Musica. Matteo Romano, da Sanremo a San Pietro con il Papa
Il ventenne cantautore cuneese Matteo Romano
Da Sanremo a San Pietro. Un viaggio anche interiore oltre che geo-chilometrico. Lo compie il fresco ventenne Matteo Romano, “virale” vincitore anagrafico al Festival (in quanto a giovane età) insieme a Blanco con i suoi 19 anni compiuti proprio all’Ariston poco prima di trionfare in coppia con Mahmood e la loro Brividi. E dopodomani, nel pomeriggio di pasquetta, Romano e Blanco si ritroveranno nuovamente, ma in tutt’altro contesto. Dove i giovanissimi non saranno più soltanto loro tra i quasi sessantamila provenienti dalle diocesi di tutta Italia chiamati ad animare piazza San Pietro per l’incontro con papa Francesco che arriverà a incontrarli alle 17.30. Per l’attesa don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei che ha organizzato questo pellegrinaggio, ha pensato a un grande momento di condivisione per una generazione messa a dura prova da due anni di pandemia e ora posta di fronte a uno scenario bellico i cui orizzonti sono indecifrabili.
Ma sarà l’allegria, a braccetto con la riflessione, a scuotere la piazza che vedrà fin dal primo pomerigggio Andrea Delogu e il 21enne comico e tiktoker Gabriele Vagnato condurre le ore che precederanno l’arrivo del Papa, tra gli interventi degli attori Giovanni Scifoni e Michele La Ginestra e le esibizioni delle rivelazioni sanremesi Blanco e Matteo Romano, che dopo il successo di Virale pubblicherà il 22 aprile il nuovo singolo Apatico, accattivante brano che unisce fluidità musicale e densità testuale a una personalissima vocalità. Il ventenne cuneese si conferma così, con Blanco, come la sorpresa pop dell’anno, cominciato con l’approdo al Festival grazie alla vittoria al concorso Sanremo Giovani.
Matteo, che effetto fa essere chiamati a cantare, dopo Sanremo, in un contesto così diverso?
Quando il mio manager mi ha detto della possibilità di andare a esibirmi in piazza San Pietro non mi ha nemmeno chiesto cosa ne pensassi perché ovviamente non ce n’era bisogno. Non vedo l’ora che arrivi lunedì per poter condividere quel momento con tanti giovani come me. Un modo per unirci tutti attraverso la musica e le parole piene di vita che si ascolteranno.
Quanto pesa sull’animo di chi fa musica quello che sta succedendo in Ucraina?
Tanto, in modo angoscioso. Il momento che stiamo vivendo è molto drammatico e a maggior ragione con la musica che consente di esprimere in modo privilegiato i sentimenti e le emozioni i giovani come me possono trovare un motivo in più per continuare a nutrire la speranza nel futuro e ad amare la vita, nonostante tutto quello che sta succedendo.
Cosa canterà in piazza San Pietro?
Beh, la scelta è obbligata. Canterò Virale, il brano che mi è valso l’undicesimo posto a Sanremo. E confesso di essere anche molto contento di ritrovare Blanco, un compagno di viaggio al Festival. Ho avuto la fortuna di conoscerlo ed è davvero un ragazzo d’oro. Sono molto contento di condividere con lui questo momento così importante. Ma io lo vivrò anche con i miei genitori.
Saranno all’incontro con papa Francesco?
Certamente sì. Sono cresciuto in una famiglia attenta ai valori della fede e io ho anche studiato in una scuola cattolica. Però devo ammettere di non essere propriamente un provetto praticante, pur essendo credente. Anzi, mi sento soprattutto in ricerca, continua. Non dobbiamo mai ritenere di aver afferrato delle verità.
L’approccio alla musica è cominciato fin da bambino...
Sì, prima con le percussioni e la chitarra. Poi ho cominciato a cantare e a suonare il pianoforte. Ma devo molto anche a mio padre perché i miei punti di riferimento musicale sono molto legati anche ai suoi ascolti. Non è un musicista ma è un grande appassionato e tra i suoi autori preferiti, e quindi anche tra i miei, ci sono Battiato, De Andrè, Claudio Baglioni, Luigi Tenco, Gino Paoli. Tra gli stranieri Sting, Depeche Mode, Whitney Houston.
Ed Elton John, visto che l’ha portato a Sanremo nella serata delle cover con Malika Ayane...
E ora lo canterò anche nei concerti che spero di riuscire a fare nei prossimi mesi. In questi giorni stiamo organizzando qualche esibizione live in vista dell’estate e ai miei pezzi, da Concedimi a Testa o croce a Casa di specchi, affiancherò qualche cover di artisti italiani e stranieri, tra cui senz’altro Your song di Elton John.
Stanno intanto fioccando riconoscimenti e inviti post-sanremesi...
Sì, è vero. Un premio al Festival l’ho vinto grazie al videoclip di Virale, il trofeo Soundies Awards che è stato istituito per la prima volta proprio quest’anno e ho avuto la fortuna di vincere. Ma mi fa ancora più piacere aver messo all’asta per beneficenza il 45 giri autografato di Virale a sostegno del Gruppo ospedaliero San Donato Foundation di Milano che si occupa di cardiopatie congenite. A Milano adesso mi sono anche trasferito perché mi sono iscritto allo Iulm al primo anno del corso universitario di marketing e comunicazione.
Da studente a precoce docente però, tra pochi giorni proprio nella sua Cuneo...
Beh, sarà molto strano e curioso. Non voglio di sicuro pormi come coach di una generazione. Sì, è vero, sono stato chiamato ad aprire i talk sabato 23 aprile del progetto “The Youth Factor” di Fondazione Artea per avvicinare i giovani al mondo degli eventi culturali. Ma non sarò certo io a dare lezioni visto che sto cominciando ora a studiare marketing e comunicazione. Binomio fondamentale oggi per muoversi nel mondo della musica e dell’arte in generale.
Un cantante e musicista oggi deve soprattutto saper comunicare e promuoversi?
Prima deve essere un vero artista e poi farlo sapere. Non a caso mi sono iscritto a questa facoltà, proprio perché sono consapevole che oggi un artista debba anche saper coniugare una ottimale e adeguata comunicazione e promozione della propria figura e della propria personalità artistica. Ma in ogni caso faccio l’università perché mi piace molto il mondo della scuola e mi sarebbe dispiaciuto dedicare le mie energie esclusivamente alla carriera musicale. Amo molto approfondire gli aspetti anche teorici delle diverse discipline. Siamo nell’era dei social e da un social come TikTok io stesso sono stato lanciato. Confesso di non essere un assiduo frequentatore di TikTok, ma avevo capito che era uno strumento utile per far conoscere la mia musica. È chiaro che la sostanza rimane la musica, anche se oggi più che mai è inscindibile dalla strategia comunicativa.
I suoi gemelli sono anche loro musicisti?
Simone e Jacopo non hanno la mia stessa vocazione artistica, loro sono appassionati di economia e di biologia. Hanno una predisposizione scientifica. Sono anche loro al primo anno di università, Jacopo qui a Milano e Simone a Cuneo.
Dopo tanti singoli, a quando il primo album? O è più strategico pubblicare un brano alla volta?
C’è questa tendenza a fare singoli, ma in ogni caso io vorrei entro fine anno o all’inizio del 2023 pubblicare il mio prima album per dare una certa organicità al mio percorso discografico attraverso un vero e proprio progetto. Prima la musica, poi il marketing.