Agorà

Anniversario. Mikan, che sulla linea del tiro libero si faceva il segno della croce

Antonio Giuliano lunedì 21 ottobre 2024

George Mikan (1924-2024)

Da LeBron James e il suo Bronny, compagno di squadra nei Lakers, alle star Tatum e Butler: al via martedì 22 ottobre negli States la nuova stagione del massimo torneo di pallacanestro, l'Nba. Per la prima volta nella storia un papà giocherà insieme con il proprio ragazzo. Un antipasto c’è già stato nel test amichevole contro i Suns. Comprensibile la felicità di papà LeBron lui poi che un padre non l’ha mai conosciuto: «Mi sono chiesto se ciò che stessi vivendo fosse reale o se eravamo dentro Matrix - ha ammesso a fine partita - Un’emozione unica, penso sia una delle cose che più di ogni altra un padre può desiderare». Un momento indimenticabile per la famiglia James avvenuto peraltro nel giorno del 20° compleanno di Bronny. Per la verità però un precedente illustre in Italia ce l’abbiamo: Dino e Andrea Meneghin, che però furono avversari, in una sfida di campionato fra Trieste e Varese di 34 anni fa, il 14 ottobre del 1990.

Chi l’avrebbe mai detto che un goffo spilungone così maldestro da essere scartato ai tempi del liceo sarebbe diventato un giorno la prima superstar del basket americano. Eppure George Mikan ce l’ha fatta, lasciando un’impronta indelebile nella storia della pallacanestro. Al punto che quest’anno se ne ricorda l’anniversario della nascita (avrebbe compiuto 100 anni il 18 giugno scorso). Prima ancora di imporsi nella neonata Nba, Mikan era già il dominatore assoluto nei due campionati precedenti (Nbl e Aba). Alla fine sarà l’unico a vincere 7 anelli nelle 3 leghe statunitensi. Con lui i Lakers divennero la prima dinastia a mettere in bacheca cinque titoli in sei stagioni tra il 1949 e il 1954. E George contribuì alla leggenda del team quando ancora giocavano non a Los Angeles ma a Minneapolis, una vasta area metropolitana con decine di specchi lacustri (da cui il nome “ lakers”). Alto 2,08 metri, fu il precursore di tanti campioni dell’era moderna: ambidestro e implacabile stoppatore, inventò il “gancio” prima che Jabbar ne facesse il suo marchio di fabbrica. Tre volte miglior marcatore Nba e due volte miglior rimbalzista, Mikan fu il primo centro (pivot) incontrastato sotto canestro. Alla sua morte, nel 2005, Shaquille O’Neal spiegò: «Senza di lui non ci sarei io».

I Lakers hanno ritirato la sua canotta n°99 omaggiando così la straordinaria carriera di colui che fu soprannominato “Mr. Basketball” e “The Gentle Giant”, per i suoi modi gentili anche oltre il parquet. E dire che la sua aspirazione massima da ragazzo era quella di diventare prete. Figlio di emigrati, papà croato e mamma lituana, aveva ereditato dai suoi genitori una coriacea fede cattolica. Rimase devoto e non lo nascose mai, anche durante le partite: sulla linea del tiro libero era sempre solito farsi il segno della croce. Un gesto per cui veniva rimproverato e anche sbeffeggiato dagli altri giocatori in campo. Tirò dritto per la sua strada e andò a prendersi il meritato posto tra “gli dei del basket”.