Lutto. Morto il produttore Bibi Ballandi, il “re” della tv che rilanciò Fiorello
Bibi Ballandi (Fotogramma)
«Era buono, Lucio». Non aveva aggiunto altro quel giorno Ballandi, per la commozione, a chi gli chiedeva di Dalla perché commentasse la morte (e la vita) dell’amico con cui ogni mattina alle 7 era solito sentirsi al telefono. «Era buono, Bibi. Generoso, un amico, fratello maggiore e padre, ancor prima che grande impresario»: è la sintesi dei corali messaggi alla notizia della scomparsa del produttore bolognese Bibi Ballandi.
Dal 2005 lottava contro il cancro che ieri lo ha stroncato all’ospedale Santa Maria della Scaletta di Imola. Come ultimo atto di generosità, la famiglia ha autorizzato la donazione delle cornee. E domani mattina alle 11 i funerali nella sua Baricella, il paese della bassa bolognese dove era nato 71 anni fa. Li celebrerà monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito di Bologna e amico personale di Ballandi. Un rapporto nato durante il congresso eucaristico del 1997, quando al Caab di Bologna Bob Dylan (uno dei grandi colpi del produttore e manager) si esibì davanti a papa Giovanni Paolo II. «Fu un evento molto impegnativo – ricorda monsignor Vecchi – e per farlo bene ci voleva un’organizzazione come la sua. Per due anni abbiamo lavorato a stretto contatto. Era un credente e siamo andati a Lourdes insieme. L’ultima volta l’ho visto tre settimane fa, le sue condizioni si erano aggravate, gli ho dato l’unzione degli infermi. Lui sperava di riprendersi».
Profonda gratitudine tra gli artisti, da Celentano a Morandi («io, Bibi e Lucio eravamo come fratelli»), da Fiorello (che ha annullato le sue due date di ieri e stasera e che Ballandi considerava «il figlio che non ho mai avuto») a Milly Carlucci, da Laura Pausini a Michelle Hunziker, da Carlo Conti a Paola Cortellesi, da Panariello a Roberto Bolle. Con loro anche il mondo politico e istituzionale: «Ha scoperto e valorizzato decine di talenti, con lui se ne va un pezzo di storia dello spettacolo» dice il ministro Franceschini; «un faro e un punto di riferimento» gli fanno eco la presidente Rai Maggioni e il dg Orfeo; «un innovatore che ha sempre fatto prodotti di altissimo valore» dice il presidente di Mediaset Confalonieri.
Era appena finita la guerra quando il giovane Bibi, vero nome di battesimo nella creativa Emilia onomastica, seguiva il padre Iso (ex tassista) ad accompagnare cantanti e orchestre in una terra vogliosa di rinascita. Diploma di terza media e professionista impareggiabile, Ballandi inizia la sua vera attività negli anni ’60 lavorando con Mina, Al Bano, Nicola di Bari, Rita Pavone, Orietta Berti, Caterina Caselli fino ai cantautori: De Gregori, De André, Vecchioni, Bertoli e soprattutto Dalla, suo fraterno amico. Manager, ma soprattutto per tutti paterno consigliere: «Agli artisti, ai primi soldi che incassano, bisogna fargli comprare la casa – diceva –. Così restano a corto di contanti e vogliono lavorare». Nell’83 fonda a Rimini il Bandiera Gialla e dà vita alla Ballandi Multimedia con cui dagli anni ’90 in poi mette la firma a decine di show tv, soprattutto per la Rai.
Tra questi il fortunato “Ballando con le stelle” che proprio ieri la conduttrice Milly Carlucci era stata chiamata a presentare su Raiuno nel corso di “Unomattina”. E lì ha appreso dai conduttori Franco Di Mare e Benedetta Rinaldi la dolorosa notizia. “Dobbiamo dare una notizia che credo ti sconvolga, sto cercando un modo delicato di dirtelo” è stata la premessa della Rinaldi, che ha subito aggiunto: “Forse non è il momento di chiederti un commento”. “Ci dispiace dirlo così – aggiunge Di Mare -, non potevamo non dare la notizia”. Milly Carlucci riesce solo a dire che mai avrebbe voluto ricevere la notizia in quel modo, benché poco dopo accetti di rispondere ad alcune domande su Ballandi da parte di Eleonora Daniele nel successivo spazio.
Inevitabile lo scatenamento di commenti sui social. Nel mirino ovviamente la Rai. "Credo che neanche la D'Urso arrivi a comunicare la morte di una persona davanti ad un'amica in diretta" dice qualcuno. "Vergognatevi" aggiunge qualcun altro. E poi "sciacalli", "avvoltoi", "tv pessima e pornografica" (lo scrive Dj Aniceto), la "Rai prenda provvedimenti". Tra i tweet anche quello di Carolyn Smith: "Trovo molto crudele che abbia appreso la notizia in diretta tv. Unomattina poteva aspettare 30 secondi e darle la notizie nel backstage!".
Eppure non è la prima volta che ferali notizie vengono date in diretta anche alla presenza di personaggi intimamente coinvolti nel dramma. Un caso su tutti fu l’annuncio in diretta durante la “Domenica Sportiva” della morte in incidente d’auto in Polonia dell’ex calciatore della Juventus e della Nazionale Gaetano Scirea. Il conduttore, Sandro Ciotti, dette la notizia a tutti gli italiani, tra cui Marco Tardelli che era lì in studio e che di Scirea era stato compagno di squadra e fraterno amico. Tardelli, turbato e scosso, chiese scusa, si alzò e uscì dallo studio. I social allora non c’erano ancora e nessuno si indignò. La funzione della televisione e il “bello della diretta” probabilmente furono capiti. Il Paese pianse, tutti insieme.