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ENIGMI. «Ma con la Sindone i templari non c’entrano»

Mario Iannaccone sabato 14 maggio 2011
In occasione dell’ostensione della Sindone a Torino sono stati pubblicati numerosi li­bri dedicati alla misteriosa im­magine impressa sul lino. Si trat­ta di testi di maggiore o minore importanza dedicati alle que­stioni più diverse; alcuni si con­centrano su aspetti scientifici, medico-legali, chimici o sulla datazione ricavata con il meto­do del carbonio 14, altri utilizza­no strumenti squisitamente sto­rici. Tra questi ultimi particola­re dibattito hanno suscitato i li­bri di Barbara Frale nei quali ve­niva rilanciata l’ipotesi – già in­trodotta da Ian Wilson nel 1978 – che siano stati i templari a cu­stodire il sacro lenzuolo dopo il sacco di Costantinopoli del 1204; un’ipotesi che consente, tra l’al­tro, di colmare il vuoto esistente fra quell’anno e la riemersione documentata della misteriosa i­cona a Lirey, verso la metà del XIV secolo. Proprio di questo secolo e mez­zo di vuoto si occupa il libro di uno storico del cristianesimo dell’Università di Torino, Andrea Nicolotti: I templari e la Sindone. Storia di un falso (Salerno. Pagine 186. Euro 12,50). Il testo si con­centra sulle teorie storiografiche che sono state proposte per col­mare la lunga eclissi documen­taria della Sindone, teorie che avvalorano il ruolo che, in tale storia, avrebbero giocato i tem­plari. La custodia della reliquia da parte di questi ultimi si rica­verebbe dalla lettura degli atti dei processi, laddove alcuni tem­plari affermarono di adorare u­na misteriosa 'testa' che sareb­be, appunto, proprio la Sindone. Secondo Nicolotti, tuttavia, le te­stimonianze del processo sareb­bero state mal tradotte dal lati­no, stravolgendone il senso, pro­prio nei passi critici. Ciò avreb­be portato storici ed esegeti su false piste. Correttamente inter­pretati, invece, tali passi esclu­derebbero ogni rapporto dell’ordine templare con il telo fu­nebre di Torino.In particolare, l’autore giudica inconsistente l’i­potesi che i templari abbiano davvero confessato di aver ado­rato un oggetto di stoffa. Nico­lotti si propone insomma di smontare, punto per punto, la teoria del possesso templare ar­rivando a dichiarare come un falso moderno il Chartularium culisanense , un documento spesso giudicato prova indiretta dell’esistenza della Sindone nel­la città di Atene agli inizi del se­colo XIII. La minuziosa ricostru­zione di forzature interpretati­ve, invenzioni ed errori dei vari studiosi che sostengono il coin­volgimento dei templari nella custodia della Sindone non la­sciano in piedi, secondo Nico­lotti, «nemmeno una pietra» del loro «castello argomentativo». In questa puntigliosa e spesso polemica messa a registro di problemi storici, linguistici, pa­leografici, Nicolotti non conte­sta l’autenticità della Sindone, questione nella quale, sempli­cemente, non entra. Suo inten­to è criticare, con metodi squisi­tamente storici, teorie costruite per avvalorare tesi precostituite.La polemica e il dibattito, a que­sto punto, sono assicurati anche perché il principale obiettivo polemico di Nicolotti è proprio la Frale con le sue più recenti ri­cerche. Comunque, il testo – competente e documentato – costringe studiosi d’altro avviso a precisare meglio e a contro­battere se è il caso. Questo pro­cesso di puntualizzazione e chiarimento non può che risul­tare positivo e salutare per tutti coloro che desiderino compren­dere la natura dell’enigmatico lenzuolo funebre conservato nel duomo di Torino anche alla lu­ce delle risultanze storiche.