Agorà

MUSICA. Muti dice sì a Roma: dirigerà l’Opera dal 2010

Pierachille Dolfini giovedì 20 agosto 2009
Alla fine ha detto sì. Riccardo Muti dal dicembre 2010 sarà il nuovo direttore dell’Opera di Roma. Ma ha posto – secondo quanto riportato dal sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro – due condizioni. Primo, lavorare in un cli­ma di pace sindacale. Secondo, che si possa rilanciare la cultura lirica del Centro-Sud collegando il teatro ro­mano con il San Carlo di Napoli. E se l’invito alla collaborazione con il capoluogo partenopeo pare dettata dal­l’affetto che Muti ha nei confronti della sua città – di recente il maestro si era impegnato ad aprire le prossi­me tre stagioni del San Carlo diri­gendo opere e concerti – la richiesta di una pax sindacale ha a che fare i­nevitabilmente con le vicende pas­sate. L’indomani del suo addio alla Scala – avvenuto proprio dopo un braccio di ferro con i sindacati – Mu­ti aveva detto: «Mai più alla guida di un teatro». Ora sembra averci ripen­sato. E tra un anno approderà a Ro­ma. Giusto in tempo per dare il la al­le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia – magari con il Verdi nazionalpo­polare del Nabucco (quello del Va’ pen­siero tanto caro a Bossi e compagni) a patto, però, che sia preceduto dall’insostituibile Inno di Mameli – in programma nel 2011. Esulta il sindaco della Capitale, Gian­ni Alemanno («noi per Roma voglia­mo l’eccellenza, e nel caso della liri­ca con Muti ci siamo riusciti» dice), da aprile commissario straordinario del teatro lirico e da allora impegna­to in un serrato corteggiamento al di­rettore d’orchestra (a metà luglio era volato persino a Sarajevo dove il mae­stro ha diretto il tradizionale concer­to delle Vie dell’amicizia del Raven­na festival). Due titoli d’opera e due programmi sinfonici a stagione pro­mette Muti che dovrà fare la spola tra Roma e gli Stati Uniti dove si appre­sta ad assumere l’incarico di diretto­re della Chicago symphony orche­stra. Ma il maestro si è impegnato a farsi «garante sin d’ora della selezio­ne dei nuovi professori d’orchestra presiedendo le commissioni di con­corso ». Un accordo annunciato ieri dal Campidoglio con un comunica­to in cui si parla della «disponibilità data dal maestro ad assumere la di­rezione dell’Opera di Roma». E an­che il maestro mette le mani avanti e fa sapere che scioglierà la riserva «so­lo dopo i necessari approfondimen­ti tecnici». La svolta martedì a Salisburgo al ter­mine del Moise et pharaon di Rossi­ni applaudito da Alemanno (accom­pagnato da Bruno Vespa, consigliere di amministrazione del teatro roma­no) che ha assicurato al maestro «l’impegno totale della città e del tea­tro ad aprire una pagina nuova nella storia dell’Opera di Roma». La Capi­tale sembra crederci. Almeno stando alla soddisfazione mostrata da mol­ti esponenti politici romani che spe­rano che l’arrivo di Muti possa rilan­ciare un teatro da tempo in crisi. Ma segnali positivi arrivano anche dai rappresentanti dei lavoratori. «La pa­ce sindacale si ottiene rispettando le norme e i contratti e noi non dubi­tiamo che Muti lo farà» dice Roberto Conte del Libersind-Consal, sigla che vedrebbe di buon occhio la conferma ai vertici del teatro di Catello De Mar­tino, ora sovrintendente ad interim. In autunno verrà nominato il nuovo consiglio di amministrazione dell’O­pera che, dice Alemanno, se da una parte troverà il bilancio preventivo del 2009 in attivo e quello del 2008 (prima in disavanzo di 11 milioni di euro) completamente sanato, dal-­l’altra dovrà darsi da fare per rintrac­ciare nuove risorse, anche private, per garantire al teatro e al maestro Muti un lavoro sereno.