Cantano con le mani. Con i loro guanti candidi, sembrano uno stormo di gabbiani sul mare. Oscillano, svolazzano allegramente, rallentano, poi accelerano di nuovo. Sono sordomuti, ma "sentono" la musica in un altro modo. Cantano senza muovere la bocca, solo con le loro dieci dita. Al loro fianco c’è un altro coro: bambini e ragazzi non vedenti, disabili, ma anche tanti altri senza nessun problema, più fortunati. Mescolati gli uni con gli altri sullo stesso palcoscenico, formano il coro Manos Blancas, "Mani bianche". Un progetto creato nel 1999, come spina dorsale del programma di Educazione speciale dell’ormai celebre Sistema nazionale di orchestre giovanili e infantili del Venezuela: fiore culturale e sociale all’occhiello di Caracas. L’idea fondamentale – alla base del coro Manos Blancas – è così semplice da sembrare quasi paradossale: la musica non conosce barriere di nessun tipo. Al contrario, è strumento di integrazione per chi è stato escluso a lungo dalla società, ignorato o ostacolato dai pregiudizi. Ma come avvicinare la musica a chi non può sentirla? Ludwig Van Beethoven compose ben oltre la sua sordità. Chi non crede in questi ragazzi, non scommetterebbe nulla sulle loro capacità. Ma i loro spettacoli hanno commosso musicisti, direttori d’orchestra e cantanti lirici di mezzo mondo, conquistando la stima e l’affetto di grandi nomi internazionali: dal direttore Claudio Abbado a Simon Rattle della Filarmonica di Berlino, dal maestro giapponese Shoji Sato alla soprano Mirella Freni. Il premio Nonino Risit D’Aur quest’anno è andato a loro: ai dodici cori Manos Blancas del Venezuela. Un esempio di coraggio, disciplina, amore, solidarietà, amore per la musica. E fiducia nelle possibilità di tutti.La storia del coro Manos Blancas inizia nel 1995, quando il professor Johnny Gómez diede concretezza all’idea di integrare le persone disabili nella società attraverso la musica. Più di settecento bambini sono inseriti oggi nelle orchestre negli Stati federali di Aragua, Falcón, Trujillo, Mérida, Lara, Yaracuy, Nueva Esparta, Sucre, Miranda, Vargas, Táchira, Guárico e nel Distretto di Caracas. L’educazione musicale di questi bambini e ragazzi si basa fondamentalmente sull’espressione verbale, la pratica strumentale e il movimento; la meta è prepararli all’integrazione nelle orchestre e nei cori, a suonare strumenti nei complessi e alla partecipazione nei gruppi corali. Il coro Manos Blancas fa parte – insieme alla Banda Rítmica, al Coro Infantil, all’Ensamble de Percusión, all’Ensamble de Campanas e al quartetto Lara Somos – dei vari gruppi del Programma, che attraverso di essi si propone di offrire a tutti i bambini, senza eccezioni, le medesime opportunità di interagire e di condividere gli stessi orizzonti. Manos Blancas è l’iniziativa trainante e fu creato nel 1999 da Naibeth García. È organizzato in due aree: quella gestuale, composta soprattutto da bambini con deficit uditivi, che usano guanti bianchi o colorati a seconda dell’opera che devono interpretare; e quella orale, formata da bimbi e ragazzi con deficit visivi, cognitivi o motori o con difficoltà d’apprendimento, nonché da quelli affetti da autismo – ma c’è posto anche per chi, senza patire nessuna particolare disabilità, può rappresentare un esempio del fatto che tutti hanno diritto a partecipare alla vita sociale. L’idea proclamata dal governo è quella di «inserire migliaia di venezuelani, che per generazioni sono stati segregati dalla società, che ora riconquistano il diritto che sempre hanno avuto alla partecipazione e all’uguaglianza di opportunità». Attualmente esistono dodici cori Manos Blancas, uno per ogni sede operativa del Programma: Barquisimeto, Punto Fijo, Mérida, San Felipe, Duaca, Margarita, Pueblo Llano, Aroa, Coro, Calabozo, Carora e San Cristóbal. Le loro esibizioni sono state più volte trasmesse dalle televisioni di Svizzera, Francia, Spagna e Germania, oltre che naturalmente da quelle venezuelane, e sono in programma anche espansioni internazionali, con nuovi cori da impiantare in Argentina e in Costa Rica.