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Spazio. La prossima guerra mondiale scoppierà per conquistare la Luna?

Davide Re martedì 19 marzo 2024

La Luna

Una notizia diciamo "accessoria" riguardante il programma spaziale Artemis - ovvero il ritorno dell'uomo sulla Luna - offre lo spunto per una riflessione sul possibile rischio bellico che la colonizzazione del nostro satellite e di Marte potrebbe causare sulla Terra ma anche nello spazio, sopra alle teste di tutti. A febbraio infatti, per 30 minuti, la Nasa ha acceso un radiofaro sulla Luna, testando con successo un sofisticato sistema di posizionamento che renderà più sicuro per i futuri esploratori la visita della superficie lunare. Per la Nasa sarà possibile capire gli spostamenti e le mosse che le altre agenzie spaziali mondiali faranno sul nostro satellite in futuro.

Sono passati cinquantasette anni dalla firma dell'Outer Space Treaty, che nel 1967 ebbe l'ambizione di scongiurare che la corsa al cosmo, allora agli albori, esacerbasse la competizione strategica tra Usa e Urss, che a suo tempo la facevano da padrone nell'esplorazione spaziale. Il presupposto del trattato era il riconoscimento dell'interesse comune dell'umanità nella scoperta del cosmo e un utilizzo pacifico dello spazio extra-atmosferico. L'obiettivo era evitare che la concorrenza tecnologica conducesse la concorrenza militare tra i due blocchi a un nuovo livello. Nessuno avrebbe mandato armi nucleari in orbita o le avrebbe poste su corpi celesti. Ora non sembra essere più così. Le tensioni tra Usa e Russia è alle stelle e anche le altre agenzie spaziali nazionali - Cina, Giappone, Unione Europea, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, India solo per fare qualche nome - non intendono cedere "centimetri di spazio" o "terreni su altri pianeti e satelliti", anzi sono a caccia di un nuovo orizzonte strategico. E ci sono anche le agenzie private a complicare la questione. Le tensioni future nel cosmo sono anticipate da quelle attuali che si stanno registrando in terre - per certi aspetti protette ma molto ambite per le risorse naturali presenti - come quelle artiche e quelle antartiche. La rivendicazioni - tra il serio e il faceto - dell'ex presidente degli Usa sulla Groenlandia di alcuni anni fa o le allusioni di alcuni gruppi russi che rivorrebbero indietro dagli Usa l'Alaska, comprata dagli Zar di Mosca nel 1867.

Coloni su Marte - Photobank Kiev/Unsplash

E così quel testo siglato nel 1967 non ha retto alla fine della Guerra Fredda. Il tema dello sfruttamento delle risorse minerarie lunari non è più remoto ed è urgente trovare una base normativa condivisa per estrarle e commerciarle, anche se c'è pessimismo a riguardo, visti precedenti per esempio sulla tutela dell'ambiente e del clima. La sovranità nazionale si estende ormai ai crescenti sciami di satelliti. E i detriti spaziali pongono problematiche che investono una molteplicità di settori, da quello assicurativo a quello della sicurezza. La necessità di un aggiornamento del corpus giuridico che regola le attività umane nello spazio è stata per esempio la principale questione affrontata dal convegno "Comparative Visions in Space Law", organizzato da Sirio Zolea all'Università Roma Tre lo scorso febbraio.

Il diritto comparativo è sicuramente l'ambito accademico più adatto ad affrontare una giurisprudenza che continua a crescere in modo rapido. Ma è il diritto internazionale che dovrebbe fornire i principi base per renderlo meno frammentario. Dietro però ci sono i più complessi quesiti dottrinali, che generano interrogativi concreti e brutali, anche di natura militare, visto il rapporto indissolubile nato nella notte dei tempi tecnologia e scienza bellica. La tecnologia alla base dei moderni propulsori, in fondo, nasce con i razzi V2 di Wernher von Braun, con cui che il Terzo Reich devastò l'Inghilterra e Londra durante la Seconda Guerra Mondiale. Cosa potrebbe accadere se tra alcuni anni due superpotenze si scontrassero per il controllo di un giacimento lunare?

Lo scenario geopolitico attuale sempre più conflittuale sembra rendere al momento, inattuabile un percorso giuridico condiviso. Naturale quindi che gli Stati Uniti abbiano deciso di muoversi prima di tutti con il Commercial Space Launch Competitiveness Act del 2015, che consente alle industrie americane di "impegnarsi nell'esplorazione e nello sfruttamento commerciale delle risorse spaziali" benché Washington afferma di intendere "rivendicare sovranità o diritti sovrani esclusivi o giurisdizione o proprietà su un qualsiasi corpo celeste". Un precedente che si è guadagnato l'adesione di alcuni Paesi e il rigetto, prevedibile e inevitabile, di altri. Una parziale risposta agli Stati Uniti negli anni scorsi è arrivata all Lussemburgo, cruciale centro finanziario europeo, sull'esplorazione e l'utilizzo delle risorse spaziali. Nel 2019 e nel 2021 si sarebbero mossi sulla stessa linea Emirati Arabi Uniti e Giappone. La Cina è indietro sulla tabella di marcia, ma ha una forza tecnologica e militare da non sottovalutare. Così come l'India. In questi giorni arriverà in Consiglio dei Ministri la legge sullo spazio italiana, che ambisce a fornire precedenti per l'imminente Space Act dell'Unione Europea. C'e' chi invece, come la Russia, il Brasile e il Belgio, teme un monopolio a stelle e strisce e sostiene che leggi nazionali che regolino lo sfruttamento e la vendita delle risorse spaziali violino i trattati.

Un satellite in orbita attorno alla Terra - Nasa/Unsplash

L'auspicio di molti che prevalga il modello dell'Antartico, privo di installazioni belliche ma la sola idea sembra già disattesa visto che si prevede che le missioni future avranno sempre un profilo sia scientifico che militare. Un accordo oggi sembra impossibile, potrebbe prevalere così l'accettazione di legittimità di licenze unilaterali che rispettino il diritto internazionale, come avviene già per la legge dei mari aperti, che non appartengono a nessuno e dove chiunque può andare a pescare. A rendere la faccenda ancora più complicata è l'arrivo delle compagnie private come appunto SpaceX di Elon Musk, con i rischio che siano gli imprenditori a scrivere le leggi. Insomma, i vuoti normativi sono parecchi, come l'assenza di una legge comune sulle assicurazioni per le attività spaziali (se una navicella di uno stato o privata cade su un centro abitato a chi spetta pagare i danni?), c'è poi il tema della difesa (per esempio i satelliti Starlink forniti da Musk all'Ucraina potrebbero essere considerati dalle forze russe bersagli legittimi nella guerra in corso tra Mosca e Kiev), la protezione della proprietà intellettuale e i diritti sui bene immobili, dato che si parlerebbe di appezzamenti di suolo lunare o marziano. Tutte questioni che potrebbero aprire nuovi conflitti armati, ma non sulla Luna o Marte ma sulla Terra.