Sanremo 2023. Mengoni: «Al Festival ha vinto il racconto della fragilità»
Marco Mengoni vincitore del 73mo Festival di Sanremo
Calato il sipario sulla 73ma edizione del Festival di Sanremo per il vincitore del Festival Marco Mengoni è l’ora di un nuovo capitolo della sua già strepitosa carriera, quello dell’affermazione definitiva tra le stelle di prima grandezza del panorama della musica italiana. Fra poco arriveranno il nuovo capitolo del suo progetto discografico Materia e gli stadi, mentre la sua Due vite impazza in radio e sulle piattaforme. Ma l’artista si sente sempre quel ragazzo genuino partito da Ronciglione, paesino di 8000 anime in provincia di Viterbo, per inseguire il sogno della musica, facendo prima il barista, per vincere poi X Factor, piazzarsi terzo al suo primo Sanremo nel 2010 con Re Matto, primo del 2013 con L’essenziale e ora a dieci anni di distanza di nuovo trionfatore con “Due vite”.
Marco, lei quale è la prima persona a cui ha telefonato dopo la vittoria?
E’ stata mia mamma, ma le ho telefonato due volte e non mi ha risposto. L’ho redaguita perché erano le 4 di notte e non era ancora andata a dormire. “Scusa, ma noi eravamo in piazza a festeggiare” mi ha risposto. C’è anche il carnevale nel mio Paese e si è aggiunto un festeggiamento in più.
Lei ha dedicato la sua vittoria alle donne, da un podio tutto maschile dicendo che c’è ancora molto da lavorare nel nostro Paese.
Sicuramente contano anche le canzoni, ma evidentemente non si è arrivati a una meritocrazia di pari opportunità, per come si è visto dal voto. Se guardiamo all’estero succede che artiste come Lizzo sono prime in classifica e si prendono giustamente i meriti che hanno. Mi sarei aspettato di vedere in cinquina dei pezzi come quelli di Madame e Giorgia.
Cosa ne pensa dei generi musicali rappresentati al Festival?
Prima di tutto spero che ci sia più spazio per tutto, per ogni genere musical perché stanno tutti all’interno del mondo magico della musica. Amadeus ha fatto scelte precise e azzeccatissime. Che hip hop, rap e soul siano arrivati al podio non è una cosa da poco. Essendo un amante del soul e del R&B il fatto che l’Italia possa apprezzare un genere che arriva da Oltreoceano mi fa piacere.
Ha pensato come sarà la sua performance all’Eurovision? Ci saranno parti in inglese del suo brano?
Non ho pensato a niente, ma dato che ho un team e mi ritengo una persona che pensa tantissimo, ci inventeremo qualcosa sicuramente.
Ma si rende conto che dopo due vittorie così a Sanremo si comincia ad entrare veramente nella storia della musica italiana?
La vera vittoria di questo Festival è stata quella di mandare dei bei messaggi: si è parlato di fragilità, di momenti bui, di vita, del sentirsi tutti parte di un qualcosa, che sia normale che si vivano anche dei momenti così e che se ne possa parlare. Io ho messo il mio come chiunque di noi ha messo il suo. Non voglio neanche sentirmi “consacrato”, spero che rimanga il divertimento e lo spettacolo che abbiamo fatto.
Lei però ha vinto in tutte e tre le classifiche, Sala Stampa, Giuria Demoscopica e Televoto. Insomma, ha messo d’accordo tutti.
Che peso…(ride, ndr). Delle volte mi sono sentito trattato come fossi il primo della classe, ma non ho mai amato essere il primo della classe neanche a scuola. Per questo mi sono sentito un po’ a disagio. Poi ho pensato che evidentemente il pezzo è arrivato a categorie diverse quindi non devo farmi più problemi. Ma parto sempre dall’idea che non me lo merito, anche se devo pensare di ripartire da qui rimanendo fedele a me stesso ancora per un po’ di anni.
C’è anche ci è stato divisivo sul palco dell’Ariston con i suoi gesti eclatanti come Fedez che ha strappato la foto di un viceministro o Rosa Chemical che ha cercato lo scandalo coi suoi gesti.
Francamente non ho visto, perché a Sanremo vivevo una sorta di bolla, non c’era il tempo di vedere nulla. Quindi non sapevo dello scalpore provocato da Fedez. Il bacio e i gesti di Rosa Chemical? Credo che fossero un sacco di punti al Fantasanremo…
La vittoria a Sanremo la rende ancora più sicuro nell’affrontare la sfida musicale degli stadi?
Mi sentivo già cresciuto nella prova degli stadi l’anno scorso che è stata molto forte, ma oggi era il momento giusto di affrontare un palco cosi importante come quello di Sanremo. E’ indubbio che questa vittoria porti ad avere delle sicurezze in più e una padronanza in più, ma è servito soprattutto anche il contrario. Fare gli stadi e poi arrivare sul palco dell’Ariston mi ha permesso di avere gli strumenti per mettere da parte le ansie e divertirsi. Forse senza orchestra non sarebbe andata così. I maestri sono stati per me fondamentali, mi sono sentito come sul palco del mio tour, li guardavo e vedevo gli occhi di fuoco che hanno i miei musicisti sul palco e mi hanno caricato a molla.
La sua carriera in Europa come prosegue?
Credo che ci sia un lavoro da continuare, ho già fatto molte cose, tour europei e dischi in spagnolo. Mi vado a divertire un’altra volta.
A che punto è con la trilogia del progetto Materia, iniziata con i capitoli Terra e Pelle?
L’obiettivo principale è continuare il disco che ho iniziato a scrivere e che mi sta dando tantissime soddisfazioni. Stiamo riarrangiando tutto, suonando dal vivo in studio e registrando. L’obiettivo fare un bel disco e concludere il progetto materia. Questo disco conterrà molti colori.
Ma Marco Mengoni tornerebbe al Festival di Sanremo?
Lo rifarei mille volte. Mi sono divertito tantissimo.