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Cinema. Mary Poppins «discriminatorio». Ma perché?

Riccardo Maccioni martedì 27 febbraio 2024

Una delle più celebri immagini del film "Mary Poppins"

Tutto avremmo pensato tranne che fosse politicamente scorretto. Discriminatorio. O addirittura pericoloso per i bambini. Perché Mary Poppins il popolarissimo film Disney diretto da Robert Stevenson nel 1964 con protagonista la meravigliosa Julie Andrews nel ruolo della bambinaia perfetta, bellissima e un po’ maga, ha tanti difetti: è lunghissimo, oltre due ore e un quarto, qua e là un tantino noioso,e, soprattutto, introduce nel vocabolario una parola lunghisima mai imparata: supercalifragilistichespiralidoso, che come noto non vuol dire niente ma suona benissimo, soprattutto se ballato da un gruppo di pinguini formato cartoon in alta uniforme. Ora invece scopriamo che non è più una pellicola per famiglie. In Gran Bretagna, infatti, la sua classificazione è passata da "film per tutti" a "film per minori di 12 anni ma solo se accompagnati da una persona adulta". Il British board of film classification (Bbfc) a 60 anni dalla sua uscita, ne ha cambiato la classificazione in quanto contiene un "linguaggio discriminatorio". Cioè tecnicamente Mary Poppins passa dalla categoria 'U', che sta per "universal" (per tutti) a “Pg”, cioè per "parental guidance" (con la presenza di un adulto per un minore di 12 anni). Alla base l’uso del termine "ottentotti" usato in modo dispregiativo dagli europei bianchi per i popoli nomadi dell'Africa meridionale e nel film utilizzato per riferirsi agli spazzacamini con la faccia sporca di fuliggine.

A vantaggio dei pochi che non l’hanno visto, ricordiamo che Mary Poppins è ambientato a Londra nel 1910 dove una meravigliosa tata si prende cura dei bambini di una famiglia ricca ma triste con l'aiuto di Bert, uno spazzacamino ambulante interpretato da Dick Van Dyke. Una storia che nel 1965 valse al film cinque Oscar, tra cui quello per la migliore attrice e la migliore canzone. Nel corso della narrazione l'ammiraglio Boom, veterano della Marina un po’ svampito che pensa di essere ancora al comando di una nave, usa la parola incriminata due volte. «Recentemente, il film ci è stato ripresentato nel febbraio 2024 per un'altra riedizione nelle sale, e lo abbiamo riclassificato "Pg" per il linguaggio discriminatorio», ha dichiarato un portavoce del Bbfc. Sebbene Mary Poppins vada considerato nel contesto storico in cui è ambientato il film «supera le nostre linee guida per il linguaggio accettabile in 'U'. Abbiamo quindi classificato il film '"Pg" per il linguaggio discriminatorio».

Julie Andrews e Dick Van Dyke - Foto di archivio

Questa decisione britannica cambierà il nostro modo di considerare il film? Credo di no e gli antidoti sono subito pronti: evitare di vederlo in un cinema inglese, farsi ancora intenerire dalla leggerezza con cui la tata più famosa del mondo svuota la sua borsetta, ricordare quante volte da piccoli abbiamo sentito la canzoncina “Basta un poco di zucchero” a ricordarci come sono cattive le medicine che fanno bene. Però anche un omaggio alla storia, quella vera, non di celluloide, la dobbiamo. E allora vale la pena studiare la vicenda dei khoi, detti nel film ottentotti, un popolo dell’Africa australe che nel XVII secolo abitava la regione del Capo di Buona Speranza. Il soprannome di ottentotti, che significa “balbettanti” fu usato la prima volta dai coloni olandesi, a causa di un linguaggio che non riuscivano a capire. Khoi invece, che li indica più correttamente, vuol dire ”uomini” mentre il raddoppio “khoi-khoin” sta per gente. E chissà che l'attenzione dedicata al film non finisca per accendere i riflettori su di loro, togliendo il velo che ha coperto le discriminazioni subite nella vita vera assai più che in quella di celluloide.