Il cantante. Nek: «La mia strada fra musica e tivù»
Nek conduce su Rai 2 il talent show "Dalla strada al palco"
E’ un momento d’oro per Nek: nuovo singolo e tour in partenza insieme all’amico Francesco Renga (con tanto di Arena di Verona il 5 settembre) e il ritorno in tv come conduttore. Sulla scia del successo della prima edizione, Filippo Neviani, in arte Nek, guadagna la prima serata di Rai2 con lo show Dalla strada al palco: ripartirà il 28 marzo il programma che dà spazio ai buskers provenienti da tutta Italia e dall'estero. Nelle prime cinque puntate si sfideranno 13 artisti di strada e tre di questi accederanno alla finale. Gli oltre 800 spettatori che arriveranno nello studio del Centro di produzione Rai di Napoli parteciperanno attivamente alla serata e 300 di loro vestiranno i panni della giuria popolare, decidendo due finalisti per ogni puntata. Il terzo arriverà su indicazione dei cosiddetti “passanti importanti”, per la prima puntata ci saranno Andrea Delogu e Carlo Conti, che ha dato l'idea dello show prodotto dalla Direzione Intrattenimento Prime Time della Rai, in collaborazione con Stand by me. Davanti a loro, accompagnati dal maestro Luca Chiaravalli con la sua band, si esibiranno acrobati, musicisti, cantanti, violinisti, maghi e ventriloqui che racconteranno anche le loro storie particolari.
Nek, cosa ha imparato dagli artisti di strada?
Io non conoscevo il mondo dei buskers e mi ha colpito, non è un piano B per questa gente, anzi per alcuni è stata la salvezza. Ad esempio un uomo ha fatto un incidente stradale e lì gli si è accesa la lampadina. Si è reso conto che non era mai stato contento, mentre lo è oggi che gira le piazze suonando sul suo camper. E’ gente coerente con la propria linea che non va alla ricerca della popolarità. Ammiro molto la loro scelta di stare fuori da certe logiche, di evitare lo stress della discografia, l’ansia da classifica. Loro stanno con piena consapevolezza e libertà nelle strade e nelle piazze captando l'attenzione della gente. Questo mi affascina. E li sento anche molto vicini perché all'inizio quando facevo concerti gratis in piazza ho conosciuto anche io che vuol dire trovarsi di fronte dei passanti che magari non gradiscono e ti fischiano.
Ci dobbiamo aspettare un suo futuro diviso fra musica e televisione?
Io arrivo dalla musica e la musica è il mio amore della vita. Certo dopo 30 anni di carriera mi piace uscire un po’ dalla mia comfort zone e cercare di essere efficace con un altro linguaggio come quello dell'intrattenimento televisivo. Per me è stimolante ed è una gioia. Io sono affascinato dall’imparare cose nuove nella vita di tutti i giorni, e più invecchio più lo sono anche nella vita professionale. Ecco perché mi metto in gioco anche in quest’altra veste. Ma io sarò sempre un musicista.
Dalla strada al palco è un programma ricco di ottimismo…
C’è tanta energia in questa seconda edizione, l’entusiasmo tiene vivo il programma grazie anche alle 800 persone del pubblico, quello napoletano è pubblico molto acceso. Poi ci sono gli artisti con il loro talento e con le loro storie, io sono a ruota del carro. È bella per gli artisti di strada la possibilità di venire su un palco importante come quello di Rai2 ma per loro è ancora più bello poter tornare nelle piazze e nelle strade da dove sono venuti.
Come si trova Filippo Neviani nei panni del conduttore tv?
Non mi reputo un conduttore, sono un tramite tra il pubblico e gli artisti. Arrivo dalla musica e sono abituato ad essere efficace nell’immediato, cerco di portare la mia esperienza di musicista e di performer su un palco col linguaggio che mi è proprio. Mi riconoscono di essere spontaneo, e mi fa piacere, non c’è la distanza fra me e l’artista di strada, parliamo tutti la stessa lingua: prima di tutto c’è la persona.
Anche la fede contribuisce al suo modo di rapportarsi con gli altri?
Confermo un lato della mia vita che condivido quando è necessario, ma che non sbandiero ai quattro venti. Ma c’è anche questo. La fede non risolve le problematiche della vita, ma ti aiuta a superarle. E l’empatia con le persone è innata. Sono semplicemente me stesso, so che su un palco l’altra persona che si trova in un contesto diverso è in posizione scomoda ed è necessario che qualcuno dall’atra parte gli tenda la mano. Una mano ve la date anche con Francesco Renga con cui ha appena pubblicato un nuovo brano. In arrivo anche un album insieme? Francesco ed io siamo simili, il progetto nasce da questa affinità che si è tramutata nel desiderio di portarla in giro. Quando lo raggiungo a casa sua fa da mangiare, mi accudisce come una moglie, scherziamo dal mattino alla sera, ci colpisce la sindrome di Peter Pan. Abbiamo lo stesso entusiasmo anche nel comporre le canzoni. Prossimamente uscirà un album che avrà una grande varietà, sarà lo spaccato del cinquantenne, perfettamente in asse con la nostra età: parleremo della crudeltà del nostro mondo lavorativo, di quanto l’apparenza sia diventata più importante della sostanza, dell’amore, della musica, dei sogni.
Il brano L’infinito più o meno è dedicato alla paternità.
Francesco è un papà ed anche una mamma. Lo conosco bene, è un papà molto presente, cerca di dare ai suoi figli un esempio coerente e pratico nella vita tutti i giorni. Io posso migliorare: mentre dico a Beatrice di non fare una cosa, magari l’ho appena fatta io. Siccome ho solo figlie femmine, di 28 e 12 anni, sono un papà apprensivo e più attento scelte alle scelte importanti.
E quest’estate ci sarà il tour insieme a Renga a partire dal 2 luglio da Roma per arrivare in autunno nei teatri…
Da semplice festa per le nostre carriere all’Arena di Verona il 5 settembre, ci ritroviamo a grande richiesta con un tour lungo tutta l’estate in tutta Italia. Ci saranno tutte le nostre hit cantate in comunione: è un valore aggiunto, ed è bellissimo fonderci insieme: abbiamo due voci tenorili simili che si diversificano nelle tonalità. Fra le varie tappe ci saranno anche quelle a casa mia a Sassuolo (Modena) il 14 luglio e di Francesco a Brescia il 7 settembre.
Un’ultima cosa. L’abbiamo vista sui social vestito da Batman cantare fra i bambini malati del Gaslini di Genova insieme allo Spiderman Mattia Villardita. Ci racconta?
Lui è straordinario: se io faccio per hobby il contadino, lui fa il volontario per fare sorridere bambini con malattie. Ci siamo incontrati l’anno scorso al Costanzo Show e siamo entrati in sintonia. “Ti servirebbe un altro supereroe?” gli ho chiesto. Così mi sono comprato un costume da Batman e ho deciso di andare al Gaslini con lui per portare qualche sorriso in più. Abbiamo idea di fare altre esperienze così insieme. Quando un bambino che sta male ti sorride ti si apre il cuore. Noi queste cose le abbiamo fatte e poi le abbiamo rese pubbliche, per evitare strumentalizzazioni.