Intervista. Marcella Bella: «Al Festival l’amore fraterno»

L'abbraccio tra Marcella e suo fratello Gianni Bella
L’emozione non ha voce, se non quella della musica e del cuore. Lo ha dimostrato ieri sera all’Ariston, nella serata dedicata alle cover del Festival di Sanremo, l’affetto di Marcella Bella che ha cantato L’emozione non ha voce scritta per Celentano da Mogol e suo fratello Gianni Bella, in una delicatissima interpretazione accompagnata dal duo di giovanissimi violinisti siciliani Twin Violins. Un omaggio dovuto ad uno dei più importanti autori della musica italiana che era seduto lì, in prima fila, a supportare con il suo sguardo affettuoso la sorella Marcella. Colpito da un ictus 15 anni fa che gli ha colpito la parola, Gianni Bella rarissimamente si presenta in pubblico, quindi la presenza eccezionale all’Ariston è stata salutata da una commossa standing ovation.
Marcella Bella, è tornata in gara a Sanremo, stasera la finalissima, dopo ben diciotto anni e per la nona volta con il brano Pelle diamante, che segna il suo esordio come cantautrice a Sanremo, contenuto nell’album Etnea uscito ieri in repackaging per Bmg. Nell'album Marcella ha scelto di avere al fianco tra gli autori il fratello Rosario Bella, ma un brano Un amore speciale è scritto proprio da tutti e 4 i fratelli Bella (Marcella, Gianni, Rosario e Antonio)
Marcella Bella, come mai ha scelto di interpretare “L’emozione non ha voce” per le cover?
«Ho voluto fare un omaggio speciale a mio fratello Gianni, una dedica dovuta e sentita: lui ha avuto un ruolo importantissimo nella mia carriera e, come tutta la mia famiglia, nella mia vita. Quando Gianni compose questo brano, come d’abitudine, me la fece ascoltare al piano e me ne innamorai. L’interpretazione che ho scelto di portare all’Ariston è proprio ispirata a quella versione che mi è rimasta nel cuore insieme all’amorevole disappunto per mio fratello, che non ha voluta farla incidere a me»
Emozionata per la presenza di suo fratello all’Ariston?
«Ho voluto fargli un omaggio felice, quando uno si emoziona e viene giù una lacrima è una cosa, ma fare qualcosa apposta per far piangere la gente non lo farei mai. Noi abbiamo sempre lavorato insieme, quasi tutte le canzoni più belle sono sue. Con Gianni è stata una avventura meravigliosa ed irripetibile, avere un fratello che scrive per te e la tua voce una canzone più bella dell’altra. Nell’ultimo album Etnea, Gianni ha collaborato, lui non riesce a parlare, ma riesce a canticchiare senza dire le parole».
Il suo album è un affare di famiglia: quanto è importante la famiglia per Marcella?
«E’ stato meraviglioso avere questi tre fratelli che mi hanno sempre fatto sentire protetta, ancora oggi si fanno in quattro se ho bisogno di qualcosa, e anche io per loro. Dopo l’ictus Gianni io gli sono stata tanto vicina, per dei mesi sono andata ad aiutarlo, a dargli un po’ di forza, a cercare di fargli far la riabilitazione, la logopedia affinché tornasse a parlare. Gianni ha fortemente voluto partecipare alla stesura della musica: basta un piccolo tocco e lui rende speciale la musica».
Lei ora è autrice: il brano in gara a Sanremo celebra la forza e l’indipendenza delle donne.
«Pelle Diamante è l’invito a credere in sé stesse, imparando a difendersi ridimensionando il potere che, troppo spesso, ha l’uomo su di noi. Dobbiamo poter decidere della nostra vita senza farci manipolare, imparando a difenderci. Ma in Etnea c’è anche un duetto con Loredana Berté, Mi rubi l’anima che parla di donne che sono state violate con l’acido. Mi riferisco a Lucia Annibali e Jessica Notaro, che sono diventate ancora più forti».
A Sanremo Marcella contro la violenza sulle donne?
«Io mi sono sentita in dovere di fare qualcosa in più, perché la vita di oggi è molto scomoda per noi donne. Nel mondo si sentono delle cose alluncinanti e in Italia sono aumentati tantissimo i femminicidi. Mi ricorda la Sicilia di quand’ero piccola dove c’era il delitto d’onore. Ma ora come lo chiamiamo questo delitto qua?»
Un messaggio alle giovanissime di oggi?
«Le ragazze di oggi stanno perdendo un po’ l’identità, sembrano tutte molto furbe, in realtà sono molto insicure e continuano a fare molti sbagli. Dobbiamo trovare il modo di educare i bambini quando son piccoli, i maschietti nel rispetto per le donne e le donne a capire che bisogna difendersi meglio».
Forse il linguaggio sessista di certa trap non aiuta…
«E’ un linguaggio forte scritto apposta per far discutere, per far vedere che loro sono dei duri, però in realtà uno come Tony Effe ha spiegato che lui non canta le sue ragioni, ma quello che lui vede negli altri. E quello che vede è violento. Il problema è quello che c’è in giro adesso, bisogna ripartire dall’educazione».
Come mai sono passati così tanti anni dalla sua ultima partecipazione al Festival?
«Be’, non è che ci ho provato per tutti i diciotto anni, c'ho provato un po' con uno, un po' con l'altro, bisognava avere la canzone giusta. Poi mio fratello Gianni si è ammalato per cui mi sono mancate le canzoni che mi scriveva. Per me non è stato facile preparare il ritorno a Sanremo perché forse mancava il pezzo giusto o forse non era abbastanza giusto per gli altri conduttori. E questo non mi ha aiutata di certo. Questa volta a Carlo Conti il pezzo è piaciuto molto. Mi sento che sono stata un po’ tanto allontanata dal pubblico più giovane è per questo che abbiamo fatto un pezzo ritmato più vicino a loro. Lo strano è che quest’anno ci sono molte canzoni melodiche e io sono l’unica trasgressiva. E’ incredibile».