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GIOVANI SUL SET. I mestieri del cinema sfidano la crisi

Fulvio Fulvi mercoledì 6 febbraio 2013
​Altro che santi, poeti e navigatori.... A giudicare dalla miriade di scuole di cinema esistenti lungo lo Stivale, l’Italia sembrerebbe un Paese di registi, sceneggiatori, attori e operatori. Ma non s’era detto che anche la Settima Arte è stata colpita dalla crisi, economica e di idee? Perché tanta abbondanza di centri formativi con il forte rischio che, chi ne esce col diploma, rimanga troppo a lungo disoccupato?«C’è tanta gente che vuole lavorare nel cinema e l’offerta è collegata alla domanda più che al mercato» conferma Armando Fumagalli, direttore del Master Universitario in scrittura e produzione per la fiction e il cinema presso l’Università Cattolica di Milano. È la qualità, dunque, a fare la differenza. Ma come orientarsi? «Il modello formativo più efficace, per quanto riguarda autori e produttori – dice il professor Fumagalli – è quello americano: profondità e semplicità. Se no non funziona». Il Master della Cattolica, che si svolge ogni due anni, è molto selettivo ed è collegato a filo doppio con la Lux Vide, casa produttrice di fiction di grande successo come Don Matteo e Un passo dal cielo. «Loro vengono qui, guardano i migliori e ne prendono sempre, ogni anno, 3 o 4». L’unica scuola pubblica nazionale è quella del Centro Sperimentale di Cinematografia, con sede principale a Roma, impegnata da oltre 75 anni nella scoperta di nuovi talenti, nella formazione d’eccellenza delle varie professioni del cinema. Tra le filiali regionali conta quella di Milano (viale Testi, ex manifatture Tabacchi), specializzata in cinematografia d’impresa, documentario, pubblicità e produzione fiction. Altre scuole del CNCsi trovano all’Aquila (reportage storico e d’attualità), a Torino (animazione) e alla Zisa di Palermo (documentario storico-artistico e docu-fiction). I docenti sono artisti affermati (come Giancarlo Giannini per la recitazione, Giuseppe Rotunno per la fotografia, Daniele Luchetti per la regia), adeguate le attrezzature tecniche e didattiche, non mancano stage, borse di studio e possibilità di reclutamento con il Service Cast che si occupa di "collocare" anche montatori, fotografi, scenografi, produttori, costumisti e tecnici del suono. Ma al CNCnon è facile accedere per via del numero chiuso. La quota d’iscrizione, nel 2012, era di 1.500 euro. Per le tariffe, la Scuola di Cinema e Televisione del Comune di Milano, invece, tiene conto della condizione economica dello studente che può scegliere tra il corso diurno triennale e quello serale pensato per i lavoratori. Ma anche qui vige il numero chiuso (le quote vanno da 700 a 4 mila euro). Si entra gratis al corso biennale (limitato a 66 studenti selezionati da colloqui individuali) della Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté di Roma sostenuta dalla Provincia: nel primo anno gli allievi lavorano insieme, poi le lezioni diventano più specialistiche, con aula, laboratori e training. Sorge a Bolzano la Scuola di Documentario, Televisione e Nuovi Media, Zelig, con corsi triennali e attività diretta di produzione, legata a circuiti accademici internazionali. I docenti provengono dall’area linguistica italiana, tedesca e inglese. La Mediateca Regionale Toscana ospita a Firenze una sede della prestigiosa New York Film Academy con corsi di regia (in pellicola e digitale) e di recitazione. Bologna è sede dell’Accademia Nazionale del Cinema, con corsi anche per tecnico del suono, doppiatore e truccatore. A Napoli opera Teatri Uniti, un laboratorio che punta sull’aspetto artigianale dei vari mestieri e produce cinema. Qui si è formato Paolo Sorrentino. Nel capoluogo campano c’è pure la Scuola di Cinema con un corso per cineoperatore subacqueo.