Sette secondi, sette anime senza più vita e sette vite da recuperare. Dopo La ricerca della felicità Gabriele Muccino e Will Smith tornano a raccontare e a interpretare in
Sette anime il desiderio di redenzione e la necessaria profondità dei legami umani. Will Smith è Ben, un uomo logorato dalla colpa di aver tolto, a causa di un incidente stradale, la vita a sua moglie e altre sei persone. «Se la mia vita fosse insignificante sarebbe già una promozione» dice Ben; e così per renderla degna di essere vissuta e per recuperare il male provocato decide di donare a persone sconosciute ciò che ha: i suoi organi, vitali e non, e anche la sua casa. E sceglie sette persone. Buone, pazienti, brave e senza mezzi o risorse per cambiare e recuperare salute e pace. Occhi per un cieco, con la passione del pianoforte, una casa per una madre con due figli, sottoposta alla violenza del convivente, una parte di fegato per una donna che si occupa di problemi sociali, un rene per un allenatore «che è una brava persona anche quando non è osservato dagli altri», un pol- mone per il fratello, il midollo per un bambino e infine un cuore per una donna, Emily (interpretata da Rosario Dawson), il personaggio chiave attorno al quale si costruisce la storia d’amore. «È un film pericoloso e cupo – spiega Muccino ai giornalisti italiani – che spiega, secondo me, la capacità salvifica dell’amore. Volevo raccontare cosa succede alle persone che provocano accidentalmente la morte di altri, che soffrono e sono incapaci di tornare alla vita passata e cercano modi per rendere la loro vita utile. Ma è una storia d’amore prima di tutto». «Potrei definire il film – aggiunge Will Smith – una tragedia fantastica che ha come protagonista un uomo che soffre e che, pessimista e in un certo senso malato mentalmente, cerca una via di redenzione. È la prima volta che piango leggendo una sceneggiatura:
Sette anime è un film che ti fa lavorare intellettualmente e spiritualmente e, solo grazie al rapporto speciale che ho con Gabriele Muccino, sono riuscito ad interpretare questo personaggio depresso e così distante da me». In risposta alle critiche negative dei giornali americani Muccino risponde: «Credo che non sia stato compreso, forse perché è un film così diverso e poco neutrale: ho sempre imparato dalle critiche, ma in questo caso posso dire che non sono stato compreso dai giornalisti, ma dal pubblico americano che ha amato il film che, in due settimane, ha raggiunto i 60 milioni di dollari al botteghino». Sarà, ma
Sette anime (che da domani invaderà 600 cinema italiani), che mira ad emozionare e a far parlare del senso della vita, resta però un melodramma che, all’intensa interpretazione degli attori e alla bravura del regista, non affianca un’adeguata sceneggiatura, dove purtroppo prevalgono dialoghi statici, lasciando impresso un fastidioso sottofondo di buonismo.