L’aereo che punta la pista è come una freccia che centra il bersaglio del presente e scatta verso il futuro. Aeroporto Franz Josef Strauss, Monaco di Baviera. Il secondo più importante di Germania (dopo Francoforte), che dopo l’11 settembre, invece che vedersi tarpare le ali ha preso a volare sempre più in alto. Un po’ di numeri, alla rinfusa: circa 6000 voli a settimana, 224 destinazioni intorno al mondo, oltre 34 milioni di passeggeri nel 2008, secondo miglior aeroporto d’Europa e quinti al mondo secondo l’agenzia specializzata
Skytrax. Due piste (e una terza in arrivo), sicurezza ai massimi livelli, attenzione al verde (centinaia di mezzi convertiti per funzionare a carburante ecologico). Ti riempi gli occhi, prima di dirigerti verso la città. Fuori, il resto. Due linee di metropolitana, a collegare aeroporto e centro: mezz’ora, poco più, la durata del tragitto. Mai fermarsi, però, se il mondo va avanti. E allora ecco il progetto che guarda ancora oltre: il Transrapid, treno elettrico ad alta velocità, roba da oltre 300 chilometri all’ora, che collegherebbe aeroporto e stazione centrale in una decina di minuti, secondo più secondo meno. La gente, prima di tutto. Tutto in funzione delle persone, secondo il motto della città, München mag Dich, più o meno «Monaco ti ama». Consequenziale (o quasi) che poi qualcuno decida di consegnarle la palma di città più vivibile del mondo. La rivista inglese
Monocle le città del mondo le studia ogni anno, poi le mette in fila: Monaco non è mai stata fuori dalle zone alte, stavolta è finita proprio in cima, prima in senso assoluto. Simona Fina, linguista, a Monaco è di passaggio, per lavoro. Ma ci ha vissuto a lungo. E poi ci ha fatto la spola con Zurigo, altra campionessa del viver bene. La conosce, la apprezza: «Monaco è la più italiana delle città tedesche». Ma mentre si eleva nella classifica della vivibilità, di città italiane non ne riesce a scorgerne una nelle immediate vicinanze, neanche a cercarla col lanternino: «Da questo punto di vista realtà che si somigliano per altri versi vedono divaricare le distanze. Monaco è ben lontana dalle città italiane: qui i servizi sono a dir poco eccellenti, la proposta culturale (teatri, concerti, musei, sport) stupefacente». Servizi, innanzitutto. La metropolitana è un gioiello, i tram ancor meglio. Il livello degli istituti scolastici, più che elevato, a cominciare da quelli pubblici, compresa l’Università Ludwig Maximilian. Quello della sanità, altrettanto: poco meno di 100 cliniche, tutte all’avanguardia. E non manca l’attenzione all’ecologia: l’azienda energetica di Stato sta facendo schizzare in alto l’uso di energie alternative rinnovabili. Senza dimenticare la capillare diffusione di internet: oltre 500 punti wi-fi pubblici. Pregi, una marea. Non solo nei servizi. Tasso di criminalità molto basso (13 omicidi l’anno). E accoglienza esemplare verso gli stranieri. Convivenza senza attriti, soprattutto. Comunità musulmana numerosa ma non troppo, mai ghettizzata in fatiscenti sobborghi periferici. E se da qui prese le mosse la follia di Hitler, non solo il tempo che passa ma anche tangibili segnali aiutano a riporre il triste passato nel cassetto dei ricordi peggiori: un piccolo gioiello di moderna architettura il Jewish Center, a Sankt Jakobs Platz, che ha riconsegnato alla folta comunità ebraica un posto nel cuore di Monaco. Facile, forse, far impennare il termometro della qualità della vita se il danaro scorre a fiumi, anche in periodo di crisi. Monaco e dintorni rappresentano la regione economicamente più florida della Germania. Le conseguenze sono case che costano un occhio della testa, in affitto o in acquisto. Del resto, se le grandi banche prediligono storicamente Francoforte, qui hanno sede altri giganti dell’economia teutonica, da Bmw ad Allianz (di cui porta il nome lo splendido stadio bi-cromatico, l’Allianz Arena), a Siemens. Come pure protagonisti della scena mediatica nazionale: il quotidiano
Süddeutsche Zeitung, secondo solo alla
Frankfurter Allgemeine,
Ard, la più grande tv pubblica, Pro7-Sat1 Media, che ha il primato tra i network commerciali.Luoghi, scorci, angoli. Theatinerstrasse, a un tiro di schioppo dal teatro nazionale, alle spalle di Marienplatz, quando le ombre della sera sono calate da un bel po’: rumori ovattati, lento scorrere di biciclette (di questi tempi, il mezzo di trasporto preferito), vetrine illuminate, palazzi eleganti. I parchi, altra ricchezza. L’Olympia Park e soprattutto l’Englischer Garten (il Giardino Inglese), enorme, sterminato. Singolare esperienza venire fuori, in un pomeriggio soleggiato, e risalire verso l’università, sfiorando il quartiere di Schwabing, il più vivace e giovanile: frotte di giovani fanno il tragitto opposto, in bermuda e infradito, qualcuno recando una tavola da surf (per esercitarsi lungo i torrenti che tagliano il parco). Sei a Monaco, ma ti immagini in un luogo di mare, solo che qui non c’è spiaggia, solo una mare di verde, dove prendere il sole e rilassarsi, per poi dirigersi verso la Pagoda cinese e farsi riempire il boccale, senza mai alzare troppo il gomito. Qui soprattutto, ma anche lungo le rive dell’Isar, il fiume cittadino. E se anche l’occhio del turista vuole la sua parte, non mancano le attrazioni. La facciata gotica del Municipio, su un lato della Marienplatz, i musei (dalla centralissima Residenz al Deutsche Museum, fino al Brandhorst Museum), il Castello di Nymphenburg, più lontano dal centro.Un paradiso in terra? Simona, la nostra guida, ha una riserva: «Un problema c’è: il carattere della gente locale, sempre troppo scontrosa. E questo alla lunga pesa». Come un granello di sabbia in un mare cristallino.