Scenari. Media, l'IA chiama a una nuova responsabilità
Come spesso succede, per capire il “nuovo” è bene partire dall’antico. Ad esempio dalle indulgenze, con cui la Chiesa assicura la cancellazione delle pene temporali legate ai peccati già confessati. Tra i comportamenti da seguire per ottenerle durante il prossimo Giubileo, la Santa Sede indica l’astenersi «in spirito di penitenza almeno durante un giorno da futili distrazioni» indotte dai social network. Significa prendere atto che la forza persuasiva della comunicazione virtuale è più che mai calata nel reale e ne condiziona l’andamento, le scelte, la linea di condotta. Lo stesso ragionamento vale a maggior ragione per l’intelligenza artificiale, tema affrontato più volte dai Pontefici, compreso, pur se indirettamente, Giovanni Paolo II che nella lettera apostolica Il rapido sviluppo del 2005 indica tre opzioni fondamentali per orientare gli operatori dei nuovi media al servizio del bene comune: formazione, partecipazione, dialogo. Il concetto di “intelligenza artificiale” sarà poi esplicitato più direttamente da Benedetto XVI nel 2006 durante la visita alla Pontificia Università Lateranense, occasione per denunciare il rischio che il «contesto contemporaneo» diventi «sempre più succube della tecnica sperimentale» dimenticando «che ogni scienza deve pur sempre salvaguardare l’uomo e promuovere la sua tensione verso il bene autentico».
Il concetto è stato ripreso in più occasioni da papa Francesco che, come ampiamente riportato su queste colonne, è intervenuto sull’argomento oltre venti volte, dedicandovi, con accentuazioni diverse, il Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2024 e quello per la Giornata delle comunicazioni sociali appena celebrata. Senza voler aggiungere molto a ciò che è stato ampiamente sviscerato si potrebbe dire che la sintesi di entrambi i testi è riassumibile in due richiami: al discernimento e all’impegno. Binomio che porta con sé, inevitabilmente, la chiamata alla responsabilità, con quello che significa per l’etica personale e sociale. Prima ancora di attenersi a una normativa specifica, insomma, il credente dovrebbe sentire come dovere interrogarsi personalmente e con il sostegno della propria comunità sul bene e il male legati alle conseguenze della rivoluzione digitale in atto e, di conseguenza, sugli eventuali paletti da porre alla sua pervasività nella costruzione del “nuovo”. Perché nella visione della Chiesa la prima sfida da vincere, avverte il Pontefice, è quella di crescere insieme, “in” umanità e “come” umanità. In tutti i campi, dal mondo del lavoro, alla scuola, alla comunicazione.
«È diffusa la convinzione che nel contatto delle “nuove” tecnologie con i media tradizionali e, in particolare, con la carta stampata il digitale abbia provocato più corto circuiti che connessioni– spiega Fabio Bolzetta presidente dell’Associazione WebCattolici Italiani (Weca) –. In realtà ha consentito a mezzi come, ad esempio, la televisione, la carta stampata e l’editoria libraria ma anche il cinema di evolversi. Certo, si è trattato di cambiamenti a volte profondi e non senza ricadute occupazionali. Per questo vanno intercettati per tempo. Ecco perché riguardo ai rischi per l’informazione, anche cattolica, mi permetto di porre una attenzione. Di fronte alle trasversali difficoltà del mondo dell’editoria è importante salvaguardare l’unicità e il valore del prodotto giornalistico per cui, di fronte all’equilibrio dei conti di una testata, potrebbe avvenire la tentazione di riempire gli spazi affidandosi anche all’intelligenza artificiale generativa. Altro rischio, abdicare sulla creatività e, più in generale, sul discernimento, valore di ogni riflessione anche giornalistica del fare in-formazione».
Il tema sarà al centro dell’incontro “Quando la comunicazione è veramente umana? Tra intelligenza artificiale e sapienza del cuore” in programma domenica 19 maggio alle 18 presso l’Aula Civica della Battaglia di Vittorio Veneto. L’appuntamento, organizzato nell’ambito del Festival Biblico e per i 110 anni del settimanale diocesano di Vittorio Veneto “L’Azione” vedrà la partecipazione dello stesso Bolzetta e dell’autore dell’articolo che state leggendo con la moderazione di don Alessio Magoga direttore dell’Azione. Punto di partenza, i più recenti messaggi di papa Francesco, in particolare il suo richiamo all’impegno della comunità ecclesiale di fronte all’espandersi dell’Ia. «Lo slancio missionario della Chiesa non può trascurare l’intelligenza artificiale - continua Bolzetta –. Sono a conoscenza di esperienze di utilizzo dell’IA anche in ambito cattolico (ad esempio, per favorire il veicolo sui social di alcuni contenuti testuali prodotti dall’uomo). Credo che la comunicazione della Chiesa di fronte all’IA possa trovare nuovi strumenti e, in spazi e linguaggi innovativi, l’occasione per offrire l’autenticità dell’annuncio in chiave missionaria e di evangelizzazione. Come ha scritto papa Francesco: “La risposta non è scritta, dipende da noi”».
Nessun dubbio, infatti, che l’intelligenza artificiale occuperà un posto importante nell’esistenza delle persone. E questo provoca domande e preoccupazioni. Secondo l’AI Index report 2024 dell’Università di Stanford (i dati sono riportati da Giovanni Tridente nella sua newsletter “Anima digitale”) in un anno la percentuale di chi crede che l’IA influenzerà drasticamente la sua vita in 3-5 anni è passata dal 60 al 66%. In parallelo solo il 37% ritiene che l’intelligenza artificiale migliorerà il suo lavoro mentre per il 32% ci saranno vantaggi per tutta l’economia. Dati parziali, certo, ma che rivelano come il cambiamento venga visto in grigio piuttosto che in rosa. Storicamente è stato sempre così, certo, tuttavia questa volta sembra esserlo ancora di più. «Non siamo di fronte a un problema di dispositivi e, dunque, relegato soltanto all’acquisizione di competenze tecniche – prosegue Bolzetta – ma di un cambiamento antropologico. Quest’anno due Messaggi del Papa – per la Giornata mondiale della Pace e per quella delle Comunicazioni Sociali – sono dedicati all’intelligenza artificiale. Il Governo italiano ha posto l’IA al vertice dell’agenda della presidenza di turno del G7, ha istituito una commissione per l’informazione – presieduta dal francescano padre Paolo Benanti - e la partecipazione (storica) ai lavori di papa Francesco conferma tale attenzione. Riguardo ai criteri, penso sia necessario rilanciare i binari dell’etica su cui veicolare le autostrade (anche decisionali) degli algoritmi». Come dire che le novità, anche le più rivoluzionarie non possono prescindere dal cuore e dai sentimenti dell’uomo. Devono partire dalla persona.