Musica. Nek: «Una preghiera che nasce dal buio»
Nek, vero nome Filippo Neviani, nella sua casa di Sassuolo (Modena)
«Rialziamoci da terra, ripartiamo da qui, se ancora due destini dicono di sì. Lo so che cambierà, cambierà e se cambierà amare è perdonare, perdonare». E stato scritto otto mesi fa Perdonare, il singolo di Nek appena uscito, che annuncia la coraggiosa uscita il 29 maggio del nuovo album di Filippo Neviani, Il mio gioco preferito – Parte seconda . Ma le parole del nuovo brano oggi assumono una forza ancora maggiore grazie anche a un video ricco di energia positiva, visibile su Youtube, completamente girato in casa da Nek e da centinaia di persone che hanno inviato i propri contributi video: tante famiglie italiane nei loro momenti di quotidianità si unisco a quella dei musicisti e del cantante che scherza e gioca con moglie e figlie nella loro villetta di Sassuolo, in provincia di Modena. Le giovani Martina (24 anni) e Beatrice (9 anni) cantano anche una speciale versione (ora sulle piattaforme digitali e che sarà contenuta anche nell’album) di E da qui, singolo originariamente uscito nel 2010, dove l’artista e la sua famiglia ricordano a tutti che «la vita rimane la cosa più bella che ho».
Filippo, come nasce questo album ai tempi del Coronavirus?
Alla seconda parte dell’album stavo lavorando da qualche mese, non avevo ancora terminato di scriverlo e, quando è cominciato tutto questo, ho dovuto momentaneamente rallentare tutta la macchina. Vedevo che ogni giorno che passava, tutti erano sempre più sorpresi e impauriti. Io mi trovavo spesso in studio, un mio piccolo spazio ritagliato a piano terra, un luogo in cui riesco ad evadere. Questa quarantena ha aperto un varco compositivo importante per me: non solo ho terminato i brani per l’album che stiamo consegnando, ma sto scrivendo anche canzoni per i dischi futuri. Mi aiuta ad andare avanti.
“Perdonare” è un brano che sembra parlare proprio di oggi.
La canzone analizza la rinascita del rapporto fra un uomo e una donna. Ma parla soprattutto di un contenuto profondo, come il perdono. E poi in questo momento in cui siamo disposti ad ascoltare e a fare silenzio, anche canzoni passate ci parlano di altro. E’ il caso di E da qui, scritta 15 anni fa ma che è sempre attuale perché parla dell’importanza della vita. E’ stata la piccola, Beatrice, a dare il “la”: ogni tanto si canta insieme a casa, e mi ha chiesto di ricantare questa canzone insieme. L’effetto era bello, e ho chiamato anche Martina a fare il coro. E’ stato un modo per condividere questa quarantena anche con gli altri.
Gli italiani come hanno risposto al suo appello, per il video di Perdonare”.
’ stata un’ondata meravigliosa. In poco più di 24 ore sono stati mandati quasi 1000 contenuti. Impossibile utilizzarli tutti, ma sono grato a ogni persona. Il risultato è davvero emozionante. Sarà che mi sto avvicinandomi ai 50 anni, ma mi sono sorpreso della condivisione intima del vissuto di ognuno di noi. C’è stata una grande sinergia, voglia di unirsi e di diventare un solo gruppo, una sola persona. Tutto è basato sulla semplicità: non servono effetti speciali, oggi vale di più l’emozione e gioire di quello che si ha.
Papa Francesco stesso invita a riscoprire la semplicità e il vero senso della vita…
Io sono credente e ho condiviso tutto quello che ha detto e fatto il Papa in questi giorni. Francesco ha dato segno di essere uomo tra gli uomini come Gesù Cristo. La potenza del Cristianesimo è trovare nella semplicità la forza. La società si sta rendendo conto che, volenti o nolenti, occorrono nuovi valori tenuto conto che tutto quello su cui si basavano le nostre sicurezze si è sgretolato. Eravamo al limite.
La pandemia cosa ci sta insegnando?
