Inediti. Arthur Mugnier e Marie Noël, lettere di spirito e poesia
La poetessa Marie Noël
Un incontro folgorante fra due personalità eccezionali del ’900, purtroppo ancora poco conosciute in Italia. Parliamo di Marie Noël, poetessa di cui è appena iniziato il processo di beatificazione, nella diocesi di Auxerre, e dell’abate Mugnier, animatore spirituale dei circoli letterari francesi per lunga parte del secolo scorso. La prima capace di inerpicarsi sulle vette della mistica, in quell’esperienza fra la 'follia della fede' e 'la notte dell’ateismo' da cui sono passate figure spirituali come Teresa di Gesù Bambino e Madre Teresa di Calcutta, per restare al XX secolo. È davvero un peccato - sia detto per inciso - che il Diario di Arthur Mugnier, che apparve 25 anni fa per i tipi di Einaudi col titolo Mondanità e religione, sia sfuggito all’editoria cattolica e c’è da sperare che l’epistolario fra i due, da poco pubblicato Oltralpe dalle Editions du Cerf, possa presto essere tradotto in italiano. Il volume, intitolato significativamente J’ai bien souvent de la peine avec Dieu, raccoglie circa 200 lettere, dal 16 febbraio 1918 al 20 dicembre 1943. Ma prima di parlare dell’epistolario occorre spendere qualche parola in più sui due protagonisti. L’abbé Mugnier è stato per mezzo secolo il beniamino dei salotti letterari parigini, tanto da essere soprannominato «le confesseur du Tout-Paris». Nato nel 1853 a Lubersac e morto a Parigi nel 1944, aveva l’allure di un semplice curato di campagna e si presentava con le sue vesti dimesse, che ricordano i pretini di Bernanos, in mezzo a dame e scrittori di fama. Per quanto amasse quel bel mondo, non si gloriava della bella vita e dei pranzi o delle cene mondane. Il suo unico scopo era di «entrare nelle anime che non domandano che di essere invase e rimescolate. Io posso portare il sole laddove prevalgono le ombre».
Leggendo il suo Journal, che tenne ogni giorno per 60 anni, un intero universo letterario appare sotto una nuova luce: da Proust a Valéry, da Jammes a Cocteau, da Gide a Bergson, da Maritain a Claudel, da Colette a Mauriac, infinite sono le personalità che ha incontrato e sulle cui anime ha potuto dare un benefico influsso. Soprattutto su Huysmans, che all’abbé deve la sua conversione al cristianesimo. Memorabile il suo incontro, nel 1934, con Céline, che si proclama ateo e, appena tornato dalla California, gli confessa le sue perplessità dinanzi a un Occidente che non ha più scopi spirituali e ha perso la sua ragion d’essere abbandonando il cattolicesimo. L’unica personalità con cui non riuscì a legare fu Bloy, che vide una sola volta e da cui ricevette una lettera che l’accusava di essere un prete mondano. Mugnier giustamente non gli rispose. «Il torto di noi cattolici francesi - annota nel Diario nel 1885 -, di noi preti, è di considerare gli increduli come nemici da schiacciare, ignorare e non convincere, persuadere e convertire». Marie Noël, il cui vero nome era Marie-Mélanie Rouget, era nata a Auxerre nel 1883 e sin da giovane si dimostrava ipersensibile e rapita dall’assoluto, tanto da attraversare vere crisi mistiche. Aveva ricevuto un’educazione musicale e divenne un’eccellente pianista. Ma la sua vera vocazione era la poesia. Il giorno di Natale del 1904, la tragedia della morte del fratellino a soli 12 anni e l’abbandono da parte del giovane che amava la spingeranno a scegliersi il nome di Marie Noël e le suggeriranno i temi dominanti della sua opera, l’amore e la morte. La sua prima raccolta è del 1920, Les chansons set les heures, cui molte altre seguiranno ( Les chants de la merci del 1930, Chants et psaumes d’automnedel 1947, Chants d’arrière saison del 1961 e, dopo la sua morte avvenuta nel 1967, Chants de quatre-tempsdel 1971). Purtroppo in italiano non esiste quasi nulla.
Ma torniamo allo scambio di lettere, che come accennato ha inizio nel 1918 attraverso una richiesta esplicita da parte della poetessa di una direzione spirituale. Marie Noël è angosciata dal dilemma se continuare nella lettura di opere filosofiche e letterarie che le danno sollievo intellettuale e spirituale, ma sono messe all’Indice: «In fondo - scrive - la terribile questione è che non riesco a conciliare il mio amore per le lettere con le esigenze della mia fede». Esplicita le giunge la risposta dell’abate: «Leggete senza alcuno scrupolo. Voglio che restiate cattolica, ma una cattolica che usa la ragione e gioiosa, se possibile, trovando nella fede un aiuto, uno slancio, non un ostacolo». Un anno dopo, lei chiederà consiglio a proposito della lettura di Emerson e Whitman, e anche in questo caso la risposta sarà positiva: «Non opponete i saggi ai santi». Su questa linea si dipanerà la loro amicizia, anche quando si conosceranno di persona, nel 1921, e si vedranno più e più volte.
Come si intuisce, è un cristianesimo tormentato quello di Marie, che attraversa nel corso della sua esistenza fasi di malattia e di nevrosi e che conosce 'la notte della fede'. Mugnier sempre le sta accanto e la sostiene: «Non è possibile che tutti i doni che avete ricevuto siano paralizzati da una concezione giansenista della vita cristiana », le scrive nel febbraio del 1921. E intuisce di aver a che fare con una grande poetessa: «Voi siete una figlia di Villon, ma siete più cristiana di lui, e avete una dolcezza e una malinconia che sono divine» (20 giugno 1923). Altrove la chiama «figlia di Dante» e la rassicura: «Voi resterete nella storia letteraria francese l’unica e vera poetessa cristiana del nostro tempo, e non solo» (10 gennaio 1931). Nel volume appaiono anche riferimenti alle tenebre che avvolgono l’Europa per colpa del nazismo. «Il Lupo è sempre più presente quest’anno e le foreste della Boemia lo sentono ululare», si legge in una lettera del settembre 1938 di Marie Noël, atterrita per l’espansionismo hitleriano, la quale poi aggiunge: «Francia addio, abbiamo abbandonato la Cecoslovacchia!».
Altrove Mugnier lamenta l’emergere dell’antisemitismo che aborrisce. Ma la fede e la poesia sono il leitmotiv dell’epistolario, assai ben curato da Xavier Galmiche, che presenta alla fine anche un poemetto inedito di sei pagine di Marie Noël, Ténèbres. Versi inquietanti che hanno per protagonista un prete assalito dal dubbio. Mugnier, pur apprezzandoli e definendoli «magnifici», invita Marie ad attendere a pubblicarli perché potrebbero scuotere troppo le coscienze dei credenti. «Ma non distruggeteli - le scrive nel 1925 -. Un giorno avrete l’occasione di servirvene». Marie gli obbedisce e accetta di non inserire il poemetto nelle sue raccolte future. Anche quando Mugnier muore, ella non avrà il coraggio di renderli noti. Solo ora vedono la luce.