La storia. Luisa Mandelli torna a cantare la “Traviata” a 94 anni
A 94 anni è tornata a cantare Traviata. Per una sera Luisa Mandelli è stata di nuovo Annina, la serva di Violetta che l’ha fatta entrare nella storia della lirica accanto a Maria Callas nella produzione targata Teatro alla Scala del 1955 diretta da Carlo Maria Giulini e con la regia di Luchino Visconti. Il suo sogno non si era realizzato, però, allo Staatsoper Unter den Linden di Berlino dove lo scorso dicembre doveva essere la star della prima diretta da Daniel Barenboim che l’aveva voluta nel cast e l’avrebbe presentata al pubblico chiamandola l’“eterna Annina”. No, dalla capitale tedesca l’avevano rispedita in Italia con la scusa di una regia troppo d’avanguardia e quindi inadatta a lei.
A riparare allo “schiaffo” tedesco ci hanno pensato gli artisti del coro della Scala e Roberto Curbelo, il tenace maestro collaboratore al Piermarini che fin dall’aprile 2015 aveva seguito Luisa nella preparazione. Ecco, grazie a loro l’“eterna Annina” ha potuto finalmente interpretare nei giorni scorsi la cameriera della “sventurata” cortigiana a Casa Verdi, la struttura voluta a Milano dal “cigno di Busseto” che accoglie gli artisti della musica in pensione e dove Mandelli vive. «Non sarà stato un palcoscenico vero e proprio, ma mai avrei immaginato di cantare Traviata a due passi dalla tomba dell’immenso Peppin», racconta.
Al suo fianco l’ottima soprano Barbara Lavarian nei panni di Violetta che l’ha tenuta per mano mentre risuonavano le note del terzo atto del capolavoro verdiano. «È stato un tuffo nella grande lirica del passato – confida Lavarian –. Conosco Luisa da anni. E ha sempre un occhio attento per gli artisti, soprattutto se giovani». A interpretare Alfredo il tenore d’origine iraniana Ramtin Ghazavi che ha accompagno Mandelli nell’avventura verso Berlino. «Abbiamo voluto rendere il dovuto omaggio a Luisa. Se lo meritava dopo oltre un anno di impegno», sostiene. Con loro il baritono Guillermo Bussolini che è stato Giorgio Germont e il basso Alberto Rota il dottor Grenvil. A presentare l’evento Paolo Besana, capo ufficio stampa del Piermarini.
In sala gli amici dell’“eterna Annina”, compresi quelli del loggione della Scala di cui l’ultima erede dell’era Callas è una sorta di nume tutelare e di memoria storica. «Vedere Luisa tornare a interpretare il personaggio che l’ha resa celebre è stato magnifico – racconta Curbelo, pianista concertatore della serata –. Sono stati mesi di studio, di coraggio, di orgoglio». Mazzi di fiori, autografi, strette di mano alla fine. Come si conviene per ogni “big” che incanta il pubblico. «Maria Callas? L’ho sentita al mio fianco – confida la signora Luisa –. E so che dal cielo mi protegge».