Si scopre che si ha bisogno degli altri e del loro aiuto. Il Papa dice che bisogna stare attenti a un altro virus, quello dell’indifferenza perché l’egoismo indifferente ha sempre distrutto la società. E io lo dico anche a me stesso. Questa pandemia ci deve servire per partire moralmente da noi stessi e rivedere il piano delle priorità. Bisogna portare tanta pazienza, esaudire le richieste, e capire che il tempo è il nostro grande tesoro.
Il suo rapporto con Dio in questo momento così difficile, come si è evoluto?
Grazie a Dio per ora non ho avuto familiari colpiti dal virus, anche se conosco amici che hanno avuto problemi. Ma conosco anche persone per cui questo virus è un problema secondario. La mamma di una ragazzina di 15 anni cui hanno diagnosticato un cancro due settimane ha intensificato la preghiera e mi ha detto una cosa che mi ha illuminato e rincuorato: trovo consolazione, ha detto, perché questo fatto terrificante è stato permesso da Dio perché tutto possa concorrere al bene comunque. Il bene non sempre passa dalla nostra volontà o dalla nostra previsione. Insomma, comunque vadano le cose, non ti preoccupare perché nulla andrà perduto. Questo è molto importante per un cristiano, perché viene esaudita una promessa. Mi rendo conto di quanto sia necessario ridimensionarsi e di quanto è importante nutrire la speranza.
In questo periodo di quarantena ha scritto anche una preghiera?
Sì. Avevo già scritto in passato Se non ami ispirata a San Paolo. Ho composto ora una ballata in inglese, che trae ispirazione dalla melodia di Ubi Caritas , un cantico contemporaneo, ispirato al canto gregoriano antico. È venuto fuori un brano sulla falsariga di Pride – In the name of love degli U2 per capirsi, in cui racconto di quanto io abbia bisogno di affidarmi a Cristo per andare avanti giorno.
Lei è anche molto legato alla comunità Nuovi Orizzonti, fondata da Chiara Amirante.
Chiara Amirante è ispirata da Dio, è una appassionata di Cristo. Nel 2005 incontrai don Davide Banzato e di lì a poco ho conosciuto Chiara: per me sono diventati fratello e sorella. Feci un concerto per la loro cittadella di Medjugorje con un concerto, e da lì ho continuato. Poi con loro ho passato una settimana stupenda in una favela del Nord Est del Brasile. Ci tornerei anche domani. Prima che si fermasse tutto, avevamo pianificato diverse cose anche con la televisione, purtroppo le abbiamo dovute rivedere.
Quali saranno gli altri temi toccati nel suo nuovo album?
Ci saranno contenuti leggeri ed altri più profondi. Si parla di quanto sia perfetta l’imperfezione, di viaggi, di ritorno da questo momento difficile. C’è un brano che racconta il momento che stiamo vivendo come se a parlare fosse un soldato in guerra o un medico nella trincea delle corsie. E poi Shhhuna canzone rivolta a chi vuole avere ragione a tutti costi, parla sopra gli altri e fa solo un grande caos.
Nell’attesa, intanto si dedica alla famiglia a tempo pieno e ai social.
Mi occupo anche di fare la spesa per mia mamma o per i genitori di Patrizia. Poi ci diamo svago con le figlie, io sono un padre molto ottimista. E anche sui social, non mi sono mai scambiato tanti “ti voglio bene” in vita mia. Prendiamo quello che di utile ci danno questi giorni: ci servirà quando torneremo a dare importanza alle stupidaggini….
Ha pensato a quando tornerà in tour?
Mi è saltato il tour estivo europeo e italiano. Se dovessi abbandonarmi al pensiero che devo stare fermo fino al 20121, iperattivo come sono, mi deprimerei alla velocità della luce, ma non sarebbe costruttivo. Io ci sono passato dai blocchi e invece questa quarantena per me è stato uno sblocco, scrivo molto di più.
La prima cosa che vorrebbe fare quando tutto questo sarà finito?
Abbracciare qualcuno, non importa chi: la prima persona che incontrerò io la abbraccerò.