Cinema. Scomparso John Hurt, l'interprete straordinario di "Elephant Man"
L'attore inglese John Hurt in una foto del 2013 (Ansa/Epa/Sebastien Nogier)
È scomparso all’età di 77 anni l’attore britannico Sir John Hurt. La sua versatilità l’ha visto protagonista in una carriera lunga oltre 60 anni nei classici del teatro, in tv e a Hollywood, dove è stato candidato all’Oscar per la sua interpretazione in Elephant Man di David Lynch.
John Vincent Hurt era nato il 22 gennaio 1940 nella città di Chesterfield nel Derbyshire. Il primo approccio con la recitazione avviene a scuola, a 12 anni: “Ho sentito la sensazione straordinaria – ha ricordato – di trovarmi nel posto esatto dove avrei dovuto essere”. Dopo aver trascorso alcuni mesi a Londra come pittore, nel 1960 riesce a entrare come studente alla Royal Academy of Dramatic Art. Inizia a recitare nei teatri della capitale e ottiene i primi ruoli al cinema. Il primo film importante a cui partecipa è Un uomo per tutte le stagioni, del 1966, in cui è Richard Rich. Una parte secondaria, ma il successo del film lo spinge sotto i riflettori. Cinque anni più tardi è nominato ai Bafta, gli “Oscar” britannici come miglior attore non protagonista in L'assassino di Rillington Place n. 10, di Richard Fleischer. Ottiene per la prima volta il premio nel 1975 come Quentin Crisp in Il funzionario nudo, film tv tratto dall’autobiografia del controverso scrittore. Nella sua carriera vincerà quattro Bafta su sette nomination.
Nel frattempo John Hurt avvia la carriera oltreoceano. Nel 1979 ottiene una nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista in Fuga di mezzanotte di Alan Parker (ma per il ruolo vince il Golden Globe). Nel 1979 è nel cast di Alien, dove è il dottor Kane: è lui il protagonista di una delle scene più terrificanti del film, in cui è ucciso dal cucciolo alieno che "nasce" dal suo petto. L’anno seguente è sul grande schermo in I cancelli del cielo di Cimino ma soprattutto è Joseph Merrick in Elephant Man, capolavoro di David Lynch. È il ruolo della sua vita. La sua straziante interpretazione dell’uomo dall’intelligenza e sensibilità straordinarie intrappolato in un corpo deforme è candidata all’Oscar nel 1981. La statuetta andrà però all’altrettanto superlativo Robert De Niro di Toro scatenato.
“Merrick è stato trasformato in un mostro”, ha detto a proposito Hurt. “Gran parte della mia carriera è legata a vittime, a persone che sono state escluse”. E in effetti nel 1984 è ancora una volta una vittima: è infatti Winston Smith nell’adattamento cinematografico di 1984 di George Orwell. Negli anni seguenti Hurt partecipa a numerose produzioni, ma non sempre di primo livello. Lo troviamo tuttavia, anche se non con ruoli da protagonista, in Cowgirl di Gus Van Sant (1993), Rob Roy (1995), Dead Man di Jarmusch (1995), Contact di Zemeckis (1997). Nel 2001 si ritaglia un cameo di lusso in Harry Potter e la pietra filosofale dove è Olivander, il costruttore di bacchette magiche. Ritornerà nel ruolo dieci anni dopo, negli ultimi due film che chiudono la saga del maghetto. Nel 2011 è in La talpa di Tomas Alfredson e Melancholia di Lars von Trier.
Nel 2015 gli viene diagnosticato un cancro al pancreas, nonostante questo continua a lavorare. La sua ultima apparizione cinematografica è nel 2016 in Jackie di Pablo Larraín, basato sulla vita di Jacqueline Kennedy, dove è il padre gesuita Richard McSorley. La morte è sopraggiunta ieri, nella sua casa a Cromer, nel Norfolk.