L'INTERVISTA. «Lourdes da kolossal»
Negli anni ’60 Robert Hossein saliva alla ribalta internazionale per la sua partecipazione a una serie di film che ebbero un forte impatto popolare: le avventure di Angelica, personaggio nato dalla fantasia dei coniugi Golon di cui il cinema s’impossessò con smaccata malizia. Oltre cinquant’anni dopo e una felicissima carriera alle spalle, anche come regista teatrale – indimenticabile il suo kolossal al Palazzo dello Sport di Parigi, Jésus était son nom – l’attore francese è salito su un palcoscenico assai diverso, appositamente creato dinanzi all’architettura neoromanica della Basilica di Nostra Signora del Rosario a Lourdes: il 13 agosto 2011, all’imbrunire, oltre ottanta fra attori e comparse hanno partecipato a un’impresa epica recitando Una donna di nome Maria per trentamila spettatori – molti dei quali pellegrini ammalati – e un pubblico televisivo di due milioni, affascinato dalla recita trasmessa in diretta. Un canovaccio semplice: Bernadette chiede alla Signora di raccontarle la storia del Figlio. I personaggi, evocati dalle parole di Maria, danno vita agli episodi più noti dei Vangeli. Non recitano direttamente, ma usano voci registrate, per rendere ancora più solenne e misteriosa la presenza e la predicazione di Gesù. Movimenti calibrati con estrema cura, dal Battesimo nel Giordano alla Risurrezione e oltre, con la contemporaneità della speranza racchiusa nell’acqua della Grotta, distribuita alla fine a tutti i malati, come prima il pane del famoso miracolo della moltiplicazione. Lo spettacolo è stato filmato e offerto ieri sera al pubblico in occasione della serata inaugurale della terza edizione di Mirabile Dictu - International Catholic Film Festival (che ha tra l’altro conferito a Hossein il premio alla carriera), in programma all’Auditorium Conciliazione di Roma fino a giovedì. Ed è nato da un vero e proprio shock inspiegabile: «Ero al Festival di Teatro di Gavarnie e scendendo dai Pirenei mi sono fermato a Lourdes, volevo vederla coi miei occhi, per la prima volta. Mi sono fermato davanti alla Basilica, mi sono sentito male, sono crollato a terra, mia moglie credeva avessi avuto un infarto. Mi sono rialzato e piangevo. Non so perché e ancora oggi rimane un mistero. Ma la cosa chiarissima in me è che lì dovevo fare qualche cosa, uno spettacolo davanti alla Basilica». Non deve essere stato facile organizzarlo. Mi è stato detto chiaro e tondo che nessuno lo aveva mai fatto prima, tutti erano perentori: no, Hossein, niente teatro. Ma io sono testardo, ci ho messo un anno per avere l’autorizzazione. E il Vescovo è stato chiarissimo: solo una volta, solo una sera, non una di più. Abbiamo provato per due mesi, di notte, per lasciare libero accesso durante il giorno ai malati. Lo spettacolo l’ho fatto prima di tutto per loro. Non racconto nemmeno le vicissitudini finanziarie: tutte le banche e i produttori mi hanno chiuso la porta in faccia, ho chiesto proprio la carità per ottenere i finanziamenti, alcuni amici mi hanno aiutato con generosità, mentre io ho lavorato gratuitamente. Poi ho deciso di fare un film della rappresentazione, che non ha ancora distribuzione. Ma a Lourdes c’è una sala di cinema, l’hanno chiamata col mio nome, proiettano lì il film tutti i giorni. Come ha scelto i suoi attori? Tutto il casting è stato straordinario. Ho conosciuto una ragazza di Lourdes, aveva un tumore al cervello, è guarita, mi ha detto: posso fare Bernadette. Poi la Vergine: splendida, la mamma malata di cancro, guarita anche lei. Infine, ero in ascensore a Parigi, vedo il volto di questo ragazzo, Pierre-Laurent Barneron, gli chiedo se stava cercando lavoro, mi risponde di sì e che era un attore. Vai a Lourdes, gli ho detto, sarai il mio Gesù.Lo spettacolo termina con una sua frase che suona anche come un avvertimento: «Se non abbiamo il potere di guarire, abbiamo quello di amare, aiutare e condividere, prima che sia troppo tardi». Tutti mi hanno dato del matto, prima e dopo questa fatica. Mi sono sentito come spinto a scriverle, quelle parole. Sono vecchio, so di aver fatto la cosa giusta in questo tempo della mia vita. Ora penso a un nuovo lavoro teatrale, un omaggio a Charles de Gaulle.