Il caso. Maddaloni: sos da Scampia e dallo sport delle periferie
Gianni Maddaloni nella sua palestra a Scampia (Napoli)
L’oro di Napoli contro la fame e la violenza di Scampia. È la sfida, l’ennesima che dalla palestra Star Judo, quella dell’oro olimpico – a Sydney 2000 – di Pino Maddaloni, lancia suo padre “O Maé” Gianni Maddaloni. È un appello accorato, paterno, quello del Maestro di Scampia che, dalla periferia partenopea, vuole arrivare a quella milanese, «dagli amici della onlus Yuki di Quarto Oggiaro», per riscendere ai campi sportivi romani del Corviale, fino alla palestra dei ragazzi dello Zen di Palermo.
«Ascoltatemi vi prego: mentre parliamo sono migliaia i ragazzi a rischio di queste periferie dimenticate, anche dallo Stato. La quarantena li ha privati della palestra, dei campi da calcio... gli unici luoghi dove era ancora possibile dare a questi giovani delle risposte in termini di educazione sportiva e di insegnamento della legalità.
E tutto questo a Scampia dal 1990 si chiama “Percorso Maddaloni”». È un urlo disperato, da leone in gabbia quello di Gianni Maddaloni che, dopo aver interrotto le lezioni di judo, ora rischia di non poter compiere neppure la sua «missione quotidiana»: consegnare i pacchi alimentari alle famiglie indigenti del quartiere. «E qui vi assicuro, sono sempre di più i poveri. Oggi alla porta della palestra sono venute a bussare delle vecchiette affamate, se non ci credete vi mando le foto... A me sembra, che questo dramma della povertà che è cresciuta con il Coronavirus faccia piangere soltanto il sottoscritto e papa Francesco... – dice emozionato Maddaloni – . Grazie all’appoggio del nostro mentore Giovandomenico Lepore, della Cair, Ambiente Solidale, del Credito Cooperativo di Napoli (nella persona del presidente Amedeo Manzo) e della Fish. S. King di Somma Vesuviana, riesco ancora a garantire 150-200 pacchi alimentari al giorno. Finché ho potuto ho messo di tasca mia, sono un pensionato dell’Università Federico II di Napoli - le 100 euro di “paghetta” per quei ragazzi che hanno il padre in carcere e la mamma disoccupata. E anche questi purtroppo sono scenari famigliari diffusi a Scampia dove “Gomorra”, lo grido da tempo ma inascoltato, è una grande trovata cinematografica che fotografa una storia che risale al 2004 (annus horribilis: centinaia di morti da faida tra i clan di camorra per il controllo del narcotraffico), mentre la realtà odierna è fatta di un 90% di persone per bene che nel quartiere vivono esclusivamente del proprio lavoro».
Il problema è che ora il lavoro non c’è più. «L’unico commercio a Scampia, dopo che sono state smantellate le ultime fabbriche, è quello degli ambulanti, ma i mercatini sono chiusi. Ho visto i padroni delle botteghe gettare le chiavi a terra perché non ce la faranno a riaprire in questi condizioni... E i 600 euro promessi dal Governo alle famiglie non stanno arrivando. Il disagio cresce di ora in ora e quello genera violenza e illegalità, anche tra i più piccoli». Sono i “pulcini” di Scampia, gli scugnizzi strappati, uno a uno, dalla strada per entrare nella Star Judo dove hanno trovato la “casa- famiglia” dei Maddaloni. «Lo sport in questo quartiere ha portato un cambiamento radicale. Abbiamo formato dei campioni dentro e fuori il tatami. Ragazzi difficili provenienti dalle carceri minorili, disabili, affetti da autismo, nella nostra palestra hanno potuto fare attività agonistica e al tempo stesso li abbiamo aiutati a inserirsi nel mondo del lavoro, insieme ai loro genitori. Abbiamo curato i loro nonni: tanti anziani fanno corsi gratuiti di ginnastica o di ballo, seguiti dagli istruttori... Ma la mia maggiore preoccupazione, lo ripeto, in questo momento va ai più piccoli».
Sono i 300 allievi della Star Judo, tra i 4 e gli 11 anni, che il Maestro segue come può nell’emergenza inviandogli i “compiti a casa”: «Facciamo gli allenamenti on-line, ho mandato i programmi anche ai genitori per gli esercizi da fare insieme ai figli. Visto che le scuole non riapriranno, ho chiesto al presidente del Coni Giovanni Malagò e al ministro dello Sport Vincenzo Spadafora di utilizzare la Villa Comunale di Scampia per le lezioni all’aperto... distanziati certo». Dopo il 4 maggio riaprirà la palestra, «sanificata ovviamente », al pomeriggio per tutti «con allenamenti a coppie, massimo venti bambini» e alla sera per i 20 elementi della squadra agonistica della Star Judo: «Abbiamo una decina di medagliati internazionali e un paio di speranze olimpiche», dice orgoglioso “O’ Maé”.
È il nuovo oro di Scampia che evidentemente non brilla agli occhi di quel direttore di giornale del Nord che ai meridionali ha dato degli «esseri inferiori» e a Napoli non scenderebbe perché costretto «a fare solo il parcheggiatore abusivo». «Al direttore di quel giornale lombardo dico che se viene qui alla palestra un posto da parcheggiatore regolare glie lo troviamo – sorride “O’ Maé’” – . In un momento così drammatico non si può continuare ad offendere e a dividere il Paese con il linguaggio dell’odio, perciò lo invito a scendere a Scampia e a toccare con mano la forza dei miei piccoli grandi campioni del “Meridione” e magari mi aiuta a trovare i soldi per i pacchi alimentari da donare alla povera gente». Quei poveri che il Papa non dimentica di menzionare nella sua omelia mattutina durante la Santa Messa di Santa Marta che Maddaloni non perde mai alla tv. «È l’ennesimo appello che faccio – conclude – ... Scampia chiama papa Francesco, rispondici Santo Padre! I bambini hanno bisogno di uscire di casa, di tornare in chiesa, al catechismo e alla mia palestra. In questo momento i ragazzi, specie quelli delle periferie più povere, devono sentirsi abbracciati... almeno con il cuore».