Paralimpici. Lo sci nell’ombra di Martina Vozza
Martina Vozza in gara a Sapporo
Il Natale in famiglia consente di rimettersi in sesto, per smaltire le fatiche di inizio stagione e proiettarsi sull’anno che verrà, scandito da impegni in rapida successione appena dopo la Befana, perché anche il circo bianco paralimpico scorre continuamente lungo l’inverno da una località all’altra. Con un’aggiunta non di poco conto rispetto allo sci dei normodotati: la presenza massiccia di atleti polivalenti, impegnati quindi in tutte le specialità, dalla discesa allo slalom, passando per il superG e il gigante, fino alle combinate, qui ancora vive e vegete abbinando superG e speciale. «A seconda delle stagioni c’è una specialità in cui vado meglio. Mi piacciono tutte, lo slalom è la più tecnica, la discesa ti fa vivere fino in fondo la velocità», racconta Martina Vozza, che ai Giochi di Pechino 2022, ottava in gigante, era stata l’atleta più giovane dell’intera spedizione azzurra, con 18 anni ancora da compiere e che in questo scorcio di inverno è stata due volte terza in superG a Steinach am Brenner, seconda a Tignes in slalom e terza a Courchevel in gigante.
Una ventenne, classe 2004, con le idee chiare, già capace di mettersi al collo un bronzo iridato in slalom a Lillehammer 2022, due argenti mondiali in discesa e superG a Espot 2023 e podi in Coppa del Mondo con anche una vittoria nel carniere, acciuffata in superG nel 2023 a Saalbach: «In questo inizio di stagione ho avuto degli alti e dei bassi, non sono ancora costante come vorrei essere. Per farmi trovare pronta ho iniziato a lavorare anche sulla parte psicologica con un mental coach, perché nel nostro sport la testa conta quanto il fisico».
Albina e ipovedente, quando scia Martina vede solo delle ombre: «Ho iniziato da bambina facendo la settimana bianca con la famiglia. Poi a otto anni sono entrata nello sci club, ma non mi piaceva per niente, anzi, piangevo ogni domenica prima di scendere in pista. Meno male che i miei allenatori hanno insistito dicendomi che potevo arrivare in alto e puntare anche a intraprendere un percorso a livello agonistico». Così l’amore è incrementato di stagione in stagione, tanto che Martina si è appassionata alla materia, ha conosciuto sempre meglio il mondo dello sport paralimpico e ha deciso di farne parte a tutto tondo. «A quindici anni ho capito che potevo fare questo nella vita e mi sono data un obiettivo, riuscire a essere alle Paralimpiadi». Detto, fatto, perché la trasferta in Cina si è materializzata nonostante fosse ancora minorenne: «È stata un’emozione indescrivibile nonostante la pandemia. Entrare dentro il villaggio è stato emozionante e il ricordo è positivo anche se non sono riuscita a girare per la città a causa del lockdown. Le gare invece non sono andate come avrei voluto, uscendo di pista quattro volte su cinque. Ho sofferto molto, ma nello stesso tempo quelle delusioni mi hanno fatto crescere tantissimo, aiutandomi negli anni successivi». Adesso i riflettori sono puntati su Milano-Cortina 2026 che rappresenterà una grande opportunità: «La mente è già focalizzata su quel traguardo. È bello sapere che la mia famiglia e i miei amici potranno venire a vedermi a Cortina e tifare per noi. Nel 2025 non staccheremo dopo la fine della Coppa del mondo, ma continueremo ad allenarci fino a maggio». Dal singolare si passa al plurale, perché nella scena compare anche la compagna di discesa di Martina, la sua guida, la ventinovenne Ylenia Sabidussi. «Sciamo insieme da quattro anni, dopo che all’inizio della carriera ho cambiato tante compagne, ma in realtà la conosco da quando ero piccola. Ai tempi lei guidava un’altra, poi nel periodo in cui entrambe eravamo libere ci siamo reincontrate decidendo di gareggiare insieme, considerando anche che abitiamo nella stessa regione». Il segreto è essere nello stesso tempo colleghe e amiche: «Per noi atlete ipovedenti è fondamentale fidarsi al cento per cento della guida, pertanto la coppia deve capirsi perfettamente per poter performare al meglio». Insomma uno sport di coppia, scandito da un linguaggio particolare: «Ogni duo ha le sue parole magiche. Ylenia mi segnala l’inizio della curva dicendomi “Hop”, poi mi avvisa quando c’è il cambio di pendenza oppure se di fronte a me c’è una porta singola, doppia o tripla. Ovvio in discesa e in superG parliamo di più perché c’è un lungo tempo tra una curva e l’altra, mentre in gigante e slalom siamo più silenziose, limitandoci a poche parole relative al tipo di tracciato». Studentessa di scienze motorie in una università on line («Lo sport è anche il mio hobby preferito, mi piace tantissimo fare palestra e come professione futura mi piacerebbe diventare una personal trainer e specializzarmi nella nutrizione»), Martina non è ancora entrata in un corpo militare, è supportata dal Gruppo Nhoa, con il coordinamento di Fisip e SportXAll Hans Erlacher Team, ed è allenata da Alessandro Serra.
Nata a Monfalcone, residente a San Canzian d’Isonzo, Vozza si prepara principalmente a Tarvisio («Ci tornerò anche dal 27 al 30 dicembre, per fare quattro giorni di allenamento, poi sarò a casa per i giorni di San Silvestro e Capodanno, quindi di nuovo sulla neve»), ma non disdegna le trasferte sulla vetta del Tonale a Pontedilegno: «Lì preparerò le tappe di coppa del mondo di gennaio. Ricominceremo a Santa Caterina Valfurva con la velocità, poi a St. Moritz per un gigante e a Feldberg in slalom». Il clou del 2025 saranno i campionati mondiali in calendario a Maribor in Slovenia dal 4 all’11 febbraio, in perfetta contemporaneità con il Mondiale dei normodotati a Saalbach-Hinterglemm in Austria. «Anche se gareggiamo nell’ombra il nostro ambiente è pieno di grandi valori. Il messaggio natalizio che vorrei lanciare è che lo sport può essere uno strumento di aiuto, quindi inviterei tante persone con disabilità che adesso sono semplicemente sedute in divano a mettersi in gioco, a provare una disciplina sportiva, innanzitutto per divertirsi e per passare il tempo e poi, perché no, magari a sperimentare anche l’agonismo». Un proposito nuovo per l’anno che verrà.