Ricerca. Più giovani uccidendo le cellule invecchiate. È l'elisir di lunga vita?
Due pillole e "si ringiovanisce"
Un trattamento anti-vecchiaia ha superato il primo test all'inizio di quest'anno, con 14 volontari che hanno assunto un mix di sostanze mirato a "uccidere" le cellule ormai tossiche, come riferisce la "Mit Technological Review". I pazienti hanno ricevuto due pillole che James Kirkland e i suoi colleghi della Mayo Clinic ritengono possano eliminare selettivamente le cellule invecchiate: il farmaco per la leucemia Dasatinib e un integratore chiamato quercetina.Si tratta di uno studio preliminare su persone affette da una malattia grave, la fibrosi polmonare idiopatica, che ha una diagnosi infausta e per le quale non c'è una cura davvero efficace. Ciò ha convinto i 14 malati a partecipare all'esperimento. I ricercatori hanno rilevato che nove dosi delle due sostanze nell'arco di tre settimane sembrano ai pazienti la capacità di camminare per una distanza maggiore in un tempo fisso e di avere risultati migliori in altri parametri legati all'età.La memoria può tornare efficiente?
Dal convegno 2019 dell'American Association for the Advancement of Science sono invece arrivati altri due annunci che hanno destato curiosità e speranze. Ricercatori statunitensi e canadesi hanno adottato nuovi approcci per cercare di prevenire la diminuzione di memoria e il declino cognitivo che può arrivare con la vecchiaia. Nello specifico, un team dell'Università della California-Berkeley ha mostrato che il declino mentale potrebbe essere causato dalla perdita di elasticità dei vasi sanguigni nel cervello. Questi ultimi infatti consentono solo il flusso di sostanze nutritive e ossigeno, bloccando le molecole più grandi e potenzialmente dannose. Ma la tenuta della cosiddetta barriera emato-encefalica declina con l'età. E in parallelo pare che crescano i fenomeni infiammatori delle aree cerebrali in cui la barriera diventa meno robusta.Daniela Kaufer, che guida il gruppo di Berkeley, ha scoperto una sostanza capace di arrestare il danno alla barriera emato-encefalica. Nei topi geneticamente modificati rispetto ai vasi sanguigni vi sono minori segni di invecchiamento, mentre la sostanza ha invertito i segni dell'invecchiamento nei topi più anziani. L'ipotesi è che con l'età non si perda qualcosa, ma si sia vittime dell'infiammazione, uno dei principali nemici del nostro organismo.In un altro studio, che ha ricevuto ancora maggiore enfasi sui media, a partire dal "Guardian", ricercatori canadesi hanno invertito il declino cognitivo nei topi utilizzando un approccio alternativo. Hanno preso di mira un tipo di cellule cerebrali note per essere un "anello debole" in molti disturbi. Si tratta dei cosiddetti neuroni positivi alla somatostatina (detto l'ormone della vecchiaia perché i suoi livelli crescono con l'età). I segnali emessi da queste cellule sono troppo deboli per essere ricevuti dai neuroni circostanti e, quindi, si ha una perdita di informazione per altre parti del cervello.Etienne Sibille, dell'Università di Toronto, ha identificato una sostanza chimica che essenzialmente amplifica il segnale. Il nuovo farmaco è un derivato della benzodiazepina, una famiglia di farmaci che include gli ansiolitici Valium e Xanax. Mentre questi ultimi hanno effetti ad ampio spettro nel cervello, il nuovo farmaco è progettato per colpire specifici recettori del GABA presenti sui neuroni in aree chiave del cervello, come l'ippocampo, che sono fortemente coinvolti nella cognizione e nella memoria in particolare. Le ricerche sui deficit di memoria ha mostrato che esso è in parte collegato proprio ai livelli del neurotrasmettitore Gaba. Il suo normale compito è di rallentare la velocità con cui i neuroni si attivano, attenuando il "rumore" elettrico nel cervello. Se si riduce questo rumore di fondo, è più facile per il cervello elaborare importanti segnali legati, per esempio, ai processi cognitivi.Gli scienziati hanno testato il farmaco su topi posti in un labirinto e hanno visto che mezz'ora dopo aver ricevuto una singola dose gli animali più vecchi avevano prestazioni buone quasi quanto quelle dei topi più giovani. E il farmaco ha ripristinato anche le prestazioni di topi giovani i cui ricordi erano stati temporaneamente compromessi dallo stress derivante dall'essere tenuti confinati in uno spazio ristretto.Public Domain