In occasione dell’ostensione della Sindone a Torino sono stati pubblicati numerosi libri dedicati alla misteriosa immagine impressa sul lino. Si tratta di testi di maggiore o minore importanza dedicati alle questioni più diverse; alcuni si concentrano su aspetti scientifici, medico-legali, chimici o sulla datazione ricavata con il metodo del carbonio 14, altri utilizzano strumenti squisitamente storici. Tra questi ultimi particolare dibattito hanno suscitato i libri di Barbara Frale nei quali veniva rilanciata l’ipotesi – già introdotta da Ian Wilson nel 1978 – che siano stati i templari a custodire il sacro lenzuolo dopo il sacco di Costantinopoli del 1204; un’ipotesi che consente, tra l’altro, di colmare il vuoto esistente fra quell’anno e la riemersione documentata della misteriosa icona a Lirey, verso la metà del XIV secolo. Proprio di questo secolo e mezzo di vuoto si occupa il libro di uno storico del cristianesimo dell’Università di Torino, Andrea Nicolotti:
I templari e la Sindone. Storia di un falso (Salerno. Pagine 186. Euro 12,50). Il testo si concentra sulle teorie storiografiche che sono state proposte per colmare la lunga eclissi documentaria della Sindone, teorie che avvalorano il ruolo che, in tale storia, avrebbero giocato i templari. La custodia della reliquia da parte di questi ultimi si ricaverebbe dalla lettura degli atti dei processi, laddove alcuni templari affermarono di adorare una misteriosa 'testa' che sarebbe, appunto, proprio la Sindone. Secondo Nicolotti, tuttavia, le testimonianze del processo sarebbero state mal tradotte dal latino, stravolgendone il senso, proprio nei passi critici. Ciò avrebbe portato storici ed esegeti su false piste. Correttamente interpretati, invece, tali passi escluderebbero ogni rapporto dell’ordine templare con il telo funebre di Torino.In particolare, l’autore giudica inconsistente l’ipotesi che i templari abbiano davvero confessato di aver adorato un oggetto di stoffa. Nicolotti si propone insomma di smontare, punto per punto, la teoria del possesso templare arrivando a dichiarare come un falso moderno il Chartularium culisanense , un documento spesso giudicato prova indiretta dell’esistenza della Sindone nella città di Atene agli inizi del secolo XIII. La minuziosa ricostruzione di forzature interpretative, invenzioni ed errori dei vari studiosi che sostengono il coinvolgimento dei templari nella custodia della Sindone non lasciano in piedi, secondo Nicolotti, «nemmeno una pietra» del loro «castello argomentativo». In questa puntigliosa e spesso polemica messa a registro di problemi storici, linguistici, paleografici, Nicolotti non contesta l’autenticità della Sindone, questione nella quale, semplicemente, non entra. Suo intento è criticare, con metodi squisitamente storici, teorie costruite per avvalorare tesi precostituite.La polemica e il dibattito, a questo punto, sono assicurati anche perché il principale obiettivo polemico di Nicolotti è proprio la Frale con le sue più recenti ricerche. Comunque, il testo – competente e documentato – costringe studiosi d’altro avviso a precisare meglio e a controbattere se è il caso. Questo processo di puntualizzazione e chiarimento non può che risultare positivo e salutare per tutti coloro che desiderino comprendere la natura dell’enigmatico lenzuolo funebre conservato nel duomo di Torino anche alla luce delle risultanze storiche.