Pensieri della notte (e non solo), singolare romanzo scritto per frammenti autonomi, non incluso nel Meridiano Mondadori – era di casa, come del resto Erri De Luca, che con i due dioscuri ha stampato diversi librini tra i quali ricordo Napòlide e Tentativi di scoraggiamento (a darsi alla scrittura).
Tra i classici – e sempre con una predilezione per i testi brevi – come dimenticarsi di alcuni capolavori quali Rivoluzione di Jack London, Il conde di Joseph Conrad, Contro Dante di Witold Gombrowicz. E che dire d’una autentica delizia come quella che Walter Benjamin scrisse insieme a Asja Lacis, Napoli porosa, in cui ora troviamo anche le aggiunte ricavate dalla prima redazione del dattiloscritto inviato da Walter Benjamin a Gerschom Scholem nel 1924? Libro che ci consente di sottolineare un fatto: il ruolo speciale assunto dalla capitale partenopea nelle scelte editoriali della premiata ditta, che oggi ci fa avere a disposizione una consistente produzione saggistica (rilevante anche la collaborazione con l’università) soprattutto di tipo storico e antropologico. Ma la collana per cui Librerie Dante & Descartes è giustamente nota in tutta Italia è “Storie in trentaduesimo”, composta da veri propri libri mignon poco più grandi d’un francobollo, dedicati a grandi scrittori. Come l’indimenticato Vincenzo Consolo di queste recenti Memorie: «Non è il narrare (...) quell’incontro miracoloso di ragione e passione, di logica e di magico, di prosa e poesia? Non è quest’ibrido sublime, questa chimera affascinante?».