Il pianista presenta in cd l’integrale delle “Sonate” cui ha dedicato la carriera. «Ma non rinuncio all’impegno. Riccardo Muti? È deprecabile che abbia lasciato l’Italia»La grinta di quando diede uno scossone alla Società del Quartetto di Milano leggend un comunicato conto i bombardamenti americani in Vietnam ha lasciato spazio a una pacatezza che, forse, spiazza ancora di più. Perché Maurizio Pollini, a 72 anni, non rinuncia all’impegno civile. E se spiega che
«in politica non mi metterei mai» si dice certo «che la politica intesa come interesse per la vita pubblica deve essere tra le priorità di ogni cittadino. In questi giorni ci dicono che se non azzeriamo le emissioni di gas la terra morirà. Come rimanere indifferenti? E poi la guerra.
Occorre dire con forza, oggi più che mai, un fermo no a tutte le forme di violenza». Un appello che il pianista lancia con in mano il box nel quale la Deutsche Grammophon ha raccolto l’incisione delle 32
Sonate per pianoforte di Ludwig van Beethoven. «L’impresa di una vita» iniziata negli anni Settanta con la registrazione delle ultime Sonate e conclusasi a giugno di quest’anno. «Quando ascolto le mie incisioni di qualche anno fa lo faccio come se fossero opera di un’altra persona. Con un certo distacco» sorride, spiegando poi che «la ricerca su
Beethoven dura tutta la vita, non si esaurisce mai». Un percorso, quello dell’integrale delle
Sonate, che non è andato in senso cronologico perché, racconta il musicista, «mi sono sempre gettato a capofitto sulla musica che mi interessava in quel preciso momento, al di là di qualsiasi criterio. Per questo ho iniziato a incidere le ultime
Sonate perché erano quelle che negli anni Settanta mi interessavano maggiormente. E ora non escludo di reinciderle ». Con lo stesso spirito perché «quando si suona una musica si è assolutamente giovani. Si deve esserlo. Un musicista può essere anziano d’età, ma quando si siede al pianoforte deve metter da parte l’anagrafe. Altrimenti è finito». Beethoven aiuta «con trentadue capolavori capaci di raccontare l’animo umano. Ci sono sonate più intime e altre che hanno un aspetto sinfonico. Mi immagino
Les adieux come un piccolo duetto mentre l’Appassionata come agita da una collettività».