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Cinema. L'attore Modine: «Dio? La risposta è dentro di noi»

Angela Calvini, inviata a Lucca venerdì 27 settembre 2024

L'attore statunitense Matthew Modine

Ama citare il brano What if God was one of us? di Joan Osborne, rilanciato nel 1998 da Alanis Morrisette, l’attore Matthew Modine per descrivere The Martini Shot, il nuovo film dalle tematiche esistenziali di cui è protagonista. « E se Dio fosse uno di noi? Io non so se Dio esista o meno, per questo noi uomini dobbiamo prenderci le nostre responsabilità per una convivenza pacifica e rispettosa del pianeta». Modine, la star statunitense che tutti hanno amato in capolavori sulla guerra del Vietnam come Birdy – Le ali della libertà di Alan Parker e Full Metal Jacket di Stanley Kubrick, e che presto tornerà nella quarta stagione del fenomeno globale di Netflix Stranger Things nei panni del “cattivo” Dr Martin Brenner, è un bell’uomo di 65 anni dai modi eleganti e dal sorriso aperto. Anche quando spiega ad Avvenire il senso di The Martini Shot, il misterioso film sperimentale irlandese scritto e diretto dal regista Stephen Wallis con cui si è presentato l’altra sera alla XX edizione del Lucca Film Festival. Accolto da applausi calorosi del pubblico che gremiva il cinema Astra, Modine si conferma uno degli attori più intelligenti di Hollywood, attivamente impegnato insieme alla moglie per l’ambiente e nel sociale (tra i film in uscita ha anche Hard Race dove è un educatore che organizza un team di ciclismo con i ragazzi del riformatorio), e si permette di scegliere anche film indipendenti come questa pellicola girata in Irlanda che pone tematiche esistenziali sulla vita, sulla morte e su Dio.

Tematiche spirituali che si ritrovano in questa edizione del festival presieduto da Nicola Borrelli che si concluderà il 28 settembre e che ieri sera ha visto la proiezione del nuovo film scritto diretto dall’attore Ethan Hawke Wildcat sulla vita della scrittrice Flannery O’Connor, mentre stasera egli stesso consegnerà il premio alla carriera al grande regista Paul Schrader prima della proiezione di First reformed – La creazione a rischio del 2017, in cui Hawke interpretava la tormentata figura di un pastore di una piccola Chiesa riformata olandese. La premessa di The Martini Shot è una frase di Hans Christian Andersen: «Ogni vita umana è una favola scritta da Dio». E quindi ci interroghiamo su chi sia veramente quel burbero regista dalla lunga barba bianca interpretato da Modine, che in piedi di fronte alla grandiosità delle scogliere di Moher decide di girare il suo ultimo film per raccontare qualcosa di più grande della sua vita. Vita che sta per volgere al termine a causa di una malattia senza scampo: ma lui con entusiasmo e passione arruola una serie di attori anche morti, riportandoli in vita e intessendo discussioni sul senso delle loro esistenze passate. Fra questi spiccano le star Derek Jacobi e John Cleese ex Monty Python. Si tratta di visioni? Si tratta di miracoli? Con un tono ironico molto british questo film paradossale e a tratti strampalato, pone questioni però importanti con alcuni momenti toccanti in questa metafora mistica sottesa al rapporto tra il regista e la sua creazione artistica.

Ma Modine interpreta Dio? « Non ne siamo sicuri, io interpreto un regista che sembra Dio – ci spiega l’attore lasciandoci in sospeso -. Quando leggiamo i testi religiosi ebrei, musulmani, cristiani, ma anche negli stoici come Marco Aurelio oppure in Cicerone, quello che trovi è lo stesso tema: “Come sopra, così sotto, come fuori, così dentro”. Quando cerchiamo qualcosa lo cerchiamo fuori, ma tutto è qui, tutte le informazioni sono dentro. Penso che il personaggio di Steve, il regista che assomiglia a Dio, sei tu o anche il più piccolo animale sul pianeta che cerca qualcosa da mangiare o qualcuno da amare». Modine ha accettato di essere protagonista di questo film indipendente girato in soli 14 giorni su consiglio della moglie, l'attrice Caridad Rivera, racconta: « Lei mi conosce bene, stiamo insieme da 44 anni, ha letto il copione e ha detto: “Questo lo devi fare”. È un film che parla della consapevolezza, della coscienza e dell’accettazione della morte. Marco Aurelio, Cicerone parlavano di queste cose secoli fa e sono rimasto affascinato leggendo quei vecchi testi, perché mi sono reso conto che le conversazioni che avevano allora sono un po' le stesse che facciamo oggi, senza trovare risposta. È un film sulla morte, Marco Aurelio e Cicerone dicono che noi nasciamo con la morte. Noi siamo come la foglia su un albero: vive la primavera, l’estate, il suo autunno e poi cade per terra per dare cibo alla prossima generazione di foglie. Ci dice che dobbiamo accettare la morte invece di sfuggirla» aggiunge.

La morte e la guerra sono anche i temi che Matthew Modine ha attraversato appunto con Kubrick ma anche nel recente Oppenheimer di Christopher Nolan sul padre della bomba atomica dove egli interpretava l’ingegnere Vannevar Bush. « Nel mondo ci sono otto miliardi di persone oggi, non sono mai state così tante. Per questo dobbiamo trovare altre soluzioni, che siano pacifiche – aggiunge l’attore -. Dobbiamo evolverci dall’idea che necessariamente ogni divergenza debba avere uno sbocco nella violenza. Viviamo in un mondo meraviglioso che è l'unico che conosciamo, per questo è così importante la gentilezza, il perdono nei confronti degli altri. Dobbiamo smettere di usare le guerre, la violenza. Dobbiamo proteggere gli oceani con gli animali che vivono dentro, così come la terra in superficie» ha affermato. « Anche io come attore da un palco di teatro, dallo schermo cinematografico o entrando nelle vostre case attraverso la tv ho una responsabilità attraverso quello che dico, che faccio e attraverso il mio modo di vivere. L’esperienza umana comune a tutti è la cosa più importante, al di là delle differenze. Tutti quanti cerchiamo di trovare la pace».