Agorà

Pallavolo. Lorenzetti e il volley, l'arte di vincere

Mario Nicoliello domenica 11 giugno 2023

Angelo Lorenzetti, coach di Trento campione d'Italia, prossimo allenatore di Perugia

Il coach marchigiano che a Trento ha vinto il suo quarto scudetto ripartirà da Perugia: «Bisogna studiare sempre Ma la ricerca dei talenti non può essere delegata a un software» «Non smettere di imparare, perché il gioco mai smette di insegnare». È questo il mantra di Angelo Lorenzetti, il tecnico che appena condotto Trento alla vittoria dello scudetto maschile del volley, ha lasciato dopo sette stagioni il Trentino Volley per iniziare una nuova sfida professionale a Perugia. « È stata una scelta ponderata, dopo che la dirigenza trentina ha deciso di non rinnovarmi il contratto. Appena ricevuta la proposta dagli umbri ho accettato il biennale, perché ritengo la nuova avventura una grande opportunità di crescita». Per far ciò Lorenzetti si è rimesso a studiare. «Passerò l’estate a Fano, dove vivono ancora mio papà e mia mamma, rispettivamente di 94 e 92 anni, con l’obiettivo di aggiornarmi. Guarderò i video dei nuovi giocatori, leggerò statistiche e studierò schemi. Il tutto con l’obiettivo di pormi nuove domande. La ricerca delle risposte a questi quesiti è il primo passo per maturare». Un apprendimento continuo quello del 59enne tecnico marchigiano, capace di vincere il tricolore per quattro volte in tre piazze diverse. « Il primo trionfo a Modena è stato quello dell’inconsapevo-lezza, perché allenavo giocatori che avevano quasi la mia età. A Piacenza ho raccolto lo scudetto della semplicità, perché la squadra riflette l’anima laboriosa di una città, popolata da gente che esce di casa all’alba e torna al tramonto. Il bis con Modena è stata un’esperienza che mi ha resettato, perché per vincere ho dovuto adattare il gioco alle nuove generazioni. Il recente trionfo a Trento è stata l’affermazione del muratore, perché abbiamo costruito il trionfo mattone dopo mattone e siamo riusciti a completare l’opera in anticipo rispetto al tempo di consegna pattuito». Un capolavoro firmato da un uomo semplice, dedito al lavoro e al sacrificio, approdato nel mondo della pallavolo quasi per caso. Dopo il diploma da ragioniere, Lorenzetti lavorava infatti in banca a Fano e nello stesso tempo allenava i giovani, seguendo la passione trasmessagli dal padre. Galeotta per fargli cambiare professione fu una telefonata ricevuta da Julio Velasco. Da allora sono cominciati decenni di ammaestramenti sotto rete, perché Lorenzetti ha consentito ai suoi pupilli di essere al passo con l’evoluzione del volley. « La pallavolo è completamente diversa rispetto al passato. Basta confrontare una partita di oggi e una di ieri per rendersi conto di come il gioco sia diventato veloce. Nella stessa frazione di tempo si compiono molte più cose e ai giocatori sono richieste abilità tecniche maggiori. La fase di attacco e quella di difesa si intrecciano di continuo, l’azione dura di più e occorre essere preparati sul piano fisico». La Nazionale azzurra è campione del mondo, i tecnici nostrani allenano dappertutto all’estero, pertanto la scuola italiana è diventata un esempio da copiare. «Siamo un punto di riferimento, ma non siamo l’unico pensatoio, perciò non bisogna smettere di studiare cosa fanno gli altri, sudamericani su tutti. Di certo i nostri successi si spiegano con la capillarità del sistema che si è creato lungo lo stivale. Non mi riferisco solo alla Superlega, ma anche alla A2 o alla A3». Il paradosso di questo mondo è che pur essendo praticato a tempo pieno, non viene considerato professionistico: «Questo non riguarda solo la pallavolo, ma tutti gli sport dilettantistici, magari con la riforma del settore qualcosa cambierà. Da noi nell’alto livello tutti lavorano full time, perché diversamente non puoi pensare di eccellere». Se gli si chiede chi sia il più forte giocatore che abbia allenato, Lorenzetti non ha dubbi nell’indicare il nome di Roberto Pietrelli (»È l’unico che ha vinto tutti i campionati possibili, dal minivolley fino allo scudetto, per poi conquistare anche una coppa europea»), mentre alla domanda sul più forte pallavolista in circolazione preferisce glissare: « Non si può affermare chi sia il più bravo del mondo, perché le gerarchie variano troppo velocemente». Meglio quindi tornare allo studio, in uno sport dove le statistiche sono arrivate ben prima rispetto al calcio. « Penso che le cifre facciano vedere tanto, ma nascondano l’essenziale. Sono un supporto importante, ma non possono sostituire le persone. L’uomo è più importante del numero, perciò non si può affidare lo scouting a un software. Partendo dai dati, occorre poi fare valutazioni umane». L’estate nel volley è il periodo delle Nazionali. Nel 2023 prima la Nations League, poi gli Europei, infine le qualificazioni olimpiche. Il nuovo campionato scatterà solo a ottobre. Naturale allora chiedere a Lorenzetti se sia mai stato tentato di lasciare il club per allenare una Nazionale: « Ho ricevuto offerte dall’estero, ma le ho rifiutate perché ero legato da accordi pluriennali. Mi piacerebbe partecipare a un’Olimpiade, ma questo sogno non è destinato a esaudirsi a breve».