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Economia. La sfida dell'antropocene: estendere la reciprocità alla terra profanata

Luigino Bruni martedì 27 settembre 2022

Un'immagine della recente grande secca del Po tra il Pavese e il Piacentino

Pubblichiamo un brano dell’intervento sul tema "Per una nuova legge della casa. L’economia dell’antropocene alla luce di Antonio Genovesi", che l’economista Luigino Bruni terrà venerdì al Museo archeologico nazionale di Napoli nella prima giornata di "Fuoriclassico". La rassegna, che si concluderà domenica 2 ottobre, è organizzata dal Mann con l’associazione culturale "A voce alta". Questa quarta edizione è intitolata "La natura e l’artificio".


La parola economia (oikonomia) è di origine greca. La troviamo in Senofonte ed Aristotele, per indicare le "regole" (nomos) di governo della "casa" (oikos). Nella sua origine troviamo quindi la dimensione dell’abitare, della casa e dell’ambiente vitale. Economia domestica, quindi, regole di organizzazione della casa. Per molti secoli l’oikonomia è stata usata del mondo occidentale con riferimento alla gestione della casa. Nei primi secoli del cristianesimo fu usata dai teologi per descrivere il funzionamento della "casa divina", cioè della vita di Dio in se stesso. Fu una parola essenziale per descrivere la Trinità (immanente ed economica), per spiegare le regole che gestivano quella "casa" speciale, e quindi per comprendere le ragioni che portarono all’incarnazione del Verbo ("economia della salvezza").

Fino alla modernità, l’uso teologico e l’uso amministrativo di oikonomia hanno convissuto, finché gli economisti del Settecento non hanno aggiunto aggettivi accanto al sostantivo economia: politica, sociale; a Napoli si preferì: civile. Dalla casa privata (o divina) l’economia politica/civile diventa l’insieme delle regole che gestiscono lo stato o la nazione. Si abbandona il senso teologico di oikonomia e prevale quello civile-politico. Nelle prime edizioni del Dizionario della lingua italiana della Crusca (1612, 1623) troviamo soltanto lespressione iconomica definita come «la quale cinsegna nostra gente, e nostri figliuoli medesimi governare, e insegnaci a guardare, e crescere nostre posessioni, e nostre ereditadi, e avere mobili, e rendita, secondo che l luogo e l tempo muove». La prima volta che compare il termine economia è nella terza edizione del 1691, dove leggiamo la seguente definizione: «Arte di bene amministrare gli affari domestici». Nella quarta edizione del 1729: «Arte di bene amministrare gli affari domestici. In questa quarta edizione compare anche una terza definizione: «A volte si prende come risparmio». Interessante poi lesistenza anche del lemma Economica definita: «Scienza del governo della famiglia».

Gli economisti moderni hanno preso lantico significato greco di oikonomia, e lo hanno esteso prima dallamministrazione privata della casa allintera economia nazionale; e poi, parallelamente, hanno iniziato a studiare le leggi che governano questa casa al fine di aumentare la ricchezza (leconomia) delle nazioni. Antonio Genovesi (1713-1769) si muove all’interno dell’uso moderno di Economia, e così intitola le sue Lezioni universitarie: Lezioni di commercio o sia di Economia Civile. Si occupa delle leggi che regolano i commerci, la moneta, le tasse, i cambi, come i suoi colleghi nordici; ma introduce subito una importante novità antropologica: «Luomo è un animale naturalmente socievole, è un dettato comune. Ma non ogni uomo crederà che non vi sia in terra niun animale che non sia socievole (...). In che dunque diremo luomo essere più socievole che non sono gli altri? È il reciproco dritto di esser soccorsi, e consequentemente una reciproca obbligazione di soccorrerci nei nostri bisogni».

La reciprocità, o "mutua assistenza", è per Genovesi la prima legge della società civile e delleconomia. Non crede, diversamente da Adam Smith, che la nota tipica della relazionalità umana sia la «propensity in human nature (...) to truck, barter, and Exchange one thing for another» (Wealth of Nations, 1776). Se da una parte critica la visione hobbesiana-agostiniana delluomo come dominato dagli interessi, Genovesi non abbraccia comunque la tesi antropologica opposta, che vorrebbe luomo solo virtuoso per natura – come una certa lettura dei filosofi del moral sense o moralisti come Fénelon poteva portare a supporre. La sua antropologia è complessa e sottolinea più la reciprocità che laltruismo. Gli esseri umani sono mossi da più forze, dagli interessi e dallamore insieme, e in tutti gli ambiti della vita.

La reciprocità come legge fondamentale della vita civile e dell’economia è la grande novità di Genovesi. È una antropologia già più ricca di quella dell’interesse personale (quella di Smith e del napoletano Galiani). Oggi, di fronte alle enormi sfide poste dall’antropocene, neanche la reciprocità inter-umana è più sufficiente. Dalle varie teorie economiche moderne, inclusa quella civile, è rimasta fuori la reciprocità con la natura e con la terra. La terra era o risorsa da usare per la produzione (insieme al lavoro e al capitale) o era uno sfondo su cui si svolgeva la reciprocità umana. Questa relazionalità che ha considerato la terra esterna alle nostre relazioni di mutuo vantaggio ha portato a gravi profanazioni del pianeta. La sfida teorica e culturale è estendere la reciprocità di Genovesi anche al rapporto con la natura e la terra.