Agorà

Il caso. Museo dei trenini nella Villa delle Ginestre di Leopardi: ma la poesia dov'è?

Davide Rondoni mercoledì 12 febbraio 2025

Villa delle Ginestre a Torre del Greco (Napoli)

Forse il più divertito sarebbe stato lui, da bambino, Giacomo Leopardi, a vedere quei trenini, quei giocattoli. Ma di certo non li avrebbe voluti accanto alla stanza dove stava meditando, anni più avanti poco prima di morire, un testo fondamentale, da sapienza biblica e attualissima che conosciamo con il nome La ginestra. Cosa succede in quella preziosissima Villa patrimonio della cultura europea? Vedo che viene proposta pure come “museo del trenino e altri balocchi”. Eppure la Villa - protagonista per secoli della vita culturale partenopea grazie anche all’azione di Elena Croce che invitava lì Maria Zambrano - prende il nome da una visione del poeta non di un capostazione. Come mai l’Università Federico II proprietaria dal 1962 della Villa, gestita in accordo con la Fondazione delle Ville Vesuviane, acconsente a questo fatto conturbante? Possibile che in questi anni - come ho ripetutamente proposto ai vari Presidenti della Fondazione lì succeduti - non si sia riusciti a incardinare in quel luogo simbolico e meraviglioso un centro di studio dei rapporti tra arte e natura che affronti i tanti provocanti temi connessi a tale rapporto? Oggi attualissimi, visto che l’essere umano è l’unico a fare arte nell’universo, a differenza di tutti gli altri viventi e anche dei marchingeni che inventa. Per alcuni anni fui invitato a presiedere laggiù un bel premio di poesia per i giovani. Una bella cosa, ripetutasi pur con qualche difficoltà anche l’anno passato, dopo una pausa. E l’iniziativa poteva svilupparsi in molte direzioni, visti i tanti giovani interessati alla poesia e al rapporto con la natura. Capisco le difficoltà, ma metterci il museo del trenino come se fosse una bella idea per attrirare - chi?- , mi pare uno scherzo al grande Leopardi (e anche un po’ a tutta la cultura italiana). Tra l’altro il primo treno fermava a Portici non a Torre del Greco. Nulla contro i trenini e i collezionisti (pare che sia una collezione privata). Ma che si facciamo i loro musei non dove Leopardi ha scritto un capolavoro ancora da scoprire continuamente. Lì andrebbe acceso un faro che illumina la barbarie di concezioni che riducono l’essere umano a pura variazione biologica e la Natura ( che non a caso lui scriveva con la maiuscola) a un insieme zoologico e vegetale e minerale. C’è bisogno di luoghi che insegnino uno sguardo poetico alla realtà, che non significa sentimentale. Leopardi affronta fin degli scritti giovanili, sulle orme di tutti i grandi poeti, il tema del rapporto tra essere umano e natura, Si oppone a un rapporto dove domina solo lo sguardo analitico scientifico o tecnologico, alla pretesa di dominio della mente e dell’azione su di essa. Mentre è un mistero, tanto più grande quanto più lo indaghiamo. Di questa vertigine è testimone speciale l’inno a La ginestra. Il poeta in quel testo, con un testacoda che sorprende solo chi non lo conosce, invita l’uomo a essere “mendico”, umile mendicante nell’universo, sintetizzando un valore francescano espresso nel Cantico delle creature con la inquietudine dell’uomo moderno che si è creduto padrone della Natura. La Villa potrebbe essere luogo privilegiato di iniziative culturali ma anche divulgative e di sicura attrattiva per persone curiose, La mia esperienza in quella Villa sul Golfo magnifico e con il Vesuvio alle spalle, me ne da conferma. Quella zona che va da Portici, Ercolano, Torre del Greco con le Ville Vesuviane sparse lungo quel che vien chiamato “il miglio d’oro”, ha carte in regola per lanciare sfide alte. La risorsa che rappresenta la Villa abitata da Leopardi è centrale in questo processo, se riabitata in modo attualissimo e visionario. Si tratta di quel Leopardi che come dimostra l’affetto mostrato dal pubblico a pur discutibili prodotti di cinema e tv, nonché ai tanti libri dedicati, e come dimostra il tramando delle sue poesie tra le generazioni, interpreta un desiderio di bellezza, di infinito e di serietà che alberga nel cuore. La Villa delle Ginestre è una risorsa per ospitare tale domanda - come fu per il poeta. Del resto, la cosa potrebbe esser quasi una facezia, una piccola bagatella da provincia, se non fosse che si aggiunge a un lungo capitolo di occultamenti del vero Leopardi, operati in un territorio che da un lato lo accolse, dall’altra ha inteso spesso travisarlo, e nasconderne il vero volto, inquietante, come quello di tutti i grandi poeti, da Lucrezio a Luzi, per la cosiddetta modernità. I trenini inquietano meno di sicuro.