Ottavio Cinquanta, 72 anni, è uno dei quattro membri italiani nel Comitato Olimpico Internazionale. Assieme a Franco Carraro, ex presidente della Figc, Mario Pescante, già segretario del Coni, e a Francesco Ricci Bitti, una vita nel tennis, è tra i 120 dirigenti del Cio: dal ’94 è presidente della federazione mondiale di skating, ovvero delle discipline sui pattini.
Cinquanta, che momento sta vivendo lo sport?«Non positivo. Vedo quattro emergenze. C’è rarefazione di volontari competenti, in qualsiasi manifestazione sono fondamentali, sono impreparati o insufficienti. È troppo caro organizzare una competizione giovanile, anche solo una corsa campestre o una gara di nuoto. E poi le frodi».
Ovvero?«Il doping è frode individuale, le scommesse clandestine sono supportate da una organizzazione ampia. Facciamo qualcosa, perchè altrimenti gli orizzonti si scuriscono».
Quale ricetta propone?«Serve una sensibilizzazione nazionale e oltre, diversamente è una lotta senza speranza, come se io volessi sfidare Livio Berruti sulla velocità. Qui non c’è in ballo unicamente la salute del soggetto che assume sostanze proibite e imbroglia individualmente, ne va della credibilità di tutto lo sport».
Ha dati precisi?«Il fenomeno è esploso di recente e influenza il risultato, il dovere del dirigente e di chi ruota attorno allo sport è di limitarlo».
Allude al calcio, in particolare?«Una società può anche essere libera di mettere in palio un premio per chi vince o perde una partita, dipende dalle potenzialità economiche dell’imprenditore che la presiede. È però indispensabile controllare che questa azione non vada a influenzare i risultati, muovendosi nell’illecito».
In Spagna sono legali i premi a vincere riconosciuti ad altri club. È una soluzione?«Credo di sì. Non trovo sia pericolosa l’offerta in sè, diventa inaccettabile se va a introdursi nel sistema e a condizionare gli esiti degli incontri».
Il presidente della Sampdoria, Riccardo Garrone le dà ragione: «C’è collusione fra l’organizzatore delle scommesse illecite e chi contribuisce a un risultato diverso dal previsto, ovvero giocatori dagli ingaggi straordinari. Qui si vedono ignoranza e avidità umane: non c’è alcun limite ad arricchimento e potere, alcuni arroganti in spogliatoio prendono il sopravvento».«È la conferma che il problema esiste e negli ultimi anni è aumentato, considerati i tanti allibratori e la possibilità di puntare su qualsiasi evento sportivo».
Nel luglio 2011 il Cio attribuirà le Olimpiadi invernali del 2018.«Ci sono tre concorrenti: la francese Annecy, la tedesca Monaco di Baviera e la coreana Pyeongchang».
Qual è la sua favorita, in base ai dossier?«Ancora è presto, inoltre non posso tradire il mandato sbilanciandomi. La Corea del Sud si è presentata nelle ultime due edizioni, è stata sconfitta da Vancouver (Canada) per il 2010 e da Sochi (Russia) per il 2014».
In Asia c’è stata solo un’Olimpiade invernale: a Nagano, in Giappone, nel ’98. «A Seul, capitale coreana, ci fu l’edizione estiva dieci anni prima. C’è attesa in quel continente, incrementerebbe gli sport invernali, facendoci andare oltre l’Europa, depositaria delle discipline sulla neve. Peraltro Francia e Germania rappresentano due paesi molto importanti».
Nel 2012 a Londra debutterà la boxe femminile.«Escono baseball e softball, la sua versione femminile. Le federazioni presenti ai Giochi scenderanno a 26, però appunto viene data la possibilità anche alle donne di fare pugilato».
Con rischi per la loro incolumità, la storia del ring è punteggiata di vittime.«Le regole sono ora più protettive. Valgono solo i pugni diretti, non “a sventola”. E la testa è protetta da un elmetto. Si tende a rendere il combattimento più tecnico, evitando la rissa, certo non sarà mai per benpensanti o educande».
Nel 2016 a Rio de Janeiro poi, altri due innesti: il rugby a 7 e il golf...«Novità assolute. Il rugby si è sempre giocato a quindici, alle Olimpiadi fu presente solo in quattro edizioni, sino al 1924. Il Brasile verrà dal Mondiale di calcio del 2014, già è al lavoro su entrambi i fronti».