Mondiali di ciclismo. Filippo Ganna oggi tenta il bis d'oro nella cronometro
Filippo Ganna sulla pista di Glasgow
Filippo Ganna è chiaramente il nostro portabandiera, ma porta anche medaglie: tante. Se si considerano quelle mondiali, al momento, d’oro sono nove, che potrebbero diventare dieci proprio oggi, nella prova contro il tempo su strada, dove per due volte Filippo Ganna è già stato campione del mondo. Poi ci sono sei titoli iridati su pista nell’inseguimento individuale (nessuno come lui) e uno a squadre. E come una ciliegina c’è quell’oro olimpico con il quartetto alle Olimpiadi di Tokio 2020 in società con Lamon, Milan e Consonni con tanto di record del mondo e in “proprio” quel record dell’ora che è ancora imbattuto. È il nostro uomo d’oro e chiaramente non è solo un modo di dire, per il 27enne granatiere di Vignone (Verbania) è un modo di fare. Lui se corre, generalmente, vince. Diciamo che la sua incidenza realizzativa è pari al miglior Messi o CR7. Basta mettergli un numero sulla schiena e non mettergli troppa pressione, anche perché non ce n’è bisogno, e il resto lo fa lui. L’importante è convincerlo, con le buone, a fare ciò che noi speriamo.
Come domenica sera, dopo la finale persa con il quartetto azzurro sabato sulla Danimarca, il ct Marco Villa l’ha preso in disparte e gli ha detto: «Filippo, stai talmente bene che domani puoi fare la differenza nell’inseguimento individuale: sei qui a ballare, balla…». E lui, domenica sera è andato a ballare sulla pista di Glasgow, dove si è portato a casa il sesto titolo mondiale battendo il compagno di squadra (alla Ineos) e amico, l’“Ingegnere” Dan Bigham. Sotto di oltre 2” fino all’ultimo chilometro, ha poi acceso il turbo recuperando tutto e andando a vincere per l’inezia di 54 centesimi, 84 centimetri. «Da fuori sembra tutto facile, vai in pista e vinci. E invece è l’esatto contrario: soffri e cerchi di fare tutto al meglio, di scontato non c’è nulla», dice il piemontese simbolo nel mondo del nostro movimento ciclistico che fatica a produrre un corridore per le classiche e i Grandi Giri, ma su pista è chiaramente riferimento. «Me la sono vista brutta, quando ho capito di avercela fatta è stata una liberazione».
In questo ciclismo dei Mathieu Van der Poel, che domenica scorsa si è laureato campione del mondo, anticipando il meglio del meglio che risponde al nome di Wout Van Aert, Tadej Pogacar e Mads Pedersen, ma che conta anche Evenepoel e Jonas Vingegaard, il ciclismo italiano può mostrare con orgoglio il proprio ragazzo d’oro. È il fuoriclasse della velocità, l’uomo che accorcia il tempo e lo trasforma nell’infinito. Vederlo all’opera è uno spettacolo, registrarne i trionfi è un piacere che si trasforma in estasi. L’uomo del tempo non ama gli orologi, tutt’al più li sa regolare, al punto da essere l’unico nella storia a detenere contemporaneamente tutti i primati contro il tempo: quello dell’ora (56,792) stabilito nello scorso ottobre, quello sui 4 chilometri (3’59’’636) e quello dell’inseguimento a squadre (3’42’’032) valso l’oro del quartetto due anni fa a Tokyo. Il titolo iridato nella crono di oggi «è il grande traguardo di questa stagione», conferma. Un fisico da granatiere, capace di spingere rapporti impossibili, Pippo Ganna vive ad Ascona, in Svizzera, ma spesso e volentieri torna nel suo Piemonte, a Vignone, nel Verbano, da mamma Daniela, papà Marco, ex atleta olimpico della canoa detto “il tedesco” («È tosto, leale, rispettoso: un uomo di regole», dice Pippo del papà) e dalla sorella Carlotta, alla quale è legatissimo, fidanzata del cronoman Matteo Sobrero.
Velocissimo in bici, una delle sue virtù di Filippo è l’ozio. Sa riposare e prendersi il suo tempo, soprattutto con gli amici di una vita. Pantofolaio? Lui risponde che ama la quiete, le passeggiate, guardare serie tv e ascoltare la buona musica. Ha due cani, Mia e Blu e, nei limiti dei suoi impegni sportivi, è anche una ottima forchetta: «Dopo tanti sacrifici e molte diete, so concedermi anche delle ottime grigliate di carne che preparo di persona sul barbecue, mentre per l’arrosto, le crostate e il risotto mi affido alla mamma». È fidanzato con Alice, personal trainer di 25 anni «Mi piace perché non mi tratta da Ganna, ma come Filippo», dice lui che però non ama approfondire troppo quello che per lui è privato e tale deve rigorosamente restare.
Operato agli occhi a inizio stagione, Pippo con la bici non ha avuto un amore a prima vista: difatti ha provato pallacanestro e pallavolo («Ero mancino, mi mettevano con i più grandi e non mi divertivo assolutamente»). La bicicletta? Al primo tentativo sui pedali voleva smettere per la fatica. Quando gli è tornata la voglia è diventato Superpippo Ganna.