Nel migliore dei casi – se frequentate le prime classi delle medie – ha il doppio dei vostri anni. Ma se siete alle elementari è probabile che sia tre volte più vecchia di voi, o quasi. È comprensibile, quindi, che la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, firmata a Ginevra 24 anni fa, il 20 novembre 1989, abbia bisogno di qualche aggiornamento. Alla fine degli anni Ottanta i bambini erano diversi da quelli di oggi: né migliori né peggiori, solo differenti, come differenti sono – nel Terzo millennio – le possibilità e i pericoli a cui sono esposti i più piccoli. Basta pensare a Internet, che ha esordito nel 1983 e che per molto tempo ancora è stato alla portata di un numero molto ridotto di persone. O ai personal computer – i pc – che in quegli anni erano sconosciuti ai più: mentre oggi, come Popotus vi ha raccontato nelle scorse settimane, si lavora addirittura a un futuro digitale della scuola, i libri di carta stanno già cedendo il passo agli e-book, si farà lezione con tablet e lavagna elettronica. C’è un modo – lo ha usato per primo lo scrittore americano Marc Prensky, nel 2001 – per definire i bambini che sono nati nell’era di internet, del pc e adesso di smartphone e tablet: nativi digitali. Cioè gente che nella tecnologia è immersa, che è cresciuta con il mouse tra le mani, a cui non bisogna spiegare come si usa un touch screen. A questi bambini è dedicato un decalogo pensato da Maria Maura – che di professione fa l’insegnante – e da lei stessa disegnato, vocalizzato e trasformato in un video (utilizzando solo con un tablet). Un lavoro realizzato in collaborazione con il Centro Studi Erickson e che ha avuto il patrocinio del Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.