Fumetti. Addio a Quino, l’inventore di Mafalda bambina terribile
Quino a Milano per una mostra organizzata dal Touring Club Italiano
Ieri Mafalda ha compiuto gli anni, cinquantasei. Il suo inventore, il disegnatore argentino Joaquín Salvador Lavado Tejón, in arte Quino, se ne è andato oggi a 88 anni.
«Quino è morto. Tutte le brave persone del Paese e del mondo lo piangeranno» ha twittato il suo editore Daniel Divinsky. Quino aveva avuto un ictus nei giorni scorsi, che ha provocato un peggioramento delle sue condizioni di salute.
Figlio di immigrati andalusi, era nato a Mendoza il 17 luglio 1932 ed era stato chiamato con quel simpatico nomignolo per distinguerlo dallo zio Joaquin Tejón, pittore e disegnatore pubblicitario. Partito per Buenos Aires, a 30 anni Quino realizza la sua prima mostra e pubblica il primo libro di vignette mute Mundo Quino.
L’anno dopo, il 1963, la svolta della sua carriera: la creazione di Mafalda, la cui genesi è piuttosto curiosa. Quino doveva infatti inventare un personaggio per pubblicizzare una marca di elettrodomestici, la Mansfield, il cui logo conteneva una M e una A, da cui la bambina Mafalda piena di idee per migliorare il mondo. Quino alla fine non realizza quella campagna pubblicitaria e gli restano alcune strisce.
Così l’anno dopo ecco la nascita di Mafalda sui media: compare in tre strisce e il 29 settembre inizia la regolare pubblicazione delle strisce di Mafalda su Primera Plana, il settimanale argentino più importante dell’epoca. Arriva poi El Mundo e per il Natale del ’66 viene pubblicato anche il primo libro che raccoglie in ordine cronologico le strisce di Mafalda: la tiratura di 5.000 copie viene esaurita in due giorni.
L’Argentina ha trovato la sua mascotte, quella ragazzina che riempie gli adulti di domande mettendo a nudo le contraddizioni del mondo dei grandi. La collaborazione con El Mundo va avanti per oltre due anni e mezzo, fino alla fine del ’67 quando il quotidiano chiude, mentre viene pubblicato il secondo volume delle strisce.
Una panchina a Buenos Aires con la statua di Mafalda, la piccola dalle mille domande scomode - Archivio Fotogramma
Mafalda ricompare in edicola il 2 giugno 1968 (su Siete días) e per la prima volta trenta strisce del personaggio vengono pubblicate anche da noi, ma il primo libro completamente dedicato a lei in Italia appare un anno dopo col titolo Mafalda la contestataria e la prefazione di Umberto Eco.
Sono gli anni della contestazione giovanile e Charlie Brown e Mafalda si insinuano con i loro ironici, beffardi e disincantati interrogativi esistenziali. Quino, approdato anche al cinema grazie a un film argentino, decide di non disegnarla più nel 1973.
Nel ’76, a causa del colpo di Stato in Argentina, il disegnatore si trasferisce prima a Milano, poi a Parigi e nel 1990 ottiene la nazionalità spagnola (a Oviedo c’è una statua di Mafalda omaggio al disegnatore).
Quino accetta di rimettere mano al suo storico personaggio per le campagne di beneficenza lanciate dall’Unicef e dal governo del suo Paese. Lo fa anche dopo il fallito colpo di stato del 1987 contro il presidente Raúl Alfonsín, quando mette in bocca a Mafalda lo slogan: «Sì alla democrazia! Sì alla giustizia! Sì alla libertà! Sì alla libertà! Tutta la vita!».
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