Agorà

Sochi. Matti per la neve, i Giochi dei giovani

Mario Nicoliello mercoledì 12 febbraio 2014
All’Extreme Park va in scena la stravaganza. Il teatro di freestyle e snowboard ai Giochi olimpici invernali è il palcoscenico ideale per attori in cerca di successo. Per ragazzi non disposti a recitare a memoria il copione già scritto, ma volenterosi di improvvisare, di andare oltre il canovaccio studiato a tavolino per sconvolgere la trama. Il futuro degli sport invernali è qui. In un ambiente di capelloni, tra copricapi variopinti e giacche extralarge. I funamboli della tavola e degli sci stanno ricompensando il Cio per la fiducia accordata. Snowboard e freestyle sono infatti le due discipline più cresciute in termini di titoli da assegnare rispetto a Vancouver. Chi siede ai piani alti dello sport si è reso conto che i due sport con minore tradizione sono capaci di attirare i giovani e fare proseliti anche in contesti dove gli sport invernali faticano a espandersi, per esempio l’Oceania, l’Africa e il Sud-est asiatico. Così tra le due discipline si stanno cercando sempre più tratti di comunanza, inserendo anche gare simili come lo slopestyle e l’halfpipe.Proprio lo slopestyle maschile dello snowboard ha assegnato il primo oro in ordine cronologico dei Giochi di Sochi, vinta dopo una finale spettacolare dallo statunitense Sage Rotsenburg. Ieri invece nella prova femminile la più brava è stata la canadese Dara Howell, dominatrice di una gara in cui anche l’azzurra Silvia Bertagna ha ben figurato, conquistandosi dapprima l’accesso in finale e poi chiudendo ottava. Il mondo dello slopestyle pullula di gente spericolata e folle, perché per tuffarsi in discesa su un tubo d’acciaio, surfare su una ringhiera e librarsi in aria tra acrobazie e capriole bisogna avere coraggio e freddezza. Per vincere l’oro in terra russa bisogna essere sia eccellenti nelle ringhiere iniziali, sia superare senza problemi il salto della matrioska per poi dare tutto nei tre voli acrobatici finali, farciti di avvitamenti per quasi tutti gli atleti. Il colpo d’occhio dello stadio è più che discreto. In tribuna ci sono tanti ragazzi che si avvicinano agli sport invernali anche grazie allo snowboard: una disciplina fresca ed entusiasmante. L’unica pecca è il tempo morto tra la fine della discesa e la comunicazione dei voti. Se si accorciasse, lo spettacolo potrebbe trarne giovamento. Dopo il successo del debutto dello slopestyle, il Cio si è detto disposto a mantenere la flessibilità nel programma degli sport. «Indubbiamente vogliamo proteggere la nostra storia, ma contemporaneamente dobbiamo mantenere moderni i Giochi per guadagnare nuovo pubblico», ha spiegato il direttore dell’area sportiva della famiglia olimpica Christophe Dubi. Non solo giovani però: snowboard e freestyle sono discipline capaci di ampliare la platea dei Paesi impegnati alle Olimpiadi. Tra gli acrobati sulla tavola o sugli sci ci sono anche australiani e neozelandesi, due nazioni lontane dalla tradizione invernale, ma comunque indispensabili per rendere globale l’attenzione sui Giochi della neve e del ghiaccio. A tal proposito le nazioni in gara a Sochi sono 88, sei in più rispetto a Vancouver 2010. Hanno debuttato Zimbabwe, Malta, Paraguay, Timor Est, Togo e Tonga. Alcune hanno portato un solo atleta, quanto basta per poter timbrare il cartellino. E allargare i confini dell’attenzione televisiva. Rispetto a Vancouver a Sochi saranno assegnati 12 titoli in più. Oltre allo slopestyle e all’halfpipe nel freestyle, allo slalom parallelo e allo slopestyle nello snowboard hanno fatto il proprio ingresso nel mondo a cinque cerchi la gara a squadre nel pattinaggio di figura, la staffetta nello slittino, la prova femminile nel salto, la staffetta mista nel biathlon. Nuovi ingredienti per rendere più succulento il menù olimpico.