Spagna. La squadra di Basket dell'Università Cattolica di Murcia gioca per lo scudetto
La squadra dell'Università Cattolica Sant'Antonio di Murcia (Ucam) in finale scudetto del campionato spagnolo
Oltre a essere una delle figure più note della cristianità, Antonio di Padova è conosciuto anche come il “Santo dei Miracoli”, o il “Taumaturgo”. Qui parliamo solo di pallacanestro, ma ha senz’altro qualcosa di prodigioso il cammino della squadra dell’Università Cattolica Sant’Antonio di Murcia (Ucam) nel massimo campionato spagnolo (Abc Liga Endesa). È stata già ribattezzata come la più grande favola del basket europeo, perché l’ateneo per la prima volta nella sua storia è riuscito ad approdare alla finale scudetto. Un traguardo inimmaginabile per un club che ha sempre lottato per la salvezza. E invece contro ogni pronostico è stato un anno da record. Terzi in Champions League, in campionato hanno chiuso al quinto posto per poi stupire tutti anche ai playoff: pur non vincendo nemmeno una partita in casa è arrivata fino in fondo andando a vincere sempre in trasferta. A spese di compagini più accreditate come Valencia e Malaga (prima in regular season). Ora la squadra di Sito Alonso sta contendendo il titolo ai fenomeni del Real Madrid. Sulla carta l’esito sembra scontato: è la sfida di Davide contro Golia. Murcia ha il nono budget della lega: 5,5 milioni contro i 45 dei madridisti. Gli “studenti” però hanno già dimostrato di poter sognare in grande.
Così come fece il laico José Luis Mendoza Pérez fondando questa Università nel 1996 sotto la spinta evangelizzatrice di Giovanni Paolo II. Membro del Cammino neocatecumenale, padre di 14 figli, Mendoza Pérez è stato missionario con la sua famiglia nella Repubblica Dominicana prima di dar vita all’ateneo. L’anno scorso è scomparso a 74 anni ma il suo lascito è più vivo che mai, ricordato quest’anno anche da papa Francesco ricevendo in Vaticano i membri dell’Ucam : « Don José Luis - ha detto Bergoglio - ha voluto lasciare come eredità un’università “missionaria, evangelizzatrice e profondamente esistenziale”, nata dal cuore della Chiesa e “animata dalla forza dell’Amore di Dio”». Nel 1996 l’università contava 600 studenti oggi ne ha più di 21 mila. La sede principale si trova presso lo storico monastero dei Frati Girolamini, il cuore pulsante di un ateneo di livello internazionale che si è attestato anche come “Università dello sport”. Da sempre infatti ha fatto in modo che gli studenti potessero conciliare vita accademica e carriera sportiva ispirandosi ai modelli anglosassoni e americani.
Ben 14 squadre di discipline diverse (dal calcio al tennis, fino alla canoa e agli e-sports) portano in alto il nome dell’Ucam. Anche nel mondo paralimpico: a completare la stagione magica a canestro, il basket in carrozzina quest’anno ha trionfato in Europa mettendo in bacheca l’Eurocup 3. Considerando che l’Università ha accordi con altri 15 club sono circa 6 mila gli atleti supportati, con livelli anche di eccellenza. Ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro del 2016 hanno partecipato 56 atleti dell’Ucam, per un bottino notevole di 16 medaglie olimpiche (7 d’oro, 4 d’argento e 5 di bronzo) e nove diplomi olimpici. Inoltre, ha avuto anche cinque atleti che hanno partecipato ai Giochi Paralimpici e hanno riportato ben 9 medaglie (2 d’oro, 4 d’argento e 3 di bronzo) e due diplomi. Cinque anni dopo, ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020, hanno partecipato 61 atleti dell’Università, con 17 medaglie e 19 diplomi. Inoltre, l’Ucam ha avuto anche quattordici atleti ai Giochi Paralimpici, di cui sei medaglie e 11 diplomi. Campioni di discipline diverse accomunati dallo stesso simbolo che campeggia in tutte le squadre sportive dell’università: san Michele arcangelo che combatte contro il Male. A testimonianza che nello sport come nella vita si lotta sempre per qualcosa di più grande di un campo da gioco.