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Cinema. Morto il regista Paolo Taviani, maestro di impegno

Angela Calvini giovedì 29 febbraio 2024

Il regista Paolo Taviani morto all'età di 92 anni

Addio al regista e sceneggiatore Paolo Taviani, 92 anni, che con il fratello Vittorio (scomparso all'età di 88 anni il 15 aprile 2018) ha formato la coppia più impegnata e importante del cinema italiano del secondo dopoguerra. Nato a San Miniato (Pisa) l'8 novembre 1931, Paolo Taviani è morto alle 18 di oggi è a Roma nella clinica villa Pia a Roma, vicino alla moglie Lina Nerli Taviani e ai figli Ermanno e Valentina. Lunedì 4 marzo si terrà la cerimonia laica funebre alla Promototeca del Campidoglio dalle 10 alle 13.

"I fratelli Taviani" sono diventati nel tempo un vero e proprio 'marchio cinematografico': nel 1967 iniziarono un'attività autonoma, dirigendo, da allora sempre insieme, il primo film, I sovversivi. Coerenti interpreti di un cinema civilmente impegnato, nella seconda fase della loro carriera, si sono dedicati soprattutto alla rievocazione del passato e alla trascrizione filmica di opere letterarie.

Tra i film di maggior successo dei fratelli Taviani figurano: Sotto il segno dello Scorpione (1969); San Michele aveva un gallo (1971); Allonsanfàn (1974); La notte di San Lorenzo (1982) sulla strage del Duomo di San Miniato del 1944 che ottenne il Gran Prix della Giuria a Cannes; Kaos (1984), ispirato alle novelle di Luigi Pirandello. Il Leone d'Oro alla carriera della Mostra del Cinema di Venezia nel 1986 li invogliò a continuare il loro percorso artistico con Good Morning, Babilonia (1988), con Vincent Spano e Joaquin De Almeida, Il sole anche di notte (1990),Fiorile (1993); Le affinità elettive (1996), dall'originale romanzo omonimo di Goethe; Tu ridi (1998).

Nella loro filmografia spicca Padre padrone (1977), dal libro-simbolo dello scrittore sardo Gavino Ledda, vincitore della Palma d'Oro e del Premio della Critica al Festival di Cannes. La pellicola ottenne anche il Gran Prix al Festival di Berlino, il David di Donatello speciale e il Nastro d'Argento per la miglior regia.

Del 2007 è un altro capolavoro, La masseria delle allodole, tratto dall'omonimo bestseller della scrittrice Antonia Arslan che racconta il genocidio del popolo armeno durante la prima guerra mondiale, mentre nel 2012 i due registi hanno diretto Cesare deve morire, dramma carcerario ambientato a Rebibbia che nello stesso anno è stato insignito dell'Orso d'oro al Festival di Berlino ed è valso ai Taviani i due maggiori premi ai David di Donatello, quelli di miglior film e di migliore regista.

Nel 2015 i fratelli sono tornati alla regia con Maraviglioso Boccaccio, liberamente ispirato al Decamerone. Nel 2017 sono tornati al cinema, per l'ultima volta in coppia, con il film Una questione privata tratto dal romanzo omonimo di Beppe Fenoglio. Nel 2016 hanno ricevuto il David di Donatello Speciale per il 60° anniversario della cerimonia.

Dal ritiro del fratello dopo il 2017 Paolo Taviani si è definito "un mezzo regista" perché metà di lui non c'era più sul set, si sentiva "un impiegato del cinema perché in fondo - spiegava - Vittorio ed io lavoriamo da sempre con certe regole e un certo ritmo, magari nel tempo rallentato dall'età che avanza ma sempre guidato da un rigore di fondo come quello degli impiegati di una volta. I film cambiano, io molto meno e continuo a pensare che facciamo questo mestiere perché se il cinema ha questa forza, di rivelare a noi stessi una nostra stessa verità, allora vale la pena di metterci alla prova". Nel 2022 girò il suo primo film da solo Leonora addio. e stava per tornare sul set per girare Il canto delle meduse con Kasia Smutniak, quattro storie che si intrecciano durante il lockdown causato dal Covid nel 2020.​​

"Io avevo una consuetudine telefonica con lui negli ultimi tempi. Era stato dimesso da poco, doveva incominciare a fare un film, era pieno di entusiasmo, io lo caricavo perché per lui, come per me, il lavoro era la vita, non ci sono alternative". A parlare è Pupi Avati che ricorda commosso il collega regista Paolo Taviani. Che tiene a sottolineare: "Voglio ricordare le ingiustizie che ha patito, le emarginazioni che ha subito nel suo lavoro, Leonora Addio è un film meraviglioso che non ha preso nessun riconoscimento e la cosa mi scandalizzò. Era considerato una persona che ormai non faceva più parte del circolo attivo del cinema italiano, invece aveva una prospettiva nitida e tanti progetti. Il rammarico è enorme, non ci posso credere. Mi mancherà moltissimo".

Tanti i messaggi di cordoglio come quello dell'attore Giancarlo Giannini, voce narrante ne Le affinità elettive, che ricorda non solo il regista, "ma anche una persona di rara gentilezza".