Addio a
Elisabetta Terabust, ballerina che ha segnato la storia della danza del secondo Novecento, prima danzando accanto a giganti come Nureyev e poi prendendo le redini di diverse compagnie di ballo italiane.
Nata a Varese nel 1946, si è spenta tra nella notte tra domenica e lunedì a Roma a 71 anni. Credeva nei giovani, tanto da nominare nel 1996 un allora ventunenne
Roberto Bolle primo ballerino del Teatro alla Scala. Intuiva il talento, scommetteva sui danzatori di domani la Terabust che si era formata a Roma alla Scuola di ballo del Teatro dell’Opera entrando subito nel Corpo di ballo: prima ballerina nel 1966, étoile dal 1972. L’incontro con
Roland Petit (il coreografo che più l’ha segnata e plasmata) che nel 1973 la vuole al suo Balletto di Marsiglia creando per lei un nuovo
Schiaccianoci. Arriva poi da Londra la chiamata del London festival ballet (oggi English national ballet) che la lancia definitivamente sulla scena internazionale:
nella capitale britannica accanto ai classici la Terabust si confronta con lo stile di George Balanchine, John Cranko, Glen Tetley. Negli anni Ottanta il ritorno in Italia all’Aterballetto dove danza William Forsythe, Alvin Ailey e Amedeo Amodio. Tutti coreografi, quelli incontrati sul palcoscenico, che la Terabust porterà nelle compagnie di danza che sarà chiamata a dirigere dopo l’addio alle scena. Dal 1990 al 1992 torna “a casa” a Roma, nel 1993 la chiamata alla Scala dove lancia, appunto, la carriera di Bolle e di molti altri giovani talenti, da Massimo Murru a Marta Romagna. Arrivano poi MaggioDanza a Firenze e la compagnia del San Carlo di Napoli.Nel 2007 un breve ritorno alla Scala che domani sera la ricorderà con un minuto di silenzio prima del balletto
Goldberg Variationen e le dedicherà la prima del
Bolero di Bejart con Bolle in scena il 10 marzo. Di recente la nomina a direttrice onoraria della Scuola di ballo dell'Opera di Roma. Città dove la Terabust ha chiuso gli occhi.