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Cercando la fede . Lumini: «Lo Spirito soffia. È tempo di rischiare»

Roberto I. Zanini, inviato a Firenze domenica 2 febbraio 2020

Antonella Lumini nel suo eremo

«Intorno a noi crollano strutture e certezze che per secoli hanno sorretto la società, ma che ora non sembrano più corrisponde alla vita reale. Questo provoca smarrimento, crisi di identità, angoscia. C’è chi si arrocca nel passato, alimentando vari fondamentalismi, chi si lascia prendere dalla paura del futuro. Indietro però non si torna. Dobbiamo imparare a stare nel qui ed ora per scorgere i germi di un futuro ancora in gestazione. E questo, noi cristiani lo dovremmo sapere, si può fare solo lasciandosi ispirare dallo Spirito Santo. Ma ci crediamo davvero allo Spirito Santo?». Nel parlare Antonella Lumini è sempre molto diretta. Le sue espressioni, senza fronzoli, centrano il problema così come i suoi occhi ti guardano senza incertezze. Vive a Firenze e da trentacinque anni porta avanti un percorso di spiritualità fondato sulla preghiera interiore ispirandosi alla 'pustinia' (deserto), la via del silenzio secondo la tradizione ortodossa russa. La sua pustinia, posta nell’appartamento in cui vive, l’ha fatta conoscere come eremita di città. Nei fatti, come per tutti gli eremiti nella storia della Chiesa, il suo stile si è rivelato attrattivo e ora organizza e conduce numerosi incontri di silenzio, meditazione e preghiera. Scrive sull’Osservatore Romano e ha pubblicato alcuni libri, l’ultimo dei quali, Spirito Santo. Divina maternità, amore in atto, è da poco in libreria per le Paoline (pagine 220, euro 17) ed è frutto di una ricerca spirituale e di scavo nel testo biblico di un paio di decenni.

Ci crediamo allo Spirito Santo? Siamo stati battezzati «in Spirito Santo e fuoco». I primi discepoli lo percepivano come presenza che guida, illumina e indica la strada. Se ci crediamo non possiamo né restare ancorati al passato, né avere paura del futuro, perché lo Spirito Santo è atto creativo, che spinge sempre oltre. La creazione non si è fermata con la Genesi, è sempre in atto. Siamo sempre nell’'in principio' perché lo Spirito è eterna dinamicità. Non cessa di soffiare e il nostro compito, di singoli cristiani e di Chiesa, è di metterci in ascolto. Il primo comandamento, del resto, ci chiede di ascoltare: «Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio...».

«In questa società smarrita la gente cerca nuove strade e maestri di vita interiore. Germi di futuro che bisogna saper cogliere»

Se non ascoltiamo? Se non ascoltiamo tendiamo a rimanere attaccati al passato, non evolviamo spiritualmente, perdiamo contatto con la realtà che si rinnova sempre. La Parola è eterna, lo Spirito la attualizza nella realtà concreta, nel qui e ora sempre nuovo di ogni giorno. Se non restiamo in ascolto come possiamo vivere la Parola nelle nostre azioni? Cosa vuol dire ascoltare? Il buon ascolto avviene nel silenzio. Quando riusciamo a far cessare il rumore intorno e dentro di noi per poter sentire il 'soffio leggero' col quale Dio si rivela, come a Elia sull’Oreb. Silenzio e solitudine consentono di vivere la dimensione dello Spirito. Poi, come Elia, come Gesù si scende dal monte e si lascia che la Parola ascoltata agisca nella quotidianità. Non si tratta di fuggire dal mondo ma di stare nel mondo senza appartenere al mondo. Si può fare opera di salvezza solo testimoniando l’azione dello Spirito in noi. Lo Spirito Santo agisce in coloro che si rendono disponibili e mai come nei nostri tempi sta attirando a sé. Cosa intende dire? Che in questa umanità sradicata e smarrita lo Spirito apre i suoi canali di luce. Il nostro è un tempo di smascheramento dai tanti inganni, false identificazioni, ipocrisie. C’è un passaggio in atto che tutti avvertiamo, ma le cui potenzialità ancora non sono in grado di emergere. Lo Spirito preme per far dilatare i cuori, illuminare le coscienze, per trasformare le macerie del mondo con la sua opera creatrice. È evidente che quanto è mal costruito o troppo rigido sia destinato a crollare. Il nuovo che affiora sta imponendo anche alla Chiesa trasformazioni che mettono in crisi strutture ormai sterili. Sono germi di futuro che bisogna saper cogliere nel presente. Sono convinta che l’era dello Spirito stia avanzando, per questo come Gesù alla donna al pozzo possiamo ben dire che «è giunta l’ora, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità».

