Lutto nello sport. Schianto in elicottero, addio alla leggenda del basket Kobe Bryant
Lo Staple Center di Los Angeles rende omaggio a Kobe Bryant
Da oggi il 'gioco' dovrà portarlo avanti senza di lui. L'ultimo tweet di Kobe Bryant ("continua a portare il gioco avanti. Tanto rispetto, fratello mio") all'indirizzo di LeBron James, che proprio nella scorsa notte ha superato il 'Black Mamba' (il soprannome di Kobe) nella classifica marcatori all-time in Nba, fa un certo effetto se letto a 24 ore di distanza. Perché nel frattempo l'ex stella dei Los Angeles Lakers, ritiratasi nel 2016, si è spenta definitivamente. In una giornata come le altre.
Kobe è morto a 41 anni in un incidente in elicottero vicino a Calabasas, in California, a 30 miglia da Los Angeles. Tra le vittime c'è anche la figlia 13enne Gianna Maria. Non ci sono sopravvissuti. L'incidente è avvenuto intorno alle 10 del mattino, ora locale, a circa 30 miglia a nord-ovest del centro di Los Angeles. Non si conoscono al momento le cause dell'impatto, ma un testimone ha dichiarato all'agenzia Associated Press che a Calabasas il tempo "era molto nebbioso, quindi non abbiamo potuto vedere nulla. Ma poi abbiamo sentito un crepitìo e poi un boom".
Anche se le autorità non hanno ancora ufficialmente diffuso i nomi delle vittime, sembrerebbe confermata la presenza a bordo dell’elicottero in cui è morto Kobe Bryant con la figlia di 13 anni di altre 7 persone, tra cui l'allenatrice della squadra femminile, Christina Mauser, il coach di baseball all’Orange Coast College, John Altobelli che era a bordo con la figlia Alyssa, 13enne compagna di squadra di Gianna Bryant, e la moglie Keri, secondo quanto riferito dalla famiglia dello stesso coach.
Assieme a Kobe Bryant è morta in un incidente d’elicottero anche la sua piccola Gianna (soprannominata "Gigi") di 13 anni: si stavano recando a un allenamento di basket della squadra della figlia. "Mi hanno chiesto più volte se, avendo quattro figlie femmine, desiderassi un figlio maschio che potesse portare avanti la mia eredità. Ma io ho la mia Gigi che lo farà" aveva spiegato Bryant prima della tragedia di domenica 26 gennaio che li ha visti morire entrambi, lasciando senza parole milioni di appassionati di basket in tutto il mondo. - Reuters
Kobe Bryant, uno dei più forti, e popolari giocatori di basket di tutti i tempi, che giocò per venti stagioni ai Los Angeles Lakers tra il 1996 e il 2016 vincendo cinque titoli della NBA.
Reuters
Immediato il cordoglio dei più grandi campioni dello sport e non solo. In un mix di tristezza e incredulità. "Ancora non riesco a crederci", ha scritto su Instagram l'ex velocista giamaicano Usain Bolt. Tra i primi a salutare Kobe c'è anche il suo 'erede' LeBron James, attuale stella dei Lakers. "Ricordo una cosa che ha detto: se vuoi essere bravo in questo, o vuoi essere uno dei grandi, devi lavorare. Non c'è nessuna sostituzione per il lavoro - ha evidenziato - Aveva zero difetti dal punto di vista offensivo. Zero. Ti tiravi indietro rispetto a lui, lui poteva tirare da tre. Lo incastravi un po', poteva aggirarti. Poteva sparare da una distanza media. Poteva giocare nel post. Poteva segnare i tiri liberi. Era semplicemente immortale dal punto di vista offensivo per le sue abilità e la sua etica del lavoro".
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito "una notizia terribile" l'incidente che è costato la vita a Bryant e alle altre persone.
Bryant però aveva un forte legame con l'Italia, paese in cui ha mosso cestisticamente i primi passi (il padre Joe ha giocato tra Rieti, Pistoia, Reggio Calabria e Reggio Emilia da metà anni '80). La Federazione Italiana Pallacanestro ha disposto un minuto di silenzio su tutti i campi e in ogni categoria nelle gare dell'intera settimana. Un piccolo ma sentito e doveroso gesto per onorare la vita e la memoria di Kobe Bryant, campione assoluto che ha sempre avuto nel cuore l'Italia. E non a caso tra i primi a dare l'addio a Kobe ci sono molti sportivi nostrani. Non solo legati alla palla a spicchi.
"Io non ci voglio credere. Ditemi che non è vero, che non può finire tutto così", ha scritto su Instagram Federica Pellegrini. "Non ti dimenticheremo mai, giuro mai. Voglio solo piangere, non riesco a crederci! - la reazione di Gianmarco Tamberi, atleta italiano campione di salto in alto - Svegliatemi da questo incubo". Marco Belinelli, giocatore di basket dei San Antonio Spurs, ha voluto salutare "il mio eroe, non può essere vero...".
Ma Kobe Bryant era un fuoriclasse trasversale con estimatori anche nel mondo del calcio. "Onorato di averti conosciuto. Campione dentro e fuori dal campo!", l'omaggio di Francesco Totti, a cui ha fatto seguito quello di James Pallotta e di tutta la Roma. "Era una vera icona - osserva il presidente giallorosso - i pensieri vanno alla sua famiglia e alle famiglie di tutte le vittime". "Non ci sono parole - commenta il Milan, di cui Kobe era tifoso - per esprimere quanto siamo scioccati nell'apprendere la notizia della tragica scomparsa di uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi".
Con "Dear Basketball" aveva vinto il Premio Oscar come miglior cortometraggio animato nel 2018. Non soltanto anelli Nba e titoli con il Dream Team Usa per Kobe Bryant che ha anche ispirato un corto da Oscar grazie alla commovente lettera che lui stesso aveva scritto e pubblicato su The Players Tribune nel 2015 il giorno in cui decise di lasciare lo sport professionistico.
Kobe aveva sposato Vanessa Laine e con lei ha avuto quattro figlie, l'ultima appena nata. L'unica che aveva seguito le sue orme era Gianna, che è morta con il padre. Ma tutte hanno nomi italiani, in omaggio al Paese che il campione amava tanto.