La mostra. Giovanni Matarazzo: fotoritratti per raccontare la vita
Giovanni Matarazzo, "Autoritratto"
Quindici ritratti, in bianco e nero: uomini, donne, nelle pose più diverse. Accanto, le loro storie, scritte e riportate su pannelli. L’essenziale della mostra di Giovanni Matarazzo, aperta il 21 gennaio a Montefano (Macerata) potrebbe essere sintetizzata in questo modo. In realtà Qui ed ora, attraversando microcosmi sembra un trattato fotografico del counseling, disciplina che aiuta a “fotografare” il momento che ogni persona vive, aiutandola a valorizzare al massimo risorse ed esperienze.
Matarazzo, giornalista, fotografo, appassionato della vita nel suo essere e divenire, costruisce un percorso molto interessante, partendo da una riflessione sul ritratto, oggi quasi ucciso dalla moda del selfie, che, afferma l’autore, emargina il ruolo della terza persona, il ritrattista, per esaurirsi in un prodotto, la foto, che spesso snatura lo stesso soggetto, con l’uso di strumenti, le app, che tolgono verità alla rappresentazione.
Qui e ora Attraversando microcosmi, secondo Matarazzo vuole restituire alle persone la capacità di raccontarsi davanti a un “testimone”, che non lo giudichi, ma che lo lasci esprimere in piena libertà, con quella libertà di cui ognuno è capace o intende applicare. E vuole farlo non soffermandosi solo sull’immagine “retinica” che il soggetto emana, ma dandogli la possibilità di approfondire la sua attuale situazione, cosa che spesso un solo ritratto non riesce a fare».
Così è partito il progetto, con la scelta dei 15 soggetti, selezionati attraverso la disponibilità offerta con una call sui social, con sedute svolte nell’arco di due mesi su un’unica domanda rivolta ai protagonisti: “Che periodo della tua vita stai attraversando in questo momento?”. «Ognuno – racconta Matarazzo – ha sviluppato il suo racconto, soffermandosi sul presente, ma anche riprendendo elementi del passato, o guardando al futuro. Le testimonianze sono state registrate e trascritte, mentre una macchina fotografica riprendeva le persone secondo la sensibilità dell’autore». Successivamente, autore e soggetto hanno concordato una foto “posata” che potesse raccontare ciò che era successo nel momento precedente: un’immagine che racconta l’empatia dell’autore con la persona ritratta e le tante emozioni di quest’ultima. Risultato, le 15 storie, “fermate” in un momento preciso della loro vita con «l’ambizione– spiega Matarazzo – che queste esperienze suscitino riflessioni, aiutino chi lo desidera a superare i timori che spesso abbiamo e che ci portano a nascondere emozioni e momenti di difficoltà. C’è anche materiale di studio e di conoscenza per gli storici e gli osservatori del futuro…».
Non è finita: nella copertina del catalogo si vede una sedia, protagonista a sua volta con i 15 soggetti, con un significato spiegato da Giovanna Bonasegale, nella prefazione: «Quella sedia contiene emozioni, speranze, suggestioni, entusiasmi, stati d’animo pronti a essere depositati e a stratificarsi in uno spazio fisico e temporale che sarà presto di altri, fino a rimanere di nuovo vuota, in attesa». La mostra, nel Museo Ghergo di Montefano, rimarrà aperta fino al 5 febbraio.