Musica. McCartney, arriva in Italia l’oratorio per Linda
Paul McCartney e la prima moglie Linda
«Quando in futuro saremo separati / la musica ti mostrerà il mio cuore». Sono dolci e struggenti le parole dell’oratorio di Paul McCartney Ecce Cor Meum (Ecco il mio cuore) dedicato all’amatissima moglie Linda scomparsa nel 1998. Il baronetto stava scrivendo un oratorio in quattro movimenti per orchestra, solisti e coro giovanile e di adulti e di ragazzi, commissionatogli dal Magdalene College di Oxford per inaugurare la nuova sala da concerto quando Linda morì facendo interrompere all’improvviso l’opera. «Ho dovuto prendermi un anno di pausa solo per piangere e poi ho ripreso in mano il lavoro - rivelò in varie interviste Sir McCartney all’epoca -. C’è un intermezzo nel mezzo di Ecce Cor Meum, che è un pezzo musicale molto triste e ricordo che ero seduto alla tastiera, piangendo mentre lo suonavo. Mi succede ogni volta».
Un oratorio parte in latino e parte in inglese costato otto anni di studio e di lavoro che prende ispirazione dal culto del Sacro Cuore di Gesù e da una statua del Cristo nella chiesa newyorkese di Sant’Ignazio di Loyola, ai cui piedi campeggia l’iscrizione da cui l’opera prende il nome. Ecce Cor Meum debuttò solo nel 2001 e divenne un album nel 2006, prodotto e orchestrato da John Fraser e premiato come miglior album ai Classical Brits del 2007. E’ stato eseguito con successo alla Royal Albert Hall di Londra e alla Carnegie Hall di New York, ma in Italia però questa quarta composizione di musica colta di Paul McCartney, non è mai arrivata.
È quindi una attesissima prima italiana quella di Ecce Cor Meum, in scena mercoledì 24 aprile alle ore 20 al Teatro Comunale di Ferrara. Si tratta di una nuova produzione della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, in collaborazione con l’associazione Beatlesiani d'Italia, eseguita dal soprano Melissa Purnell e dall'Orchestra Città di Ferrara diretta da Lorenzo Bizzarri, dalla Corale Quadriclavio e dal Coro Voci bianche “I piccoli musici” con gli arrangiamenti musicali a cura di Antonio Aiello e Cristina Zavalloni, che sarà anche la voce che proseguirà la serata con Beatles greatest hits.
Dopo Liverpool Oratorio (1991), Standing stone (1997) e la musica da camera di Working classical (1999) l’ex Beatles torna a confrontarsi con la musica d’arte. «McCartney - afferma Rolando Giambelli, presidente associazione Beatlesiani d’Italia - è un genio della musica. Da bambino cantava nel coro della cattedrale a Liverpool ed ha studiato il latino, in Ecce Cor Meum ha voluto far dialogare questi universi a lui affini». Giambelli è riuscito a portare ora l’opera in Italia grazie all’apertura del Teatro Comunale di Ferrara e del suo direttore artistico Marcello Corvino che sostiene: «Non credo che questo progetto esca dai canoni della classicità. La musica del 900 sono Bob Dylan, i Beatles i Queen, i Rolling Stones. E quindi nella nostra programmazione non c’è nulla di strano se ci sono Turandot di Puccini e l’oratorio di McCartney. C’è tanto che arriva dal passato nelle canzoni dei Beatles, spesso vi troviamo il clavicembalo e polifonie rinascimentali. Gli inglesi hanno sempre avuto un occhio attento al loro passato, anche nei momenti più rivoluzionari tengono salde radici. L’oratorio sta alla musica inglese come l’opera lirica sta alla musica italiana».
Il maestro Corvino ha anche annunciato che suonerà il violino insieme all’orchestra in Ecce Cor Meum : «Ci sono figurazioni per terzine che mi ricordano molto l’opera barocca. Musicalmente ha radici antiche ma anche ovviamente gli occhi di Paul McCartney. La partitura è complessa in alcuni casi, pur essendo scorrevole. Sembra facile ma quando la suoni ti rendi conto della tecnica. I capolavori sono così».
L’opera di McCartney è anche un inno alla pace, «la pace e l’amore sono sempre la nostra vera natura» ripete nella conclusiva Ecce. Alla radio Classica Fm Sir McCartney, che di Ecce Cor Meum ha fatto anche il motto del suo stemma nobiliare, ha spiegato ai tempi: «Non cercavo qualcosa che fosse specificamente cristiano, ma John Taverner mi aveva chiesto di fare la voce narrante di un suo pezzo basato sul poeta greco Cavafy. Sono andato a New York in una chiesa molto decorata e bella. Guardandomi intorno nella chiesa ho visto una statua della crocifissione sul muro e sotto ho visto “Ecce Cor Meum”. Così ho cercato nella mia mente un po' di latino studiato a scuola. Così ho capito che era “ecco il mio cuore” e da lì è nata l'idea per il testo».
Agli interventi del solista si alternano ampie sezioni corali e suggestivi intermezzi strumentali, guardando alla tradizione dell’oratorio latino seicentesco. Ecce Cor Meum è una tenera elegia che l’autore dedica alla memoria della prima moglie, con suggestioni derivate dalle Scritture, ma declinate in modo aconfessionale. A un momento di raccoglimento segue la rinnovata fiducia nel futuro grazie alla forza dell’amore. Spiritus è un’accorata invocazione a un’entità spirituale dalle molteplici declinazioni, affinché guidi l’umanità a percorrere la strada dell’amore senza il quale sarebbe smarrita. In Gratia l’elemento devozionale si trova di nuovo declinato in un contesto laico, dove lo stato di serenità nasce dalla speranza. L’interludio strumentale Lament è l’apice della risonanza emotiva dell’opera, con una malinconica melodia dell’oboe che si muove sui sommessi vocalizzi del coro. In Musica si celebra l’arte portatrice di gioia e guida alla scoperta della saggezza, ma anche dell’amore e della consapevolezza di sé. Con Ecce l’autore si congeda dal pubblico con una celebrazione dell’amore, capace di sopravvivere alla separazione e alla morte; se le fondamenta dell’amore sono solide, ciascuno è in grado di far fronte a qualsiasi avversità, anche quando sente di non farcela e tutto sembra perduto.