Perché la gente è attratta dall’idea del silenzio e da tante proposte di meditazione? Per lo smarrimento, la crisi di senso che domina la società. Il vecchio assetto sta crollando, mancano però nuovi riferimenti in sostituzione di quelli che fino a poco fa sembravano incrollabili. Il silenzio consente di entrare in contatto con l’atto creativo che ci ha generati e che è rimasto impresso nel cuore. Le persone avvertono una nostalgia di bellezza, di quell’innocenza che la memoria profonda preserva nonostante che questo mondo abbia smesso perfino di tutelare l’innocenza dell’infanzia. Oggi lo Spirito chiede di incoraggiare coloro che sentono il desiderio di percorrere strade che conducono a un’esistenza più profonda e consapevole. Segno evidente dell’insorgere di una nuova quanto antica vocazione che la Chiesa deve saper cogliere.

Perché non dovrebbe? Perché per troppo tempo si è creduto che vivere la libertà dello Spirito potesse comportare troppi rischi... ma la libertà dello Spirito chiede spoliamento, morte a se stessi. Si sono messe regole su regole, ma tutto ha un rischio, anche il troppo controllo comporta il rischio del potere. Se si crede allo Spirito e ci si affida, bisogna rischiare. L’urgenza lo esige. Solo lo Spirito può generare la Chiesa in uscita. In uscita dalla propria autoreferenzialità, dalle troppe regole. La beata Elena Guerra, apostola dello Spirito Santo, diceva che la Chiesa dovrebbe sentirsi come un cenacolo universale... gli apostoli stavano nel cenacolo impauriti e smarriti, ma l’irrompere dello Spirito Santo li spinge fuori senza troppo stare a guardare a rischi e conseguenze. Lo Spirito Santo irrompe e attiva. L’azione della Chiesa deve essere suscitata dallo Spirito. Non serve troppo efficientismo, servono azioni efficaci ai fini della salvezza.

Si tratta semplicemente di testimoniare il Vangelo... Come affermava Simone Weil il cristianesimo deve essere incarnato, riverberarsi nell’umanità e nel modo di vivere, emanare dalla persona. Questo è ciò che colpisce e attrae di Gesù. Non servono proselitismo, strategie, ma essere quel che si è: questa è la testimonianza fondamentale oggi per la Chiesa. Il cristianesimo risveglia uno sguardo nuovo che nasce dall’ascolto, dalla preghiera interiore. È l’esatto contrario dell’autocentratura tipica del nostro tempo, dei social, dei selfie. Il cristiano non ha bisogno di mettersi in mostra perché la sua pienezza viene da dentro, non conta l’apparire ma, ripeto, quello che si è. E questo evangelizza.

Servono maestri di silenzio e di preghiera? Dobbiamo sostenere le esperienze di coloro che sentono il richiamo al silenzio, incentivare la preghiera personale. Sviluppando comunione con Dio, la preghiera interiore crea comunione con i fratelli. Libera da condizionamenti egoici. Lo Spirito purifica, lavora nell’anima, apre alla grazia. Permette di discernere lo spirito del mondo attecchito dentro di noi. Attiva la lotta interiore. Non si parla più dei sette vizi capitali, di quella sottile psicologia elaborata dai padri del deserto, che scruta le malattie dell’anima. Ci sono forze che ci dominano e ci chiudono all’azione dello Spirito. La luce dello Spirito fa come da specchio che purifica, spezza le catene. È urgente tornare a dare importanza alla cura dell’anima, alla ricerca della luce di Dio nel nostro cuore. Le persone ne hanno bisogno, per questo scelgono pratiche di altre tradizioni, cercano maestri di vita interiore. Una sensazione di vuoto sempre più evidente che accelera l’avvento dell’era dello Spirito. Questa è mistica... Certo. Ma la mistica non è una cosa per pochi eletti, per i santi sugli altari. L’esperienza dello spirito è relazione intima con Dio, è una potenzialità per tutti e oggi lo Spirito chiama perché i tempi urgono. Per questo «è giunta l’ora ed è questa». Gesù fa questo importante annuncio a una donna come tante. Bisogna tornare a dare spazio allo Spirito, fulcro del nostro battesimo che altrimenti rischia di restare come un seme che non fruttifica.

(15. Continua)

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