La storia. "Forrest Gamb" Robydamatti, 250 km con una gamba
Il trekker Roberto Bruzzone, il camminatore con la “gamba in spalla”
Durante la scalata di una vetta o di un lungo cammino ci sono numerose prove da affrontare: l’allenamento costante che ti porta ad aumentare il “chilometraggio” nei percorsi, la respirazione parte fondamentale in quanto l'ossigeno ti permette di trasformare le riserve energetiche immagazzinate col cibo in energia immediatamente disponibile, ma soprattutto lo spirito e la forza d’animo che genera la scintilla necessaria per percorrere chilometri e chilometri senza fermarsi mai. Gli zaini dei trekker professionisti sono spesso carichi di peso, in quanto devono contenere l’essenziale per la sopravvivenza e la buona riuscita della spedizione. “Nel mio zaino oltre alle consuete vettovaglie, sacco a pelo e vestiti c’è anche la mia gamba di riserva, la mia ruota di scorta in caso di emergenza”. La storia di Roberto Bruzzone, del camminatore con la gamba in spalla di Ovada, nasce da molto lontano, da delle circostanze per nulla scontate che hanno fatto cambiare drasticamente la vita del giovane trekker. Dopo un grave incidente in moto, che lesionò la gamba destra, Roberto ha dovuto vivere un vero e proprio calvario: quattro anni di operazioni, terapie, ricadute, per una gamba destra mai guarita, un piede in completo equinismo (integri collo del piede e tallone) e una deambulazione insostenibile a livello motorio. «Quando i medici mi dissero che dovevo salvare il salvabile – racconta Roberto Bruzzone - che comunque avevo la gamba, gli risposi che proprio perché l’avevo, io volevo decidere le sorti della mia vita e di quella gamba: non volevo camminare, in quel momento io volevo ricominciare a correre e quindi gli dissi di tagliarla».
Da quell’attimo nasce la nuova vita di Roberto o come si fa chiamare da tante persone di Robydamatti, il camminatore dalla gamba in spalla. Dopo che un giorno accolse l’invito dell’amico e preparatore atletico Alessio Alfier a cimentarsi con il trekking, Bruzzone non si è più fermato inanellando imprese su imprese. Gran Paradiso, cammino di Santiago di Compostela, Kilimanjaro, traversata dell’Islanda, Aconcagua, traversata della Corsica, deserto della Namibia, spedizione in Perù e Bolivia e l’ultima impresa la “Forrest Gamb Endurance” che l’ha portato a raggiungere il record, ancora imbattuto nel mondo della disabilità, di 100 chilometri in 18 ore e 35 minuti. «La natura è un qualcosa di unico e viverla a 360° è un’emozione incredibile senza eguali. Il mio percorso da disabile mi ha portato a scalare delle vette incredibili, ad ammirare dei paesaggi mozzafiato, ma è tutto questo cammino che è stato la mia grande avventura. Prima dell’incidente – dichiara Roberto Bruzzone – non avrei mai pensato di fare il trekker professionista, ma la vita ti pone di fronte a dei bivi imprevedibili e il caso ha voluto che proprio dopo che mi amputarono una gamba iniziai a camminare e a macinare km lungo le montagne”. Ma nel periodo dell’incidente c’è stato un altro evento che ha sconvolto la vita di Roberto Bruzzone, l’arrivo della beagle Nessie, una cucciola che ha accompagnato Roberto in quasi tutte le sue imprese e che l’ha letteralmente fatto rinascere a nuova vita. Nel momento di massimo sconforto e della consapevolezza di doversi reinventare un nuovo modo di camminare e correre, Nessie non ha mai abbandonato il suo padrone legandosi in una maniera indissolubile con lo stesso Bruzzone.
«Nessie è sempre stata con me, anche quando c’erano i tratti più impervi dei trekking – racconta Roberto – non aveva problemi nemmeno a stare nel mio grande zaino, abbiamo realizzato delle imprese incredibili insieme e da quando è morta nel 2019, il mio pensiero è sempre stato quello di realizzare un qualcosa dedicato a lei». La prossima sfida, che è partita il 20 dicembre, si chiama proprio “Nessie’s Mountain Endurance”, missione nella quale Roberto percorrerà 250 chilometri in cinque giorni in indipendenza e solitaria, nei boschi tra Olbicella e Aglieto, i luoghi nei quali Nessie e Roby hanno iniziato i loro primi allenamenti, post amputazione della gamba. E le missioni non finiscono qua in quanto ci sono ben tre nuove sfide per il camminatore della gamba in spalla da qui a tre anni: il 2023 si celebrerà i 60 anni dalla tragedia del Vajont, il 2024 i 30 anni dall’alluvione dell’alessandrino e il 2025 per i 90 anni dal crollo della diga di Molare. «Queste sfide hanno un obiettivo ben preciso, quello di richiamare l’attenzione di chi necessita di aiuto – conclude Roberto Bruzzone – nel campo della disabilità, un’ambizione che ha preso forma soprattutto negli Walk Camp, corsi di perfezionamento al cammino per amputati agli arti inferiori. Ovviamente tutte queste imprese saranno fatte nel nome della mia più grande compagna di avventure Nessie».