Mostra. «Ma noi ricostruiremo». Milano 1943, dalle bombe alla rinascita
Milano, Piazza Fontana, 1943
Milano, Piazza del Duomo, 1943 - © Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo
Tra le migliaia di fotografie di quel periodo, Mario Calabresi, curatore della mostra, ha selezionato 70 immagini di undici luoghi simbolo della città – dal Cenacolo alla Galleria Vittorio Emanuele, da Sant’Ambrogio a Brera, dall’Università Statale alla Cattolica e a piazza Fontana – devastati dagli attacchi aerei. «Fu il momento più difficile della sua storia – scrive Calabresi - : svuotata dalla guerra e dall’esodo verso le campagne, la città rimase più volte senza acqua, luce, gas e trasporti. Ma Milano non si arrese». Il risultato è nella ricostruzione. Testimoniata dalle immagini del presente, scattate durante il lockdown della primavera, da Daniele Ratti, che mostrano però il vuoto di una città in piedi, ma deserta. Il passato che parla con il presente. Il bianco e nero con il colore. La speranza di allora con le paure di oggi. Immagini che possono «essere cruciali – riprende Calabresi – per riscoprire l’orgoglio che ha portato alla rinascita e possono essere lo stimolo per credere che anche oggi la città può e deve ripartire», dopo l’inattesa e nuova prova della pandemia che l’ha nuovamente «svuotata, resa fragile e silenziosa».
Arricchisce il percorso espositivo il contributo di Umberto Gentiloni, storico e accademico dell’Università La Sapienza di Roma, sulla strategia decisa dagli Alleati di colpire il Paese per abbattere definitivamente il Fascismo nell’agosto 1943, pochi giorni dopo la caduta di Mussolini: «Il bilancio è impietoso – annota Gentiloni -. Una tempesta di fuoco che lascia il segno. Gli scatti di allora e frammenti di memorie, raccontano la violenza della guerra e la fine di ogni possibile distinzione tra militari e civili, mobilitati e non, chi è al fronte e chi è rimasto nella quotidianità della vita di ogni giorno. La guerra rompe ogni argine fino a coinvolgere popolazioni civili e intere comunità. L’alba di Milano alla metà di agosto 1943 è difficile, la fine della guerra ancora lontana». Una grande mappa mostra a pavimento i luoghi più colpiti. Alle pareti le immagini. Il Manzoni di Piazza San Fedele, accoglie il visitatore, come muto testimone della distruzione. E poi della rinascita. La sua “promessa” che ci accompagna ancora oggi, in una Milano messa di nuovo alla prova.