Agorà

Cinema. Morta Pampanini, diva del dopoguerra

Fulvio Fulvi mercoledì 6 gennaio 2016
​È stata la prima vera diva del grande schermo nel Dopoguerra. Simpatica, spontanea, brillante, estroversa, di una bellezza dirompente, l'attrice fu spesso relegata in parti da "fatalona" in commediole di mediocre fattura. Ma Silvana Pampanini ha dimostrato di essere una grande interprete del cinema, non solo italiano. "Ninì Pampam" (era il nomignolo affibbiatogli dal pubblico e dalla critica), è morta oggi, a 90 anni, su un letto del Policlinico Gemelli di Roma, l'ospedale dove due mesi fa era stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico all'addome che ha comportato delle complicazioni.  La sua è stata una carriera costellata di successi e di "rumori" dovuti alla sua avvenenza, ai numerosi corteggiatori illustri che respinse, e al "caratterino" che si ritrovava. Figlia di un tipografo, apparteneva a una famiglia veneta trapiantata a Roma, si diploma maestra, studia canto e danza, prende lezioni di pianoforte e partecipa (iscritta da una sua insegnante) al concorso di Miss Italia del 1946 che non vince, tra le polemiche del pubblico scagliatosi contro la giuria. Ma Silvanona, come la chiamava Alberto Sordi, diventa subito popolarissima e le si spalancano le porte di Cinecittà. Ma è solo nella prima metà degli anni '50 che la Pampanini dà prova delle sue capacità recitative grazie a registi di rango come Luigi Zampa, che la dirige in Processo alla città, e Pietro Germi, che le affida un ruolo importante in La presidentessa. Il suo talento potè esprimersi anche con Giuseppe De Santis, uno dei padri del "secondo neorealismo", che la chiamò per fare la ragazza povera ma bella nel drammatico Un marito per Anna Zaccheo. Memorabile la sua interpretazione della commedia Il candidato, di Gustav Flaubert, diretta per la televisione da Maurizio Scaparro, nel 1971. Fu anche regista di un cortometraggio sulla vita e le opere di Giuseppe Verdi: Melodie a Sant'Agata, del 1958. Del 1996 la sua autobiografia, dal titolo emblematico: Scandalosamente perbene. Recitò con tutti i più importanti attori italiani in un centinaio tra film e ficiton televisive, dal 1946 al 1999. Fu compagna di set anche di Jean Gabin (in Bufere) e Buster Keaton (ne L'incantevole nemica). Le vennero attribuiti flirt con principi e star del cinema, da Orson Welles a Tyrone Powe a Totò che la corteggiò a lungo e con insistenza, ma senza risultati. Non si sposò mai e non ebbe figli. «Perché da sola, senza mariti produttori e amanti sceneggiatori o registi - diceva -, ho conquistato il mondo, girando in Francia, in America, in Spagna, in Messico. Ecco, questo è il mio più grande orgoglio: non devo dire grazie a nessuno». Silvana Pampanini si allontanò dal mondo del cinema quando capì che non era più genuino come quando cominciò a lavorarci. Nel dicembre 2006 sbeffeggiò pubblicamente Gina Lollobrigida (sua storica "antagonista" nelle parti da "maggiorata" nei film anni '50) che si stava sposando con un uomo molto più giovane di lei. Silvana Pampanini era molto devota a san Pio di Pietrelcina (si recò più volte a San Giovanni Rotondo in pellegrinaggio) e a sant'Antonio da Padova. I suoi funerali si svolgeranno venerdì 8 gennaio ore 11 presso la parrocchia Santa Croce di via Guido Reni a Roma.