Agorà

Musica. Omaggio alla poesia e anti-razzismo nell'ultimo lavoro di Luca Carboni

Angela Calvini lunedì 5 ottobre 2015
Luca Carboni è tornato, ed è tornato cantando l’amore come la cosa più necessaria che abbiamo in questi tempi difficili. Nel suo nuovissimo album Pop-Up, uscito il 2 ottobre per Sony e prodotto da Michele Canova Iorfida, il cantautore bolognese ritorna alle atmosfere musicali anni 80, ma rispetto ai suoi grandi successi anni 90 oggi allarga l’orizzonte, per sua stessa ammissione, a un concetto di amore più ampio. «"Pop-Up" in fondo è una raccolta di canzoni d’amore e, attraverso l’amore di tantissime altre cose – racconta lo stesso Carboni –. L’ultima canzone dell’album "Invincibili", rimasta semplice così come è nata, senza arrangiamenti, in fondo nel testo riassume l’intero album. L’amore che ci dà forza, coraggio, il potere di produrre cambiamento, di difenderci dall’odio e combatterlo». L’odio che può nascere ad esempio dal razzismo, che fa da sfondo al brano "Luca lo stesso", il primo in rotazione radiofonica e video, dove (rendendo omaggio visivamente ai video anni 80 di Robert Palmer) Carboni cita «i ragazzi che si amano» di Jacques Prévert e canta «C’è chi ama la sua terra i suoi confini/ed è così patriottico/che sogna una patria senza vicini». Con penna raffinata, Carboni si ispira ancora alla poesia, questa volta della polacca Wislawa Szymborska (Premio Nobel nel 1996) in "Chiedo scusa", un dialogo con la propria coscienza. C’è pure spazio per uno sguardo verso l’Alto, quando Carboni domandandosi "Dio in cosa crede", si chiede «chissà se si meraviglia per noi/e se sente il nostro rumore/chissà se si meraviglia per noi/ e se crede al nostro amore».
Undici brani in tutto, con un omaggio poi a due città, Milano, in un brano dedicato a una persona che ora non c’è più, e alla sua Bologna e, spiega l’artista, «all’inquietudine e l’energia di tante giovani vite che in queste strade si perdono o si salvano». Un bel disco, profondo nei testi ma anche cantabile. A chi li dava per spacciati, Carboni dimostra che i cantautori italiani esistono ancora.