Letteratura. Con Gianni Maritati un viaggio tra le pagine in cerca di Dio
Quanti volti ha il Dio di Gesù Cristo nella letteratura più o meno contemporanea? E sono tutti volti noti o c’è anche qualche sembianza che rimanda al Dio ignoto di San Paolo sull’Areopago? È la singolare ricerca - quasi un’indagine da detective - che Gianni Maritati, giornalista del Tg1 e scrittore, porta avanti ormai da diversi anni e che giunge ora a una sorta di conclusione: il terzo volume di una trilogia, quella dei Cristiani contro, che parla dei grandi dissidenti della letteratura.
In questo terzo libro (uscito per Tau Editrice, 15 euro, 114 pagine) sono dodici autori esteri, mentre i primi due erano dedicati a quelli italiani. E si va Geoffrey Chaucer (I racconti di Canterbury) a - sorprendentemente, bisogna ammetterlo - Dan Brown. L’occhio indagatore di Maritati, infatti, non si ferma alla superficie, ma cerca di cogliere il rapporto con il divino più in profondità, anche in scrittori (come l’autore di Angeli e demoni, appunto, o il Nikos Kazantzakis di L’ultima tentazione), di cui si colgono con realismo tutti i limiti e le eterodossie. Ma il discorso qui, come per gli altri di ben più elevato livello (gente del calibro di Victor Hugo, Lev Tolstoj, Gilbert Keith Chesterton, Rainer Maria Rilke e Flannery O’Connor, solo per fare alcuni nomi) va oltre. Perché Maritati, rifacendosi allo Shakespeare di Re Lear è convinto che gli scrittori e i poeti possano considerarsi “le spie di Dio”.
E allora che cosa ci rivelano del suo volto, della sua essenza, della sua azione nella storia? Si va dalla misericordia e dall’umiltà dell’ultimo dei Racconti di Canterbury, quello del buon parroco, alla questione dell’autodeterminazione delle donne in Aphra Behn (tema che ritornerà nella letteratura di tutti i tempi, da Diderot a Manzoni, a Verga a Guido Piovene), alla vera fede contrapposta all’idolatria dell’io (in Notre Dame de Paris), all’incontro personale con Cristo che cambia la vita (come avviene al protagonista di Resurrezione di Tolstoj), alla liberazione dai pregiudizi che a volte ammazzano più delle armi (è la vicenda trattata in Bandito di Selma Lagerlöf, dove un giovane reduce da una sfortunata spedizione al Polo Nord è accusato di essersi cibato della carne dei suoi compagni morti, per sopravvivere).
Ma c’è un filone forse ancora più interessante nell’indagine di Maritati. Quello del rapporto tra fede e ragione, tema quanto mai attuale anche ai nostri giorni. Qui lo sguardo si sofferma in particolare sull’indimenticabile Padre Brown, il prete detective di Chesterton, che vanta tra i suoi “figli adottivi” anche il nostro Don Matteo televisivo. Davvero per il piccolo quanto intuitivo sacerdote fede e ragione sono le due ali con le quali conduce le sue indagini, che mai si fermano alla prima ricostruzione dei fatti. E la scoperta della verità diventa per lui, annota l’autore del volume, «un’occasione preziosa di evangelizzazione, specie nei confronti degli atei e dei credenti “deboli” e tiepidi”».
In questo filone, sia pure a debita distanza letteraria, il giornalista del Tg1 iscrive un altro Brown (Dan), quando forse per una sorta di eterogenesi dei fini (lui dichiaratamente anticattolico) finisce per mettere in scena una vicenda in cui il contrasto tra fede e ragione porta a esiti potenzialmente distruttivi e dunque fornisce argomenti a chi invece la conciliazione tra i due mondi vede di buon occhio. È in definitiva, lo sguardo di questo terzo e conclusivo volume della trilogia, un po’ come quello immaginato da Rilke in una delle sue Storie del buon Dio, del buco nella staccionata. Se è uno solo, la realtà la si potrà vedere da un unico punto di osservazione. Ma se i buchi sono molti di più, avremo uno sguardo molto più ricco e articolato. E proprio grazie a quello sguardo potremo riconoscere anche il volto di Cristo che, talvolta persino dove meno te lo aspetti, continua a passeggiare anche fra le pagine dei libri.