Un appoggio alla fede, una «maniglia», così definisce Messori le apparizioni di Lourdes nel suo intenso e meditato libro
Bernadette non ci ha ingannati. Un’indagine storica sulla verità di Lourdes, in uscita oggi per Mondadori (pp. 340, euro 18,50); un concentrato di approfondimenti e una lettura che cattura subito per quel suo tipico, efficace intrecciare ricordi personali, storia, cronaca e teologia. Quanto accadde nel 1858 in uno sperduto villaggio pirenaico, dove sarebbe stato costruito un santuario mariano fra i più visitati al mondo fu propriamente una «rivelazione privata», che nulla aggiunge alla Rivelazione pubblica chiusasi con l’ultimo apostolo e tuttavia riconosciuta come soprannaturale e dono di grazia per via delle guarigioni miracolose. Come tutte le rivelazioni private riconosciute, anche le apparizioni di Lourdes non entrano a far parte del
depositum fidei, perché il fedele è libero di non credervi. Private ma anche pubbliche, osserva Messori, se è vero che lì «ogni anno passa come pellegrino, guidando folle di altri pellegrini, il 20% dell’episcopato mondiale». Qui all’umile, illetterata, Bernadette furono affidati alcuni messaggi: la chiamata al pentimento, l’invito alla conversione e poi, in modo più specifico, il «dire ai preti che si costruisca qui una cappella e si venga in processione«. Infine, la Vergine si qualificò come «Immacolata Concezione», dogma proclamato nel 1854. La fanciulla sopportò la sofferenza d’essere considerata pazza, mentitrice, manipolata, maligna. Fu visitata come un’alienata, guardata a vista, messa alla gogna da intellettuali allora famosi come quello Zola che promise la rivelazione di documenti segreti che in realtà non esistevano. Entrò in convento non per fuggire, ma per abbracciare il Mistero che aveva visto e con cui aveva persino parlato. Intanto, nonostante il clima ostile della Francia anticlericale, si costruiva un grande santuario, dove oggi si celebrano messe e s’allungano processioni quotidiane. E poi iniziarono le guarigioni. Perché il mistero di Lourdes
in primis incoraggia i malati dell’anima e del corpo, a ricalco della guarigione del paralitico al quale Gesù – equiparando il peccato alla malattia – disse: «Coraggio, figlio, i tuoi peccati ti sono perdonati!». Allo stesso modo la Vergine di Lourdes, in uno dei suoi messaggi, esortò: «Andate a bere alla fontana e a lavarvi», riferendosi alla guarigione degli infermi e della fede. Se confrontate all’enorme numero di pellegrini, le 67 guarigioni inspiegabili sono rare ed è inesplicabile, alla ragione umana, il criterio d’elezione dei miracolati: furono guariti dei ricchi invece che dei poveri; vi fu chi guarì prodigiosamente per poi morire dopo in un banale incidente. Ciò sta a significare che quei prodigi sono un mero segno che rimanda alla vera guarigione «offerta qui non a pochi ma a tutti». Del resto, si legge nel Vangelo: «Se non vedete segni e prodigi voi non credete» (Gv, 4,48). La sorgente che scaturì da quella grotta usata dai contadini è, come in una delle più belle poesie di san Giovanni della Croce, un segno dell’abbondanza eucaristica. Attorno a questi fatti, piccoli e grandi, che ruotano attorno alla vita di santa Bernadette, sofferente e perseguitata, Messori rievoca i tanti attori del dramma: i contrari per puntiglio, gli increduli, gli arrabbiati, coloro che si convertirono. La ragazzina non cedette mai giurando, serena, d’aver detto la verità, soltanto la verità. Così si snoda, capitolo per capitolo, pacato e rigoroso, il libro di Messori, che ricostruisce per esteso la vicenda. Come altri testi di questo autore, esso trasmette una forte tensione: si sente, si avverte che c’è molto di più. Altro potrebbe essere scritto, molto altro preme sotto gli eventi più noti. Nella sua ricerca, svolta a contatto con i maggiori studiosi di Lourdes come René Laurentin, Messori registra coincidenze significative, casi che sfidano la probabilità, simmetrie misteriose, difficili da inserire in un solo libro. In parte, questo materiale confluirà in un secondo volume annunciato dallo scrittore il quale, infine, giunge alla ferma convinzione che Bernadette non ci ha ingannati, che ha detto il vero. Ciò che ha visto, ciò che ha fatto e ci ha lasciato, porta il segno del dono divino.