L'Unità d’Italia si fa a Borgo Panigale, la patria della Ducati. La “Rossa” su due ruote finalmente fa salire in sella il “Dottor” Rossi, per il mondo intero, semplicemente Valentino. Un matrimonio Rossa&Rossi che s’aveva da fare quasi un decennio fa. Un corteggiamento più lungo di un rettilineo del Mugello, fatto di rincorse sulla via Emilia, fino alla montefeltrina Tavullia, terra madre del 32enne 9 volte campione del mondo del motociclismo. E ancora discese ardite e risalite come a Laguna Seca, infine l’agognato «sì» e il divorzio con la gialla Yamaha dopo 6 anni e 4 titoli iridati vinti nella classe regina. Valentino per la prima volta oggi entra ufficialmente nella fabbrica dei sogni carenati. Emozioni a mille si inseguono per i corridoi degli uffici e gli studi dello staff della Ducati corse fino ai reparti della fabbrica. Qui ad accoglierlo in tuta rossa, la carica dei 1000, gli operai (il 30% sono donne, età media 23 anni) che non vedono l’ora che inizi lo spettacolo. Una nuova era che si preannuncia scoppiettante come il carattere del fumetto vivente Valentino, che chiude la porta sulla precedente stagione felice vissuta con l’australiano timido Casey Stoner, primo campione del mondo in MotoGp con la Ducati. Addio alla numero 27 oceanica dell’ex “Rolling Stoner” e sotto con il tutti insieme appassionatamente, al seguito della Rossa numero “46”, che andrà in mostra sotto il grande casco del Museo, in cui la memoria storica, Livio Lodi, scalda l’ugola per un ripasso generale con Valentino sull’epopea dell’azienda fondata, nel 1927, dai cavalieri Ducati, i fratelli Adriano, Bruno e Marcello. Da allora, non è mai andato perso lo spirito familiare borgopanigalese che si è evoluto nella moderna filosofia
Kai-zen, sistema avanguardistico mutuato da Toyota, sbarcato dal Giappone in Europa sotto l’egida del know-how Porsche per essere tradotto dalla lingua dell’imperatore nipponico in felsineo: «Un prodotto già valido si può sempre migliorare». Certosine, le mille tute rosse assemblano in due ore e mezza i 1000 pezzi che servono a forgiare la mirabolante Desmosedici. Da queste mani sapienti e educate alla concezione del «stiamo costruendo solo pezzi unici», ogni giorno vengono prodotte 200 moto, pronte per la consegna in 65 Paesi, per la gioia delle stelle di Hollywood Tom Cruise e Brad Pitt e per i ducatisti di lungo corso come l’amico Carlo Menichini che della Rossa ha fatto una fede. Una piccola-grande comunità laica che sogna, in questo 150° dell’Unità d’Italia che Valentino - e anche il suo compagno di team, l’americano Nicky Hayden - ha fatto stampare sulla carena della nuova sposa in rosso. Un matrimonio costoso certo, con l’aiuto degli sponsor quasi 25 milioni sono stati sborsati per portare Rossi a Borgo Panigale e farlo restare qui almeno fino a giugno 2013. Però il marchio «riconoscibilissimo» Ducati, insieme all’energia carismatica dell’eterno Peter Pan della MotoGp, dovrebbe garantire un ulteriore accelerazione nel comparto vendite (specie in Asia, imminente l’apertura di uno stabilimento in Thailandia). In un mercato che, nell’ultimo triennio, a seguito della crisi mondiale ha fatto registrare un calo complessivo del 52%, l’unico rosso che qui riconoscono non è relativo ai bilanci, ma quello del telaio delle moto più potenti e invidiate del mondo. «Nel 2010 abbiamo incrementato le immatricolazioni del 5% con 36.200 moto per una quota di mercato dell’8,6%, più 1,5%», dice soddisfatto il presidente di Ducati Motor Holding, Gabriele Del Torchio, promotore con i suoi dirigenti di una strategia “anticrisi” molto semplice, ma assai poco emulata nell’affannoso mondo del lavoro: si sono ridotti gli stipendi del 10-20%. E ora con l’approdo di Valentino, sperano di mettersi definitivamente alle spalle anche i venti di tempesta finanziaria che per fortuna hanno solo lambito questa splendida industria emiliana, prefigurando quella che qui già chiamano la “reinterpretazione del Dna ducatista”. «Via a nuovi modelli supersportivi, ma più guidabili e, forse, più accessibili a nuove fette di mercato», spiega Del Torchio. Il motore è caldo, gli uomini, dalla fabbrica al paddock sono già tutti schierati ai loro posti. Adesso serve solo il miglior Valentino, con una spalla a posto e lo spirito di sempre, per accendere nuove speranze e scaldare i vecchi cuori, rossi d’amore, del grande popolo Ducati.